CASTELLO DI MACCHIAGODENA

MACCHIAGODENA, ISERNIA

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CASTELLO DI MACCHIAGODENA
Il castello di Macchiagodena sorge su uno sperone di roccia calcarea, al margine occidentale del centro abitato e poggia su impianti fortificati preesistenti dei quali, visti i numerosi rimaneggiamenti, permangono oggi poche tracce. Una fortezza di controllo, intorno alla quale si insediò il primo nucleo urbano, esisteva probabilmente già dal IX-X secolo, in ragione della posizione del sito, dominante la Valle del Biferno e posto al confine tra la contea di Isernia e quella di Bojano. Nel 964, infatti, i principi longobardi Pandolfo I di Capua e Landolfo III concessero a Landolfo di Isernia tutto il territorio confinante con la città, compresa Maccla de Godino. Nel 1269 Carlo I dAngiò consegnò il feudo nelle mani della famiglia Barras, di origine francese, che portò avanti una lunga lotta contro il duca di Frosolone. Nel 1457 il feudo passò alla famiglia Pandone nella persona di Scipione conte di Venafro e, dopo un passaggio ai Mormile, seguirono i Costanza, i Cicinelli e i Sanfromondo. Nel 1585 fu acquistato dai Caracciolo che rimasero a capo di Macchiagodena fino a quando, nel 1781, i creditori ottennero che i loro beni fossero venduti allasta: i successori, la famiglia Centomani, ressero le sorti del paese fino alleversione della feudalità nel 1806. Nel 1847 il castello fu ceduto ai de Lellis e, successivamente, ai Ciocchi-de Salvio. Dal 2009 viene acquistato dalla Regione Molise. La struttura attuale delledificio, a pianta poligonale, coincide con quella conferitagli nel XVI secolo, pur conservando le caratteristiche di una fortezza longobarda arricchita, secondo il gusto angioino-aragonese da tre torrioni di forma circolare di differente mole. In seguito al sisma del 1805 che colpì tutto il Molise, la costruzione riportò notevoli danni, tanto da costringere la famiglia Centomani a radicali opere di ristrutturazione che coincisero con la trasformazione della fortezza in un lussuoso palazzo baronale: i fossati furono riempiti, le torri ribassate e private dei merli. Lopera continuò nel secolo scorso quando, per volere di Armando Ciocchi, la corte criminale, le sale di tortura, e i trabocchetti furono murati. Attraverso lingresso principale, che irrompe le mura di cinta, si accede alla corte sulla quale, un tempo, vi erano i locali di servizio (la cantina, il deposito delle vettovaglie, la stalla, etc.). Nel recinto sono presenti statue ed altro materiale scultoreo, come il grande leone posto sul lato orientale, databili intorno al XII secolo. Sulla sinistra una scalinata consente laccesso al piano residenziale, che ospita numerose stanze.
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