I Luoghi del Cuore
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CASTELLO MONTELEONE

CASTELLO MONTELEONE

CASTELLO MONTELEONE, NAPOLI

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CASTELLO MONTELEONE
Su uno sperone del territorio maranese che guarda da un lato verso la conca di Quarto e dall’altro la pianura fin oltre Giugliano, Federico II nel 1227 fece edificare una dimora fortificata per quando veniva a cacciare: il castello di Belvedere. Il territorio di Marano sotto questo imperatore toccherà il fondo più basso della sopraffazione ad onta dei grandissimi meriti che come re e come uomo gli si possono attribuire. Egli obbligò a fame i cittadini di Marano perché vietò loro, per il proprio piacere di caccia, sia la semina che il pascolo che il disboscamento di grandissima parte del territorio. Quando nel 1250 egli morì, memori di quanto avevano dovuto soffrire per colpa sua, i paesani lo distrussero completamente, perché era il simbolo più evidente dell’oppressione regia. Nel 1275 Carlo I D’Angiò ne ordinò la ricostruzione a spese dei rivoltosi. Vennero raccolte 350 once d’oro con gabelle supplementari, imposte agli stessi abitanti che prima l’avevano abbattuto. Il nuovo castello fu terminato prima del 26 gennaio 1278, data in cui è accertato che Carlo D’Angiò lo adibì a propria dimora e Curia Regia. Tra ricevimenti ed udienze di personaggi di corti importanti di tutta Europa, il Castello di Belvedere visse per un mese il massimo dello splendore. Poi inspiegabilmente la residenza venne abbandonata senza un apparente motivo. Sotto i D’Angiò le restrizioni per i contadini della zona aumentarono . All’antico divieto di semina e di pascolo si aggiunse un intensivo rimboschimento e ripopolamento della selvaggina sempre per il piacere della caccia. Ai contadini non restò altro da fare che allontanarsi trasferendosi presso altri piccoli nuclei abitativi dell’entroterra, dando origine così all’attuale Marano che dista dal Castello circa sei chilometri. Nel 1284 una nuova rivolta contro i signori che avevano reso incoltivabili le terre, portò i contadini della zona a dare fuoco al Castello che andò distrutto in parte. Fu di nuovo costruito a spese dei rivoltosi e 150 capi rivoluzionari vennero impiccati per dare l’esempio ai sovversivi. Il declino del Castello di Belvedere iniziò con l’arrivo degli Aragonesi che per le loro riunioni cortigiane preferirono il castello Caracciolo. Nel 1500 il castello venne regalato al primo ministro francese D’Amboise. Successivamente passò alla famiglia Pignatelli ramo Monteleone di cui ancora oggi conserva il nome anche se la struttura è seriamente malridotta.

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Su uno sperone del territorio maranese che guarda da un lato verso la conca di Quarto e dall’altro la pianura fin oltre Giugliano, Federico II nel 1227 fece edificare una dimora fortificata per quando veniva a cacciare: il castello di Belvedere. Il territorio di Marano sotto questo imperatore toccherà il fondo più basso della sopraffazione ad onta dei grandissimi meriti che come re e come uomo gli si possono attribuire. Egli obbligò a fame i cittadini di Marano perché vietò loro, per il proprio piacere di caccia, sia la semina che il pascolo che il disboscamento di grandissima parte del territorio. Quando nel 1250 egli morì, memori di quanto avevano dovuto soffrire per colpa sua, i paesani lo distrussero completamente, perché era il simbolo più evidente dell’oppressione regia. Nel 1275 Carlo I D’Angiò ne ordinò la ricostruzione a spese dei rivoltosi. Vennero raccolte 350 once d’oro con gabelle supplementari, imposte agli stessi abitanti che prima l’avevano abbattuto. Il nuovo castello fu terminato prima del 26 gennaio 1278, data in cui è accertato che Carlo D’Angiò lo adibì a propria dimora e Curia Regia. Tra ricevimenti ed udienze di personaggi di corti importanti di tutta Europa, il Castello di Belvedere visse per un mese il massimo dello splendore. Poi inspiegabilmente la residenza venne abbandonata senza un apparente motivo. Sotto i D’Angiò le restrizioni per i contadini della zona aumentarono . All’antico divieto di semina e di pascolo si aggiunse un intensivo rimboschimento e ripopolamento della selvaggina sempre per il piacere della caccia. Ai contadini non restò altro da fare che allontanarsi trasferendosi presso altri piccoli nuclei abitativi dell’entroterra, dando origine così all’attuale Marano che dista dal Castello circa sei chilometri. Nel 1284 una nuova rivolta contro i signori che avevano reso incoltivabili le terre, portò i contadini della zona a dare fuoco al Castello che andò distrutto in parte. Fu di nuovo costruito a spese dei rivoltosi e 150 capi rivoluzionari vennero impiccati per dare l’esempio ai sovversivi. Il declino del Castello di Belvedere iniziò con l’arrivo degli Aragonesi che per le loro riunioni cortigiane preferirono il castello Caracciolo. Nel 1500 il castello venne regalato al primo ministro francese D’Amboise. Successivamente passò alla famiglia Pignatelli ramo Monteleone di cui ancora oggi conserva il nome anche se la struttura è seriamente malridotta.
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