Edificata al posto di un monastero di basiliane dalla Confraternita omonima, risalente al XIII secolo, quale proprio oratorio, la chiesa fu nei secoli impreziosita dai confrati di quadri, affreschi, decorazioni e statue in stucco e di un pregevolissimo soffitto ligneo che l'ennese Paolo Guglielmaci intagliò nel Settecento, inserendovi a ricordo
degli anni di Cristo 33 lacunari ottagonali. Possiede arredi dipinti alla maniera veneziana; le statue dei dodici Apostoli in stucco, eseguite ne1 1744 dagli agrigentini Raimondo e Calogero Sturnelli; il simulacro del Cristo Morto, dalle braccia snodabili, condotto nella processione del Venerdì Santo nell'artistica urna ideata verso il 1937 dall'ennese Giovanni Cacciato (1887-1965), una nicchia, con sportelli
dipinti, posta sull'altare maggiore contenente la statua del Cristo Risorto.