Superando la passarella di legno che attraversa i resti delle mura originarie, si accede all’antico Hospitalis Pontis Gallorum (ospedale del ponte dei Galli) di cui sopravvive parte del recinto esterno in pietra calcarea del Subasio. Arrivo già nel 1250 e fino alla seconda metà del Trecento, l’ospedale passo all’incirca con il cambio del secolo, dalla gestione dei frati a quella delle monache benedettine, entrambi comunque subordinati all’autorità vescovile. In base ai principi benedettini di accoglienza e grazie anche al sostegno economico monastico e dei privati cittadini, malati e pellegrini di passaggio potevano qui godere di ricovero, ristoro e assistenza medica. Va tenuto conto comunque che il lavoro delle monache andava ben al di là dell’opera di soccorso, comprendendo attività agricole e occasionalmente anche edili o perfino interventi sulle reti idrica e viaria. Il FAI sui ruderi dell’ospitale ha creato un giardino ispirato agli orti monastici dell’epoca con piante da frutto e erbe aromatiche come noci, melograni, peri, meli, biancospini, sambuchi, rosmarini e origano. Da notare la pergola di fichi e la siepe di uva spina!