I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare
MULINO "DE PIEDI" O "DI BASSO"

MULINO "DE PIEDI" O "DI BASSO"

SANT'ANDREA DI CONZA, AVELLINO

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MULINO "DE PIEDI" O "DI BASSO"
... "de piede" Così denominato perchè ultimo dei tre mulini della "Mensa Arcivescovile" ed a valle del paese (e di un'altro mulino situato a brevissima distanza ma a quota superiore), ha "lavorato" fino agli anni '50, ha resistito anche agli eventi sismici del novembre '80 ma non può resistere ancora molto all'incuria e all'abbandono. Ogni giorno che passa deperisce e fra poco crollerà del tutto. A tutti gli effetti è da considerare un simbolo per il paese, simbolo di operosità e di ingegno della sua popolazione, almeno fino agli anni '50, appunto. La diffusione dei mulini era una caratteristica di Sant'Andrea. Se ne potevano contare almeno 6 nel centro abitato e nelle sue immediate vicinanze. Nell'intero territorio (di appena 644 ettari) arrivavano almeno a 10. Il paese dispone di una sorgente di una certa importanza che nei tempi passati consentiva, non senza problemi e continui litigi, l'alimentazione dei mulini. Questi erano disposti "in cascata" cosicché dopo aver azionato le macine dei mulini più a monte, l'acqua continuava ad alimentare quelli più a valle (sempreché qualcun altro non ne avesse deviato il corso per irrigare il proprio orto). Nel volume "ITINERARIO" pubblicato a cura del CRESM Campania nel 1993 (epoca in cui erano ancora esistenti tutte le parti componenti l'organismo tecnologico), con riferimento ad una ricerca di archeologia industriale, si proponeva il restauro ed il ripristino del mulino "d' piede". Purtroppo, come già detto, continua invece a deperire nonstante l'interessamento da parte dell'Amministrazione Comunale che nel 2014 ha avuto da prima la disponibilità della stessa e nel 2018 ha presentato in Regione Campania insieme alla Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali un progetto di recupero.

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... "de piede" Così denominato perchè ultimo dei tre mulini della "Mensa Arcivescovile" ed a valle del paese (e di un'altro mulino situato a brevissima distanza ma a quota superiore), ha "lavorato" fino agli anni '50, ha resistito anche agli eventi sismici del novembre '80 ma non può resistere ancora molto all'incuria e all'abbandono. Ogni giorno che passa deperisce e fra poco crollerà del tutto. A tutti gli effetti è da considerare un simbolo per il paese, simbolo di operosità e di ingegno della sua popolazione, almeno fino agli anni '50, appunto. La diffusione dei mulini era una caratteristica di Sant'Andrea. Se ne potevano contare almeno 6 nel centro abitato e nelle sue immediate vicinanze. Nell'intero territorio (di appena 644 ettari) arrivavano almeno a 10. Il paese dispone di una sorgente di una certa importanza che nei tempi passati consentiva, non senza problemi e continui litigi, l'alimentazione dei mulini. Questi erano disposti "in cascata" cosicché dopo aver azionato le macine dei mulini più a monte, l'acqua continuava ad alimentare quelli più a valle (sempreché qualcun altro non ne avesse deviato il corso per irrigare il proprio orto). Nel volume "ITINERARIO" pubblicato a cura del CRESM Campania nel 1993 (epoca in cui erano ancora esistenti tutte le parti componenti l'organismo tecnologico), con riferimento ad una ricerca di archeologia industriale, si proponeva il restauro ed il ripristino del mulino "d' piede". Purtroppo, come già detto, continua invece a deperire nonstante l'interessamento da parte dell'Amministrazione Comunale che nel 2014 ha avuto da prima la disponibilità della stessa e nel 2018 ha presentato in Regione Campania insieme alla Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali un progetto di recupero.
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