Il complesso dei Molini Grassi, sia per la loro struttura
architettonica (sono composti da più edifici su più livelli
naturali lungo l'Olona) che per la dotazione ruote (ben
sette iscritte a Catasto nel 1881) è stato senza dubbio
uno fra i più importanti della nostra zona.
Date presenti su una parete interna dell'edificio più a Sud
(1730) e soprattutto l'affresco esterno sulla facciata
dell'edificio a Nord (1675) ne attestano la presenza sin
dai tempi più antichi.
Ancora di grande valore l'ambito circostante.
Il complesso dei Molini Grassi, grazie anche ad alcuni
recenti interventi di restauro, ha mantenuto una
consistenza strutturale originaria ancora facilmente
visibile.
Sono tuttora presenti due ruote in ferro a testimonianza
di un passato recente.
Attualmente parte degli edifici (quelli a Nord) sono
disabitati, mentre gli altri sono abitati.
Restano cinque antichi quadranti solari. Queste
meridiane costituiscono un reperto importante di quel
passaggio epocale dalle ore italiche a quelle di tipo
francese o moderno. Probabilmente furono costruite ad
inizio '700, a giudicare dalle decorazioni. Le meridiane a
ore italiche dovevano essere due, una rivolta a sud-est,
l'altra a sud-ovest. Così da prendere in ogni momento del
giorno il sole, una o l'altra in alternanza. Quando a inizio
'800 le ore italiche caddero in disuso, la vecchia
meridiana di sud-ovest fu coperta con un'altra di ore
francesi. Quella di sud-est abbandonata, forse perché
poco accessibile. Anch'essa cancellata da una nuova,
rivolta nella stessa inclinazione del sole ma costruita su
una parete di edificio più basso, in posizione più comoda
per la lettura. Quindi cinque meridiane: tre ben visibili più
due ormai sfregiate dal degrado.
I Mulini Grassi sono forse il miglior esempio di come il
tempo, a tutto il '700, non esistesse nella coscienza
dell'uomo. Almeno per come lo intendiamo oggi noi.
Allora erano gli uomini a comandarlo, lo creavano e lo
disfavano a seconda dei bisogni. Valeva unicamente per effetto del loro agire, delle loro azioni. Per il contadino
che lavorava la terra o faceva andare le pale dei mulini, il
tramonto era il confine ultimo della giornata, la porta
sull'abisso, più in là non c'era nulla, e spariva anche il
tempo. Il tempo convenzionale, è appunto un'invenzione
dell'uomo contemporaneo. Quando le distanze si sono
annullate, i commerci ramificati e sempre più gente
veniva a contatto di altra gente lontana, c'è stato bisogno
di centralizzarlo, di dare un metro unico e universale alle
attività umane. Sull'onda della rivoluzione industriale, le
prime fabbriche, le ferrovie, l'inurbamento delle grandi
masse in fuga dalle campagne, la democrazia che
esplode, allora la vita dell'uomo andava standardizzata,
dandone una cadenza misurabile con precisione.