Scopri il progetto sostenuto da FAI e Intesa Sanpaolo
Questo antico mulino per macinare il grano, immerso in una splendida radura in alta val Brembana sopra Bergamo, vanta la presenza di macchinari da pesta datati al 1615. Alle origini il mulino macinava quasi certamente farina bianca dal frumento e dal miglio e più tardi quella gialla dal granturco, ma ben presto a queste attività si affiancò quella di spremere noci per ricavarne olio e, in modo saltuario, anche raspe di uve per ottenere alcolici quali la grappa. Nel corso del XVIII secolo, inoltre, quando le miniere di ferro dell’alta Valle Brembana producevano ancora discrete quantità di materiale, un’antica pesta manuale di origini medievali fu trasformata per vari decenni in maglio e utilizzata per produrre attrezzi di lavoro per l’agricoltura, quali zappe, vanghe, picconi, martelli, rastrelli, falci, asce. Sul finire del Settecento nel maglio si produssero anche armi da taglio come spade e pugnali. A testimonianza di queste trasformazioni, si legge incisa sulle strutture interne di legno e di pietra una serie di date comprese tra 1674 e 1783, che scandiscono i tempi di queste parziali ristrutturazioni. Legato da generazioni alla famiglia Gervasoni, a cui è appartenuto dalla fine del XVI secolo fino a tempi recentissimi, il mulino è rimasto in funzione fino agli anni Ottanta, quando la prematura scomparsa del suo proprietario lo ha condannato a una lunga inattività. Nel 2003, in occasione della prima edizione del censimento, tutta la valle si è unita per segnalare questo bene, pietra miliare della storia locale ed elemento cardine per le attività contadine. Grazie alla solerzia dei valligiani, il Mulino è arrivato 2° con 1.299 voti e per questo è stato oggetto di intervento da parte dei Luoghi del Cuore.
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IL BENE
Il mulino di Baresi, piccola frazione di Roncobello, è stato scelto in virtù della storia toccante del proprietario del mulino Maurizio Gervasoni, l'ultimo mugnaio che fino al 1996 ha macinato il grano per la farina da polenta. Esso è anche luogo simbolo per il profondo legame che lo unisce alla piccola comunità di Baresi in quanto, immerso nella radura in alta Val Brembana, esiste almeno dal 1550 e dalla sua attività decine di comunità della Valle hanno ricavato per secoli i beni della propria sussistenza: farina, miglio, olio , formaggio e pane. Segnalato alla 1° edizione del censimento con 1.300 voti il recupero del mulino da parte del FAI è divenuto l’esempio dell’impegno e della voglia di far rivivere un luogo della memoria in un territorio incontaminato.
PROGETTO SOSTENUTO
Il FAI ha dunque scelto il Mulino di Baresi come "luogo del cuore da restaurare" e da adibire a museo affidandolo all’associazione "Maurizio Gervasoni". Dopo averlo acquisito e restaurato, il 21 luglio 2006 nella splendida cornice di Roncobello, il FAI ha consegnato le chiavi del mulino all'associazione Maurizio Gervasoni restituendolo così alla sua comunità.
562° Posto
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2° Posto
Situato in un contesto paesaggistico unico, nel territorio della piccola località montana di Bàresi, in val Brembana, il fabbricato rurale in pietra risale al XVII secolo e tuttora conserva un torchio per la spremitura delle noci, un mulino per le farine (datato 1672) e alcune testimonianze di un antico forno per il pane. Dall’attività di questi opifici decine di comunità della valle hanno ricavato per secoli i beni necessari alla propria sussistenza: farina, pane e olio per l’alimentazione e l’illuminazione. Sopra l’ingresso un affresco raffigura una Madonna con Bambino, mentre a destra è rappresentato un albero di noce. Sede di antichi mestieri e tradizioni, per la sua rilevanza storica, etnografica e anche antropologica (tutta l’area, infatti, reca tracce di insediamenti abitativi risalenti all’età del bronzo), il mulino è stato sottoposto a vincolo dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Nel 2003 è stato inoltre il secondo bene più votato nel censimento, bandito dal FAI, dal titolo "I Luoghi del Cuore". Grazie a una donazione di Intesa Sanpaolo, la Fondazione nel 2005 ha potuto acquistare il mulino dalla famiglia Gervasoni. Il progetto del FAI ha previsto un’opera di recupero e restauro dell’edificio e dei suoi meccanismi, affinché la preziosissima memoria storica in esso custodita non andasse perduta. La gestione del mulino è stata poi affidata alla comunità locale.
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