I Luoghi del Cuore
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L'abitato presenta la tipica struttura del borgo incastellato. E' posto in posizione panoramica in vetta a un colle scosceso che si affaccia a sud della vallata del Fino. La cinta fortificata che lo circonda, (databile al XV secolo) è in conci di pietra non lavorati, disposti in ricorsi regolari con un possente basamento a scarpa. In elevato è oggi per gran parte inglobata in superfetazioni di epoca posteriore. Sopravvive una porta una porta ad arco a tutto sesto ma tamponata. In via del Castello è un torre quadrata costruita con conci di pietra lavorati a ricorsi regolari, giustapposti quasi a secco a provvista di scarpa. Il tessuto edilizio all'interno della cinta conserva alcune case, databili tra il XVI e XVII secolo, con muratura di conci di pietra giustapposti a secco e con architravi lignei alle aperture. Lungo la cinta esterna sono alcune case in pietra o in laterizi risalenti al XVIII secolo; alcune hanno le tipiche mensole ai lati delle finestre. La chiesa di San Pietro presenta una facciata rettilinea racchiusa da due lesene angolari. Posta ai margini della vetta collinare soggetta a smottamenti, vede oggi tompagnato l'ingresso sulla facciata il cui portale è malamente rimesso in opera sul fianco destro. Le murature al di sotto dell'intonaco sono in conci di pietra non lavorati con numerosi rinzaffi in malta e scapoli di laterizi: appartengono probabilmente alla struttura tardo cinquecentesca dell’edificio attestata per altro, dal DUCTUS dell’epigrafe posta sull’architrave del portale, dal portale stesso e dalla data, 1571, che compare su un mattone rimesso in opera sopra il portale. Alla base del campanile, è però in vista una muratura in conci ben squadrati giustapposti a secco; nella quale si apre una monofora con grosse cornici di impianto ancora precedente (fine XIII-XIV secolo). L’interno si presenta oggi in veste settecentesca. La data del restauro è con ogni probabilità quella che compare nel rilievo con S. Pietro posto al di sopra del portale: 1735. La chiesa è a vano unico con altari lungo le pareti laterali decorati da stucchi di fattura artigianale. Tra le pale d’altare si segnala una Madonna del Rosario datata 1769 e firmata da Giuseppe Prepositi, in realtà opera non originale del pittore. Il Prepositi, un artista atriano più valido come copista che come pittore in proprio, è assai attivo nella seconda metà del Settecento in Atri (Chiesa di S. Domenico) e nel circondario. Nella chiesa di Appignano firmata anche la pala del secondo altare di destra (1770) e può essergli senz’altro attribuito anche quella dell’altare maggiore con la Consegna delle chiavi a S. Pietro. Fuori la cerchia muraria è la chiesetta della Madonna del Carmine, costruita su una precedente cappella nel 1858 come ex voto per aver la Madonna “prontamente liberta” Appignano dalla terribile peste del 1858. Dell’edificio più antico sopravvive un’acquasantiera a calice in pietra. Appignano ‘ toponimo di formazione prediale dal personale latino Apponius con suffisso –anus. Il territorio di Appignano appare infatti frequentato fin da epoca preromana ( VI-V secolo a. C) a stare alla testimonianza di N. Sorricchio: “…in Appignano abbiamo anche armille, ciondoli, tubetti bronzei del medesimo tipo e della medesima età di quelli della necropoli di Pretara presso Atri.” Nota aggiuntiva: a circa 1300 metri da Appignano, i resti di un convento denominato S. Maria Lauretana risalente al secolo XIII (prima notizia storica 30 maggio 1266) chiuso nel secolo XVII (Bolla papale di Innocenzo X del 15 ottobre 1652). (Fonte: Guida della Provincia di Teramo )

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L'abitato presenta la tipica struttura del borgo incastellato. E' posto in posizione panoramica in vetta a un colle scosceso che si affaccia a sud della vallata del Fino. La cinta fortificata che lo circonda, (databile al XV secolo) è in conci di pietra non lavorati, disposti in ricorsi regolari con un possente basamento a scarpa. In elevato è oggi per gran parte inglobata in superfetazioni di epoca posteriore. Sopravvive una porta una porta ad arco a tutto sesto ma tamponata. In via del Castello è un torre quadrata costruita con conci di pietra lavorati a ricorsi regolari, giustapposti quasi a secco a provvista di scarpa. Il tessuto edilizio all'interno della cinta conserva alcune case, databili tra il XVI e XVII secolo, con muratura di conci di pietra giustapposti a secco e con architravi lignei alle aperture. Lungo la cinta esterna sono alcune case in pietra o in laterizi risalenti al XVIII secolo; alcune hanno le tipiche mensole ai lati delle finestre. La chiesa di San Pietro presenta una facciata rettilinea racchiusa da due lesene angolari. Posta ai margini della vetta collinare soggetta a smottamenti, vede oggi tompagnato l'ingresso sulla facciata il cui portale è malamente rimesso in opera sul fianco destro. Le murature al di sotto dell'intonaco sono in conci di pietra non lavorati con numerosi rinzaffi in malta e scapoli di laterizi: appartengono probabilmente alla struttura tardo cinquecentesca dell’edificio attestata per altro, dal DUCTUS dell’epigrafe posta sull’architrave del portale, dal portale stesso e dalla data, 1571, che compare su un mattone rimesso in opera sopra il portale. Alla base del campanile, è però in vista una muratura in conci ben squadrati giustapposti a secco; nella quale si apre una monofora con grosse cornici di impianto ancora precedente (fine XIII-XIV secolo). L’interno si presenta oggi in veste settecentesca. La data del restauro è con ogni probabilità quella che compare nel rilievo con S. Pietro posto al di sopra del portale: 1735. La chiesa è a vano unico con altari lungo le pareti laterali decorati da stucchi di fattura artigianale. Tra le pale d’altare si segnala una Madonna del Rosario datata 1769 e firmata da Giuseppe Prepositi, in realtà opera non originale del pittore. Il Prepositi, un artista atriano più valido come copista che come pittore in proprio, è assai attivo nella seconda metà del Settecento in Atri (Chiesa di S. Domenico) e nel circondario. Nella chiesa di Appignano firmata anche la pala del secondo altare di destra (1770) e può essergli senz’altro attribuito anche quella dell’altare maggiore con la Consegna delle chiavi a S. Pietro. Fuori la cerchia muraria è la chiesetta della Madonna del Carmine, costruita su una precedente cappella nel 1858 come ex voto per aver la Madonna “prontamente liberta” Appignano dalla terribile peste del 1858. Dell’edificio più antico sopravvive un’acquasantiera a calice in pietra. Appignano ‘ toponimo di formazione prediale dal personale latino Apponius con suffisso –anus. Il territorio di Appignano appare infatti frequentato fin da epoca preromana ( VI-V secolo a. C) a stare alla testimonianza di N. Sorricchio: “…in Appignano abbiamo anche armille, ciondoli, tubetti bronzei del medesimo tipo e della medesima età di quelli della necropoli di Pretara presso Atri.” Nota aggiuntiva: a circa 1300 metri da Appignano, i resti di un convento denominato S. Maria Lauretana risalente al secolo XIII (prima notizia storica 30 maggio 1266) chiuso nel secolo XVII (Bolla papale di Innocenzo X del 15 ottobre 1652). (Fonte: Guida della Provincia di Teramo )
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