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CONVENTO DI SANT'ANTONIO FUORI LE MURA

CONVENTO DI SANT'ANTONIO FUORI LE MURA

REGALBUTO, ENNA

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CONVENTO DI SANT'ANTONIO FUORI LE MURA
Sorge a circa un miglio dell'abitato su uno sperone roccioso di arenarie "flisch-numidiche" e occupa gran parte dell'area d'un più antico insediamento rupestre di probabile età bizantina. E' costituito da diverse abitazioni artificiali in grotte e dal Convento, di cui restano in piedi il prospetto principale, porte del chiostro, la cisterna e le mura perimetrali. Il Convento è collegato alle grotte circostanti tramite camminamenti e scalinate intagliate nella roccia. Gli intagli artificiali, il tipo di nicchie scavate nelle pareti, la presenza di canalette per convogliare l'acqua in una grande cisterna rettangolare farebbero ascrivere il complesso all'età bizantina. Tra i vari impianti dell'insediamento rupestre merita particolare attenzione "u trappitu", una serie di vasche comunicanti fra loro che venivano utilizzate, molto probabilmente, per la macerazione delle olive o per la lavorazione della canna da zucchero. La posizione naturale del "burgus" ci fa facilmente ipotizzare che il sito doveva inserirsi nel complesso dei "castra" dell'ennese che, col concorso del "castrum" di S. Calogero, e di un sistema di torri e castelli collegati a vista (Agira, Gagliano, Centuripe, Troina, ecc.), permetteva di controllare la valle del Salso e di sbarrare le strade che portavano verso le coste tirreniche o, all'interno, verso Enna. Saremo dunque davanti ad un insediamento monastico, forse fortificato, ricollegabile al diffuso fenomeno dell'eremitismo greco in Sicilia nei secoli VIII e XII. Più tardi si vuole che questo romitorio avesse stabilito la loro dimora alcuni eremiti seguaci del "Servo di Dio" P. Filippo Dolcetto. Nel 1580, poi, il Ven. Servo di Dio P. Andrea del Guasto fondatore della Congregazione degli Agostiniani Riformati di Sicilia, vi insediò il convento in cui egli stesso visse sino alla sua morte. Soppressa l'anzidetta Congregazione, il convento passò sotto la cura della sede Provinciale degli stessi Agostiniani che lo ingrandì ed abbellì durante la seconda metà del XVIII secolo. La chiesa è tuttora la parte più integra della fabbrica. Completamente rifatta nel 1755, essa è servita da una piccola sagrestia posta sulla destra porta dell'ingresso e da un coretto addossato al portale. Ampie finestre illuminano il tempio costruito da una sola navata e dal catino absidale. Gli altari decorati in stucco policromo furono restaurati, come l'intera chiesa d'altronde, nel 1831. il convento, di cui restano in piedi solo il prospetto principale, parte del chiosco, la cisterna e parte delle mura perimetrali, era costruito su due piani: nel piano terra trovavano posto la biblioteca, l'oratorio, il refettorio ecc., ed al primo piano le celle dei frati. Requisito dallo Stato, dopo l'unità d'Italia, tutto il complesso fu successivamente ceduto a privati che non riuscirono a tutelarlo dai saccheggi e vandalismi.

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Sorge a circa un miglio dell'abitato su uno sperone roccioso di arenarie "flisch-numidiche" e occupa gran parte dell'area d'un più antico insediamento rupestre di probabile età bizantina. E' costituito da diverse abitazioni artificiali in grotte e dal Convento, di cui restano in piedi il prospetto principale, porte del chiostro, la cisterna e le mura perimetrali. Il Convento è collegato alle grotte circostanti tramite camminamenti e scalinate intagliate nella roccia. Gli intagli artificiali, il tipo di nicchie scavate nelle pareti, la presenza di canalette per convogliare l'acqua in una grande cisterna rettangolare farebbero ascrivere il complesso all'età bizantina. Tra i vari impianti dell'insediamento rupestre merita particolare attenzione "u trappitu", una serie di vasche comunicanti fra loro che venivano utilizzate, molto probabilmente, per la macerazione delle olive o per la lavorazione della canna da zucchero. La posizione naturale del "burgus" ci fa facilmente ipotizzare che il sito doveva inserirsi nel complesso dei "castra" dell'ennese che, col concorso del "castrum" di S. Calogero, e di un sistema di torri e castelli collegati a vista (Agira, Gagliano, Centuripe, Troina, ecc.), permetteva di controllare la valle del Salso e di sbarrare le strade che portavano verso le coste tirreniche o, all'interno, verso Enna. Saremo dunque davanti ad un insediamento monastico, forse fortificato, ricollegabile al diffuso fenomeno dell'eremitismo greco in Sicilia nei secoli VIII e XII. Più tardi si vuole che questo romitorio avesse stabilito la loro dimora alcuni eremiti seguaci del "Servo di Dio" P. Filippo Dolcetto. Nel 1580, poi, il Ven. Servo di Dio P. Andrea del Guasto fondatore della Congregazione degli Agostiniani Riformati di Sicilia, vi insediò il convento in cui egli stesso visse sino alla sua morte. Soppressa l'anzidetta Congregazione, il convento passò sotto la cura della sede Provinciale degli stessi Agostiniani che lo ingrandì ed abbellì durante la seconda metà del XVIII secolo. La chiesa è tuttora la parte più integra della fabbrica. Completamente rifatta nel 1755, essa è servita da una piccola sagrestia posta sulla destra porta dell'ingresso e da un coretto addossato al portale. Ampie finestre illuminano il tempio costruito da una sola navata e dal catino absidale. Gli altari decorati in stucco policromo furono restaurati, come l'intera chiesa d'altronde, nel 1831. il convento, di cui restano in piedi solo il prospetto principale, parte del chiosco, la cisterna e parte delle mura perimetrali, era costruito su due piani: nel piano terra trovavano posto la biblioteca, l'oratorio, il refettorio ecc., ed al primo piano le celle dei frati. Requisito dallo Stato, dopo l'unità d'Italia, tutto il complesso fu successivamente ceduto a privati che non riuscirono a tutelarlo dai saccheggi e vandalismi.
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