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ABBAZIA DELLA SACRA DI SAN MICHELE

ABBAZIA DELLA SACRA DI SAN MICHELE

SANT'AMBROGIO DI TORINO, TORINO

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ABBAZIA DELLA SACRA DI SAN MICHELE
Antichissima abbazia costruita tra il 983 e il 987 sulla cima del monte Pirchiriano, a 40 km da Torino. Dall'alto dei suoi torrioni si possono ammirare il capoluogo piemontese e un panorama mozzafiato della Val di Susa. Da oltre 185 anni è amministrata e custodita dai Padri Rosminiani che con la loro presenza hanno contribuito alla sua crescita e al suo mantenimento, attraverso la realizzazione di progetti di conservazione, rafforzando l’identità religiosa e spirituale del luogo. All'interno della Chiesa principale della Sacra, risalente al XII secolo, sono ubicati i sarcofagi contenenti i resti di alcuni discendenti della famiglia reale di Casa Savoia. Dedicata al culto dell’Arcangelo Michele, difensore del popolo cristiano, la Sacra di San Michele s’inserisce all’interno di una via di pellegrinaggio lunga oltre 2000km che va da Mont Saint-Michel, in Francia, a Monte Sant’Angelo, in Puglia. Nel 1980, lo scrittore Umberto Eco si ispirò parzialmente a questa suggestiva abbazia, in origine benedettina, per ambientare il suo più celebre romanzo, Il nome della rosa. Inizialmente, fu anche proposto di girarvi le scene dell'omonimo film di Jean-Jacques Annaud del 1985, scelta poi scartata dai produttori cinematografici a causa degli elevati costi da sostenere. Il 15 marzo 2017, presso il Circolo dei Lettori di Torino, è stata presentata al pubblico la candidatura dell'abbazia a patrimonio dell'umanità dell'UNESCO, nel quadro del sito seriale" Il paesaggio culturale degli insediamenti benedettini dell’Italia medievale". Al suo interno si conserva una splendida tavola di Defendente Ferrari. Al luogo è legata la leggenda della "Bella Alda": si dice che per sfuggire alla violenza di un saraceno la bella giovane si gettasse dall'alto della rupe, chiedendo il soccorso dell'Arcangelo Michele; miracolosamente la giovane si salvò e cadde al suolo senza nessuna ferita; più tardi però si vantò del fatto con le amiche e per dimostrare la protezione del Cielo si gettò un'altra volta: questa volta la superbia venne punita e la giovane si sfracellò. L'insolito nome femminile di origine franca, legato anche all'epica di Rolando, il paladino di Carlo Magno fidanzato appunto a un'Alda della corte carolingia, è abbastanza comune nella onomastica della Val di Susa, che vide spesso il passaggio degli eserciti imperiali nell'Alto Medioevo.

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Antichissima abbazia costruita tra il 983 e il 987 sulla cima del monte Pirchiriano, a 40 km da Torino. Dall'alto dei suoi torrioni si possono ammirare il capoluogo piemontese e un panorama mozzafiato della Val di Susa. Da oltre 185 anni è amministrata e custodita dai Padri Rosminiani che con la loro presenza hanno contribuito alla sua crescita e al suo mantenimento, attraverso la realizzazione di progetti di conservazione, rafforzando l’identità religiosa e spirituale del luogo. All'interno della Chiesa principale della Sacra, risalente al XII secolo, sono ubicati i sarcofagi contenenti i resti di alcuni discendenti della famiglia reale di Casa Savoia. Dedicata al culto dell’Arcangelo Michele, difensore del popolo cristiano, la Sacra di San Michele s’inserisce all’interno di una via di pellegrinaggio lunga oltre 2000km che va da Mont Saint-Michel, in Francia, a Monte Sant’Angelo, in Puglia. Nel 1980, lo scrittore Umberto Eco si ispirò parzialmente a questa suggestiva abbazia, in origine benedettina, per ambientare il suo più celebre romanzo, Il nome della rosa. Inizialmente, fu anche proposto di girarvi le scene dell'omonimo film di Jean-Jacques Annaud del 1985, scelta poi scartata dai produttori cinematografici a causa degli elevati costi da sostenere. Il 15 marzo 2017, presso il Circolo dei Lettori di Torino, è stata presentata al pubblico la candidatura dell'abbazia a patrimonio dell'umanità dell'UNESCO, nel quadro del sito seriale" Il paesaggio culturale degli insediamenti benedettini dell’Italia medievale". Al suo interno si conserva una splendida tavola di Defendente Ferrari. Al luogo è legata la leggenda della "Bella Alda": si dice che per sfuggire alla violenza di un saraceno la bella giovane si gettasse dall'alto della rupe, chiedendo il soccorso dell'Arcangelo Michele; miracolosamente la giovane si salvò e cadde al suolo senza nessuna ferita; più tardi però si vantò del fatto con le amiche e per dimostrare la protezione del Cielo si gettò un'altra volta: questa volta la superbia venne punita e la giovane si sfracellò. L'insolito nome femminile di origine franca, legato anche all'epica di Rolando, il paladino di Carlo Magno fidanzato appunto a un'Alda della corte carolingia, è abbastanza comune nella onomastica della Val di Susa, che vide spesso il passaggio degli eserciti imperiali nell'Alto Medioevo.
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