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CHIESA DI SAN PEYRE A STROPPO

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STROPPO, CUNEO

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CHIESA DI SAN PEYRE A STROPPO
Posta a 1.233 m di altitudine, la chiesa di San Peyre è isolata lungo la strada che conduce a Elva e ha condiviso la funzione di Parrocchia con la chiesa di San Giovanni Battista al Paschero fino al 1.825, data della soppressione del titolo e della sconsacrazione dell'attiguo cimitero. Costruita nel XII secolo, la sua parte esterna è molto semplice, con facciata a capanna e portale a tutto sesto. Singolare è la presenza di due campanili, uno romanico a vela e uno gotico a quattro piani, aggiunto nel XIV secolo, dall'alta cuspide ottagonale attorniata da quattro pilastrini. Il portale pseudo-megalitico è sormontato da un arco a tutto sesto romanico dove è scolpita una data, variamente letta come 1.092, 1.292, 1.492. La struttura interna è assai articolata: la navata centrale è più ampia e ha copertura a capriate lignee, mentre le navatelle laterali, aggiunte successivamente, hanno volte a crociera costolonate. Altro elemento originale è la presenza di due absidi a volta a sesto acuto e di un dislivello di una decina di centimetri fra la navata centrale e quella di destra. Le colonne in pietra che separano le navate posseggono capitelli cubici, privi di decorazione. Una balaustra lignea, di fattura probabilmente secentesca, separa l'abside maggiore dalla navata e si caratterizza per gli intagli originalissimi che hanno per soggetto la Crocifissione, l'Inferno e il Peccato: lo stile spigoloso ricorda sia l'arte africana che l'ultimo Picasso. Davanti al mur de chevet è collocato un trave squadrato e dipinto, residuo di una tradizione ancestrale che si riallaccia all'iconostasi, su cui è fissato un Crocifisso di grandi proporzioni degli inizi del Seicento, e che reca la scritta "Vide homo quae pro te patior, video homo quia pro te in cruce pendens, amore languens, morior". Una grande figura di Cristo in trono, affiancata dal dedicatorio della chiesa Pietro e da Paolo con le chiavi del regno, la spada e i libri delle epistole, spicca nell'abside maggiore, le cui pareti della volta ospitano gli Apostoli - originale la scelta di raffigurare Giuda Iscariota con un alberello - : sulla volta sono rappresentati i simboli apocalittici degli Evangelisti. Il Cristo regge un libro sul quale spicca la scritta Ego sum lux fortis, solvo vincula mortis: il volto largo e piatto ricorda per certi versi i tratti della pittura bizantina. Allo stesso maestro anonimo attivo nel XIV secolo sono da attribuire l'Annunciazione nell'arco e la figura di San Cristoforo che traghetta il bambino sopra la cappelletta del campanile. In quest'ultima operò successivamente un secondo frescante, che realizzò la Madonna in trono fra San Pietro e Sant'Antonio Abate. Nell'intradosso dell'arco sono dipinti San Bernardo da Mentone che incatena un diavolo, e le sante Barbara e Caterina d'Alessandria con i simboli del martirio. Dello stesso artista parrebbe il san Giacomo accanto alla porta che immetteva all'antico cimitero, sempre nella navata sinistra. E' però l'abside minore a riservare maggiori sorprese, con un terzo maestro anonimo, forse lombardo, autore nei primi decenni del XV secolo di Natività, Annuncio ai pastori, Adorazione dei Magi e Dormitio Virginis, in cui Pietro è chiamato a vedere l'Assunzione al cielo della Madonna. Ispirate ai Vangeli Apocrifi, rappresentano con delicatezza la nascita di Cristo arricchendola di particolari inediti e intimi. Assai rara la figura del pastore suonatore di cornamusa. Forse alla medesima mano è da ricondurre la Maria Maddalena dipinta sul pilastro tra l'abside e l'absidiola. Un quarto pittore, più modesto, è autore nei primi anni del Cinquecento del San Pietro e del riquadro con i Santi Sebastiano, Rocco e Fabiano Papa nella navatella destra.

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Posta a 1.233 m di altitudine, la chiesa di San Peyre è isolata lungo la strada che conduce a Elva e ha condiviso la funzione di Parrocchia con la chiesa di San Giovanni Battista al Paschero fino al 1.825, data della soppressione del titolo e della sconsacrazione dell'attiguo cimitero. Costruita nel XII secolo, la sua parte esterna è molto semplice, con facciata a capanna e portale a tutto sesto. Singolare è la presenza di due campanili, uno romanico a vela e uno gotico a quattro piani, aggiunto nel XIV secolo, dall'alta cuspide ottagonale attorniata da quattro pilastrini. Il portale pseudo-megalitico è sormontato da un arco a tutto sesto romanico dove è scolpita una data, variamente letta come 1.092, 1.292, 1.492. La struttura interna è assai articolata: la navata centrale è più ampia e ha copertura a capriate lignee, mentre le navatelle laterali, aggiunte successivamente, hanno volte a crociera costolonate. Altro elemento originale è la presenza di due absidi a volta a sesto acuto e di un dislivello di una decina di centimetri fra la navata centrale e quella di destra. Le colonne in pietra che separano le navate posseggono capitelli cubici, privi di decorazione. Una balaustra lignea, di fattura probabilmente secentesca, separa l'abside maggiore dalla navata e si caratterizza per gli intagli originalissimi che hanno per soggetto la Crocifissione, l'Inferno e il Peccato: lo stile spigoloso ricorda sia l'arte africana che l'ultimo Picasso. Davanti al mur de chevet è collocato un trave squadrato e dipinto, residuo di una tradizione ancestrale che si riallaccia all'iconostasi, su cui è fissato un Crocifisso di grandi proporzioni degli inizi del Seicento, e che reca la scritta "Vide homo quae pro te patior, video homo quia pro te in cruce pendens, amore languens, morior". Una grande figura di Cristo in trono, affiancata dal dedicatorio della chiesa Pietro e da Paolo con le chiavi del regno, la spada e i libri delle epistole, spicca nell'abside maggiore, le cui pareti della volta ospitano gli Apostoli - originale la scelta di raffigurare Giuda Iscariota con un alberello - : sulla volta sono rappresentati i simboli apocalittici degli Evangelisti. Il Cristo regge un libro sul quale spicca la scritta Ego sum lux fortis, solvo vincula mortis: il volto largo e piatto ricorda per certi versi i tratti della pittura bizantina. Allo stesso maestro anonimo attivo nel XIV secolo sono da attribuire l'Annunciazione nell'arco e la figura di San Cristoforo che traghetta il bambino sopra la cappelletta del campanile. In quest'ultima operò successivamente un secondo frescante, che realizzò la Madonna in trono fra San Pietro e Sant'Antonio Abate. Nell'intradosso dell'arco sono dipinti San Bernardo da Mentone che incatena un diavolo, e le sante Barbara e Caterina d'Alessandria con i simboli del martirio. Dello stesso artista parrebbe il san Giacomo accanto alla porta che immetteva all'antico cimitero, sempre nella navata sinistra. E' però l'abside minore a riservare maggiori sorprese, con un terzo maestro anonimo, forse lombardo, autore nei primi decenni del XV secolo di Natività, Annuncio ai pastori, Adorazione dei Magi e Dormitio Virginis, in cui Pietro è chiamato a vedere l'Assunzione al cielo della Madonna. Ispirate ai Vangeli Apocrifi, rappresentano con delicatezza la nascita di Cristo arricchendola di particolari inediti e intimi. Assai rara la figura del pastore suonatore di cornamusa. Forse alla medesima mano è da ricondurre la Maria Maddalena dipinta sul pilastro tra l'abside e l'absidiola. Un quarto pittore, più modesto, è autore nei primi anni del Cinquecento del San Pietro e del riquadro con i Santi Sebastiano, Rocco e Fabiano Papa nella navatella destra.
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