L’affresco di “Simonino in gloria” rinasce grazie alla pulitura laser

L’affresco di “Simonino in gloria” rinasce grazie alla pulitura laser

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L’affresco di “Simonino in gloria” rinasce grazie alla pulitura laser
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22 ottobre 2022

Grazie a una tecnica sofisticata di restauro – la pulitura laser – è stato possibile rimuovere la patina scura che copriva l’affresco di Simonino sulla facciata di Palazzo Bortolazzi Larcher Fogazzaro a Trento e ridare leggibilità a tutta la raffigurazione.

Alla fine del 2018 il FAI ha ricevuto in eredità da Marina Larcher Fogazzaro la Cappella del Simonino che si trova all’interno di Palazzo Bortolazzi Larcher Fogazzaro, nel centro storico di Trento.

Il culto del “beato Simonino”

La cappella è una piccola aula di preghiera, in origine consacrata al culto del Simonino, molto diffuso in Trentino ma non solo. Simone Unverdorben fu ucciso a Trento, all’età di tre anni, alla vigilia della Pasqua del 1475: dell’omicidio fu ingiustamente accusata la comunità ebraica locale. Proprio in virtù del supposto martirio, il fanciullo divenne presto oggetto di un intenso culto in città e per fu venerato come “beato”. Anche a fronte di un rinnovato e attento studio dei verbali del processo, dopo il Concilio Vaticano II, nel 1965, il culto del Simonino venne rimosso e la comunità ebraica finalmente del tutto riabilitata.

La cappella è stata fatta costruire dalla famiglia Bortolazzi e sorge nel luogo che nel Quattrocento fu la casa natale del bambino: conserva al suo interno un altare realizzato in marmi policromi e affreschi di metà Settecento.

Il prospetto su strada del Palazzo in corrispondenza della cappella è composto da un portale lapideo, al di sopra del quale sono poste una statua del fanciullo, iscrizioni laterali e una più tarda nicchia con una campana. Più in alto vi è un affresco, preesistente agli interventi settecenteschi, raffigurante il Simonino “in gloria”.

Ridare leggibilità all’affresco del Simonino grazie alla pulitura laser

L’intervento di conservazione degli apparati decorativi della facciata ha l’obiettivo di consolidare la superficie affrescata, sollevata in molte sue parti, e di ridare leggibilità alla raffigurazione, favorita anche dalla pulizia delle superfici lapidee.

Le prime fasi di studio e diagnostica, necessarie a individuare il metodo di pulitura più adeguato, sono state effettuate già nel 2019 e lo scorso 10 maggio sono iniziati i lavori di restauro, a lungo sospesi a causa della pandemia.

Le indagini diagnostiche hanno rilevato la presenza di un prodotto, applicato nel corso di un precedente restauro che ha attratto e fissato polvere e inquinamento. Si è così formato uno strato di depositi penetrato in profondità che ha fortemente scurito la superficie al punto da rendere vani i più comuni metodi di pulitura e da rendere necessario adottare una tecnica più sofisticata: la pulitura laser.

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Il laser è una metodologia tecnologicamente avanzata e di alta precisione, che viene eseguita da restauratori qualificati con l’impiego di macchinari specifici: permette di eseguire un intervento graduale e selettivo. Grazie a questa tecnologia è stato possibile rimuovere la patina scura che copriva l’affresco, recuperarne la leggibilità ed evitare la perdita anche di minimi frammenti di materia, senza alcun danno per le superfici, già in sofferenza per i distacchi delle superfici dal supporto murario e a rischio di caduta.

La facciata sta riacquisendo leggibilità: dopo la fase di pulitura, infatti, sono stati consolidati e fatti riaderire i frammenti di affresco sollevati, e la superficie pittorica ritoccata per ottenere una uniforme leggibilità delle porzioni affrescate.

Prima e dopo il restauro della facciata

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Le novità del restauro

La pulitura della facciata della cappella del Simonino ha reso leggibili alcune iscrizioni che prima del cantiere era possibile solo intravvedere: quelle ai lati della statua e anche le più antiche, appena più in alto, delle quali non si aveva praticamente più traccia. Di queste ultime sono leggibili pochi caratteri di colore ocra e le linee guida preparatorie.

L’intervento, che entra ora nella fase conclusiva, si caratterizza anche per un’altra novità: grazie all’intervento di restauro dell’intera facciata di palazzo Bortolazzi - tuttora in corso - sono stati riportati alla luce gli archi a sesto acuto (sei monofore emerse solo in maniera parziale) nella porzione superiore della parete. Si tratta di tracce probabilmente di primo Quattrocento, a testimonianza di una fase molto antica dell’edificio. Gli archi hanno rivelato la presenza di decorazioni policrome, importanti anche perché tra le poche superstiti nel panorama cittadino.

L’intervento di restauro, diretto dai tecnici del FAI e progettato in tutte le sue fasi in concerto con i restauratori e con la Soprintendenza per i beni culturali, è reso possibile anche grazie al contributo dell’Associazione Round Table Trento 10: oltre a preservare e rendere leggibile la facciata della cappella, esso aiuta a fare chiarezza e a raccontare la secolare storia del luogo.

Ditta esecutrice dei restauri: Tecnobase s.r.l.
Restauratore responsabile: Rossella Bernasconi
Pulitura laser: Anna Brunetto

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