I Luoghi del Cuore
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CASTELLO D'ERBIA (CALENZANO)

CASTELLO D'ERBIA (CALENZANO)

SAN GIOVANNI-SAN BERNARDINO, PIACENZA

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CASTELLO D'ERBIA (CALENZANO)
Il castello di Erbia si trova presso San Boceto in Val Perino, nel comune di Bettola, dal quale dista circa 11 km.Gli antichi documenti ricordano la località e il suo castello sotto vari nomi: Herbia, Nebbia, Nebla: Stando alla scritta scolpita in una pietra della torre, la fondazione sarebbe avvenuta nel 1400 per iniziativa del Giureconsulo Pietro Nicelli che voleva certo creare un valido avamposto atto a precludere l'accesso alla strada che, dalla Val Perino, portava alla Val Nure, zona da secoli sotto il dominio della Sua famiglia. In seguito a divisioni nel 1514 l'edificio passò a Pier Antonio. Fra i vari esponenti della famiglia che nel 1539, dopo aver saccheggiato Bettola, trucidarono barbaramente Giovanni Camia, detto il grosso, era anche Gian Francesco, signore d'Erbia. Per rappresaglia i Camia, con un buon numero d'armati, si portarono ad Erbia, devastando ogni cosa. Nel 1641 gli ultimi discendenti di tale ramo vendettero il castello e le sue pertinenze al rettore di Calenzano, Don Giuliano Cavanna, che lo tenne fino alla sua morte. (1659) Nello stesso anno i suoi nipoti ed eredi, Francesco Maria e Bartolomeo Gulieri, vennero in possesso dell'edificio, subito avocato dalla Camera Ducale in quanto, come fortilizio, non poteva essere considerato bene trasmissibile. Mediante un compromesso sottoscritto, i Gulieri riuscivano ad entrarne in possesso, malgrado l'opposizione di Giovanni Nicelli di Guardamiglio che, in veste di parente più prossimodei Nicelli, avanzava legittimi diritti su Erbia. Seguiva un'accesa controversia che si risolveva nel 1688 con una transazione fra i contendenti, il conte Giovanni Nicelli (tenuto conto anche dei lavori di miglioria apportati dai Gulieri) li investiva in parte, e a titolo perpetuo, del castello: i suoi discendenti tennero la proprietà ininterrottamente sino ai primi del 1900 circa. Oggi è pericolante quindi recintato dal proprietario (Cementirossi) e le speranze di salvarne almeno una parte, come meriterebbe per la sua storia, sono poche.

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