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BASILICA DI SAN GIOVANNI MAGGIORE

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BASILICA DI SAN GIOVANNI MAGGIORE
La basilica di San Giovanni Maggiore è tra le più importanti chiese basilicali di Napoli, situata all'omonimo largo nel centro antico della città. La struttura è rimasta chiusa per decenni a causa di lavori di restauro e indagini archeologiche ed è stata riaperta nel gennaio 2012.La concessione imperiale della libertà di culto, a partire dal celebre Editto del 313, rese possibile la costruzione di questa chiesa, quale luogo di culto all'aperto, ed ispirò anche numerose leggende circa i motivi della sua costruzione. Una di queste leggende tramanda che Costantino avesse desiderato la costruzione della chiesa come ringraziamento per lo scampato pericolo ad un naufragio della figlia Costanza. L'epoca di fondazione della basilica, apposta ad un preesistente tempio pagano (forse dedicato ad Ercole o ad Antinoo), sarebbe da collocare intorno all'anno 324, come avvalorato da un'iscrizione di epoca greca rinvenuta su di un architrave. Tuttavia è certo che un'ampia ricostruzione avvenne oltre due secoli più tardi, nel VI secolo, per opera del vescovo Vincenzo (in carica tra il 558 ed il 581). Probabilmente la basilica, costruita al tempo della dominazione bizantina di Belisario, era ricca di mosaici e cupole[1] e fu poi rimaneggiata in epoca normanna prima ed angioina poi. Le ultime cospicue trasformazioni si ebbero per opera di Dionisio Lazzari che fu chiamato a ristrutturare la chiesa dal 1656 dopo un terremoto avvenuto nel 1635. L'intervento del Lazzari, che rpogettò anche l'attuale cupola, fu completato nel 1685. Successivamente sia le trasformazioni barocche che quelle settecentesche fecero sì che non rimanesse più molto del tempio originario.Altri terremoti nel 1732 e nel 1805 provvidero a far sì che la chiesa venisse più e più volte ristrutturata.Un ulteriore terremoto nel 1870 sconquassò la chiesa e fece crollare la volta. Per i lavori di restauro Gennaro Aspreno Galante non potè eseguire la dettagliata descrizione del tempio per la sua monumentale Guida sacra della città di Napoli se non per ricordi passati. La chiesa rischiò di essere rasa al suolo per dare spazio ad una piazza, ma nel 1872 si avviarono i lavori di ristrutturazione neoclassica voluti con tenacia dal canonico Giuseppe Perrella (ricordato con una lapide lungo la navata destra). I lavori furono eseguiti su progetto dell'ingegnere Giorgio Tomlison che si avvalse delle correzioni di Errico Alvino e di Federico Travaglini e terminarono nel 1887. Cento anni dopo, nel 1970, avvenne un altro cedimento della volta che chiuse la chiesa per quarantadue anni. Tuttavia si avviarono importanti programmi di restauro che portarono alla luce nel 1978 l'abside paleocristiana al di sotto del coro ligneo risalente al XVII secolo. Ciononostante i restauri si sono protratti per decenni e negli anni alcune opere furono rubate. Nel gennaio 2012 finalmente la basilica è stata riaperta grazie anche all'intervento dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia.La chiesa attualmente si presenta con un impianto tipicamente basilicale: una navata centrale e due laterali con nove cappelle laterali, cinque ambienti particolari e un transetto con due cappelloni ai lati. Sulla controfacciata è raffigurata la Predica del Battista ai discepoli, santo cui è dedicata la chiesa, in un grande affresco di Giuseppe De Vivo del 1730. Il soffitto oggi si presenta in semplice legno a causa del crollo del 1970. Un'importantissima testimonianza dell'antico soffitto è presente nella prima cappella destra dove è visibile un suo prospetto, da cui possiamo affermare che presentava tre grandi raffigurazioni pittoriche, la centrale delle quali raffigurava il battesimo di Gesù.Mutilato dai ripetuti furti susseguitisi negli anni, si presenta invece l'imponente altare maggiore di Domenico Antonio Vaccaro, costruito nel 1743, e limitato da due balaustre marmoree. Ai lati dell'altare vi sono due colonne corinzie romane in marmo cipollino con pulvini del VI secolo. Dietro all'altare è ben visibile la più evidente traccia

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