I Luoghi del Cuore
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BRANCALEONE VETUS

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BRANCALEONE MARINA, REGGIO CALABRIA

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BRANCALEONE VETUS
Il Parco Archeologico Urbano di Brancaleone Vetus e situato alle spalle della cittadina costiera su un colle d'arenaria a 311 metri le sue origini lo fanno risalire al VI-VII sec. d.C. anche se recenti scoperte attestano la presenza umana sin dall'età del ferro. Il Borgo si presenta con le caratteristiche urbane medievale. La sua storia è legata ad esigenze difensive e di controllo della vallata sottostante. La struttura insediativa originaria è articolata in due nuclei: il primo è disposto in prossimità del sito dell'antica Chiesa Matrice dell ' Annunziata a ridosso della rupe su cui sorgeva il castello (sec. XV), il secondo nucleo, nato quando il castello aveva perso la sua funzione difensiva è disposto più a sud nei pressi della Chiesa Arcipretale dell ' Annunziata (costruita negli anni '30), all'interno della quale si possono ammirare i resti di un prezioso altare in marmi policromi risalente al `500). Sulle origini del nome di Brancaleone sono state ipotizzate diverse teorie, ma una delle più accreditate, confermano che anticamente Brancaleone si chiamava "Sperlinga o Sperlonga" dal latino Spelunca e dal Greco Spelungx che significa "caverna o spelonca" e appunto in quest'area sono state rinvenute numerose sono grotte all' interno delle quali i monaci scelsero di condurre la loro solitaria esistenza.rimane comunque legata al vasto movimento monastico che si verificò in Calabria a partire dal VI e VII sec. d.C. con l'arrivo di religiosi provenienti dall'oriente (Siria, Cappadocia, Grecia) che interessò soprattutto l'area ionica Calabrese. Il castello ospitò per molti anni i Ruffo (1364-1515) successivamente vi fu il dominio degli Ayerbo d'Aragona, Conti di Brancaleone (1515 -1565), nel 1571 abbiamo gli Spatafora, mentre nel 1674 il feudo passò ai Carafa che rimasero fino al 1806, affrontando l'avvento dei Borboni (1734) con Carlo I Borbone. Nel 1774 l' intestazione del Marchesato viene fatta in nome del legittimo erede dei Carafa, Vincenzo VII Marchese di Brancaleone che sarà l'ultimo feudatario. Di particolare interesse è un vasto complesso di ambienti rupestri fra loro coerenti, costituente un patrimonio di notevole valore storico, archeologico ed artistico. La maggior parte di queste grotte antropiche si presentano come semplici cavità rocciose, alcune di grandi dimensioni, altre piuttosto anguste, altre ancora costituite da un ingresso ampio ed altri più piccoli all'interno: si tratta di celle monastiche, utilizzate dai religiosi dell' epoca come luoghi di meditazione, ma anche come ambiente essenziale dove si svolgeva la vita quotidiana. Successivamente alcune di esse furono trasformate in rifugi dai primi abitanti del luogo, per sfuggire ai frequenti attacchi degli Arabi, mentre altre continuarono ad essere sfruttate come ambienti di servizio annessi alle abitazioni. Di particolare importanza sono alcune grotte-chiese, che conservano ancora al loro interno incisioni sacre di chiara matrice Armena. Sono state individuate circa 10 celle monastiche e 4 grotte-chiese, tutte risalenti ai sec. VIII-IX , tranne una, più tarda risalente al XII sec. L'abitato più volte ricostruito dopo i devastanti terremoti del 1783, 1905, 1907 e 1908 fu poi abbandonato per inerzia politica alla fine degli anni '50, trasferitosi ai piedi della collina. Da alcuni anni la Pro-Loco di Brancaleone ha avviato progetti di recupero e valorizzazione dell'area, consentendo un rapido accrescimento del turismo locale, Nazionale e Internazionale.

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