I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare
CENTRO ANTICO DI TORA DETTO CASTELLO DI TORA

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TORA, CASERTA

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CENTRO ANTICO DI TORA DETTO CASTELLO DI TORA
Tora e Piccilli è un piccolo borgo di origini normanne adagiato sulle pendici del complesso vulcanico di Roccamonfina, un paesino in provincia di Caserta. Sul versante nord-occidentale del vulcano Roccamonfina è ubicato un sito unico al mondo, conosciuto come le Ciampate del Diavolo. Considerate a lungo le “orme del diavolo” dagli abitanti del luogo, esse sono in realtà le orme fossili dei primi italiani e fra le più antiche testimonianze icnologiche del mondo riferibili a esemplari del genere Homo. La zona, resa fertile dai materiali vulcanici depositati dalle eruzioni del Roccamonfina, fu abitata dapprima dalle popolazioni italiche degli Ausoni-Aurunci, poi dai Sanniti, ai quali si deve la fondazione del primo nucleo di fortificazioni in località Tora-Presenzano denominato Rufrae, di cui oggi rimangono alcune rovine. Nel III secolo a.C. il territorio fu colonizzato dai romani. Alla fine del VI secolo, il paese divenne possedimento della contea longobarda di Teano. È ai Normanni, durante il regno di Guglielmo d’Altavilla nel XII secolo, che si deve la prima fortificazione del centro abitato di Tora. Successivamente, nell’epoca di Federico II, Tora divenne feudo della potente famiglia ducale dei Marzano di Sessa, per poi passare durante il regno aragonese ai nobili Galluccio. Dall’epoca romana l’abitato di Tora è stato un naturale punto strategico di avvistamento militare, come dimostra la quadrangolare torre medioevale di epoca normanna, situata nel punto più alto dell’antico borgo, il cui svettante profilo caratterizza il paesaggio circostante. Il paese di Tora e Piccilli si è particolarmente distinto nel corso della seconda guerra mondiale quando ospitò prima come colonia di lavoro e poi nascose, per sottrarli alla deportazione, un gruppo di cinquanta ebrei napoletani che trovarono rifugio nei boschi e grotte della zona. Quello di Tora e Piccilli è l’unico caso che si conosca in Italia, in cui un’intera comunità si è schierata a favore degli ebrei. Molti abitanti preferirono lasciarsi deportare in Germania o morire, ma nessuno pensò mai di barattare la propria salvezza denunciando la presenza degli ebrei in paese. Per questo episodio di solidarietà collettiva e spirito di abnegazione nel 2005 il Comune di Tora e Piccilli è stato insignito della medaglia d’argento al valore civile dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

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Tora e Piccilli è un piccolo borgo di origini normanne adagiato sulle pendici del complesso vulcanico di Roccamonfina, un paesino in provincia di Caserta. Sul versante nord-occidentale del vulcano Roccamonfina è ubicato un sito unico al mondo, conosciuto come le Ciampate del Diavolo. Considerate a lungo le “orme del diavolo” dagli abitanti del luogo, esse sono in realtà le orme fossili dei primi italiani e fra le più antiche testimonianze icnologiche del mondo riferibili a esemplari del genere Homo. La zona, resa fertile dai materiali vulcanici depositati dalle eruzioni del Roccamonfina, fu abitata dapprima dalle popolazioni italiche degli Ausoni-Aurunci, poi dai Sanniti, ai quali si deve la fondazione del primo nucleo di fortificazioni in località Tora-Presenzano denominato Rufrae, di cui oggi rimangono alcune rovine. Nel III secolo a.C. il territorio fu colonizzato dai romani. Alla fine del VI secolo, il paese divenne possedimento della contea longobarda di Teano. È ai Normanni, durante il regno di Guglielmo d’Altavilla nel XII secolo, che si deve la prima fortificazione del centro abitato di Tora. Successivamente, nell’epoca di Federico II, Tora divenne feudo della potente famiglia ducale dei Marzano di Sessa, per poi passare durante il regno aragonese ai nobili Galluccio. Dall’epoca romana l’abitato di Tora è stato un naturale punto strategico di avvistamento militare, come dimostra la quadrangolare torre medioevale di epoca normanna, situata nel punto più alto dell’antico borgo, il cui svettante profilo caratterizza il paesaggio circostante. Il paese di Tora e Piccilli si è particolarmente distinto nel corso della seconda guerra mondiale quando ospitò prima come colonia di lavoro e poi nascose, per sottrarli alla deportazione, un gruppo di cinquanta ebrei napoletani che trovarono rifugio nei boschi e grotte della zona. Quello di Tora e Piccilli è l’unico caso che si conosca in Italia, in cui un’intera comunità si è schierata a favore degli ebrei. Molti abitanti preferirono lasciarsi deportare in Germania o morire, ma nessuno pensò mai di barattare la propria salvezza denunciando la presenza degli ebrei in paese. Per questo episodio di solidarietà collettiva e spirito di abnegazione nel 2005 il Comune di Tora e Piccilli è stato insignito della medaglia d’argento al valore civile dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
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