Crollata il 22 marzo del 1932 la chiesa di San Giovanni Battista era sita appena fuori il quartiere Bagherino, primo quartiere storico di Collesano, non lontano dal castello medievale. Della chiesa rimangono parte del perimetro murario e alcuni elementi decorativi più in là descritti.
Non si conosce l’anno di fondazione della chiesa, ma la sua esistenza è attestata fin dal 1439, come risulta da un libro dei conti del monastero di San Martino delle Scale che riporta alcuni pagamenti da parte di Matteo di Trayna di Collesano all’argentiere di origine spagnola Pietro di Spagna per l’argento necessario a realizzare una croce destinata alla chiesa madonita.
Un secolo dopo l’edificio figura nel verbale della visita pastorale del 28 luglio 1561.
Dal rilievo dei brani murari ancora in piedi si desume un singolare impianto a due navate, che tuttavia trova riscontro in altre chiese madonite, quali San Giacomo nella stessa città, Santa Maria della Catena a Castelbuono e ancora San Michele a Isnello.
L’altare maggiore della navata principale era dedicato a San Giovanni Battista, mentre nella stessa navata vi erano una cappella dedicata a Santa Lucia e una ai Re Magi. Nell’ala secondaria erano allocati l’altare di San Giuseppe e una cappella dedicata al Crocifisso, il cui simulacro è oggi custodito nella chiesa del Collegio.
Questo assetto viene confermato dall’erudito locale Rosario Gallo che descrisse l’edificio nel suo manoscritto del 1736.
Solo in anni recenti sono stati rinvenuti diversi elementi architettonici integri e di buona fattura – capitelli, colonne, archi e altre parti intagliate – che meritano di essere studiati, nel tentativo di ricostruire la configurazione spaziale dell’edificio.
I reperti più interessanti sono tre grandi capitelli figurati, di cui due presentano dei puttini in corrispondenza delle volute angolari e recano entro un medaglione rispettivamente l’Agnus Dei e il Battesimo di Cristo sul Giordano; nella faccia opposta di quest’ultimo vi è uno stemma nobiliare a testa di cavallo, identificato fino a oggi con quello della famiglia Cardona.
Un altro emblema – quello dei Moncada – è presente nel terzo capitello, dalla forma più convenzionale a foglie d’acanto e volute.
I tre capitelli, databili alla seconda metà del Cinquecento, non si prestano a essere classificati secondo gli ordini architettonici classici, appartenendo piuttosto a un repertorio di modelli d’invenzione, che trovò impiego in Sicilia almeno fino agli anni Ottanta del secolo.
Sebbene il citato manoscritto del Gallo dati l’aggiunta della navata laterale al 1472 e la riconduca alla committenza del conte Pietro II Cardona, l’analisi degli elementi superstiti, in particolare i capitelli, e le considerazioni che seguono inducono a spostare di almeno un secolo tale data.
Nel corso dei decenni la chiesa viene arricchita con un robusto campanile sormontato da una guglia maiolicata i cui laterizi vengono prodotti dalle fornaci locali nella seconda metà del 500.
La guglia maiolicata è stata successivamente ricollocata nel campanile della chiesa di Santa Maria la Vecchia dove è tuttora.
Alcune opere conservate al suo interno sono state salvate e custodite presso la Chiesa Madre di Collesano. Si tratta di pregevoli pitture su tavola databili alla prima metà del Cinquecento, quali "Il banchetto di Erode e la decollazione del Battista", "La Madonna delle Grazie tra Sante", "L’Adorazione dei Magi", nonché le statue di "San Giovanni" (primi decenni del XVI secolo) e di "San Giuseppe" (1603).
La candidatura a "I luoghi del cuore" dei Ruderi della Chiesa di San Giovanni, nasce come tentativo di valorizzare lo spazio dell'antica chiesa, completamente abbandonato e ridotto a sterpaglie, ridandogli nuova vita.