I Luoghi del Cuore
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EX CHIESA DEL GESÙ

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EX CHIESA DEL GESÙ
L'ex chiesa del Gesù (metà del secolo XVI), annessa all'antico monastero delle Clarisse su progetto di Vincenzo Seregno, ingegnere della Fabbrica del Duomo di Milano, è oggi parte del Museo Paleontologico. Della chiesa rimangono esternamente visibili l'abside e la facciata in cotto a due ordini sovrapposti ritmati da lesene, coronate dal frontone triangolare. Mentre l'interno, svela una delle più importanti imprese decorative ad opera del noto pittore astigiano Gian Carlo Aliberti (Canelli, 1670 – Asti, 1727): il grande affresco raffigurante la Gloria del Paradiso.

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EX CHIESA DEL GESÙ
Le prime notizie del monastero del Santissimo Nome di Gesù risalgono al 1524. In quell’anno, dopo la morte del marito, Isabella Pelletta decise di dedicarsi alla vita monastica assieme alle quattro figlie e alle Monache Francescane Clarisse Minori Osservanti del Gesù, dette poi Urbaniste. Nel 1549, sul sedime di edifici preesistenti, si prese a costruire la chiesa in testata del complesso religioso, sulla base del progetto dell’architetto Vincenzo Seregno, ingegnere della Fabbrica del Duomo di Milano. I lavori vennero portati a termine nel 1558, ma soltanto quaranta anni più tardi, nel 1589, fu consacrata la chiesa, dedicata al S.S. Nome di Gesù. L’inizio del XVIII secolo è caratterizzato da una fase di rinnovamento decorativo: il pittore astigiano Giancarlo Aliberti (Canelli, 1670 – Asti, 1727) affresca la volta della chiesa con “L’Assemblea dei Santi intorno al Bambino Gesù e il Paradiso”. Lo stesso edificio nel 1755 fu ancora abbellita da un coro ligneo donato dall'Abbazia di Solaro di Breglio. Nel 1767 ebbe inizio la prima ristrutturazione del complesso, forse la più significativa, quella che nelle forme e nei caratteri principali ci consegna immutata l'immagine delle masse edilizie così aggregate. Il progetto di ristrutturazione ed ampliamento, forse di Benedetto Alfieri, fu condotto inizialmente da Giovanni Maria Molino sulla traccia del ben più illustre architetto. Nelle intenzioni del progettista l’insieme degli elementi architettonici risultava essere distribuito intorno ad un nucleo centrale chiuso da quattro bracci porticati prospettanti un cortile interno a guisa di chiostro, ancor oggi elemento caratterizzante del Complesso del Michelerio. Nel settembre del 1802, in seguito alla soppressione dei monasteri imposta dalle autorità francesi occupanti, il complesso passò alla proprietà del Demanio Nazionale. Nel corso del XIX secolo venne destinato a molteplici utilizzi e nel 1870 fu messo all'asta e acquistato dal canonico Cerruti finanziato da Clara Michelerio, un’anziana signora molto facoltosa e credente che, non avendo parenti, aveva espresso il desiderio di impiegare quanto possedeva nella realizzazione di un’opera di beneficenza. Dal 1862 fu quindi attiva l’Opera Pia Michelerio, che sotto la direzione del canonico Cerruti si dedicò ad accogliere, ospitare ed educare i giovani orfani della Città di Asti e del circondario. L'Opera Pia Michelerio cessò l'attività nel 1971 e da allora vennero meno le necessarie opere di manutenzione dell’edificio. In seguito il complesso è stato occupato fino alla fine degli anni ‘80 da diverse piccole attività, prevalentemente a carattere artigianale e commerciale. Nel 2004, su progetto dell’ing. Ubaldo Sabbioni dell’ATC (Agenzia Territoriale della Casa), ebbe nuova ed elegante vita anche quel vecchio cortile del Michelerio, che ora viene utilizzato per convegni, mostre e concerti. Attualmente, nei locali rimessi a nuovo trovano posto studi, uffici e sedi di enti, tra cui l’Ente di Gestione del Parco Paleontologico Astigiano, mentre i locali sotterranei del complesso ospitano il Museo Paleontologico Territoriale dell’Astigiano. La chiesa è visitabile liberamente negli orari di apertura del Museo Paleontologico (da lunedì a giovedì 10,00-16,00; sabato e domenica ora legale 10,00-13,00 / 16,00-19,00 ora solare 10,00-13,00 / 15,00-18,00; venerdì chiuso). Oltre alla famosissima volta dell’Aliberti, ospita gli affreschi barocchi di Salvatore Bianchi (Velate, 1653 – Velate, 1727) provenienti dalla chiesa di Sant’Anastasio, demolita nel 1907, e raffiguranti scene bibliche. Esternamente rimangono visibili l'abside e la facciata in cotto a due ordini sovrapposti ritmati da lesene, coronate dal frontone triangolare.
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