I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare
MUSEO DINAMICO DELLA SETA | ph. FAI | © FAI - Fondo Ambiente Italiano

MUSEO DELLA SETA

MENDICINO, COSENZA

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MUSEO DELLA SETA
Mendicino e le Filande - Mendicino nell’Ottocento è uno dei centri più importanti per la produzione della seta greggia. Le campagne sono letteralmente coperte di gelsi ed In ogni famiglia le contadine allevano bachi. Nel 1857 fuori e dentro il centro abitato, ci sono quaranta filande e alla fine del secolo, presso la Camera di Commercio di Cosenza ne risultano iscritte 111, alcune delle quali sono animate da un motore idraulico della forza di 4 cavalli e dove per circa quattro mesi all’anno e dodici ore al giorno lavorano 30 uomini e 320 donne di cui 120 fanciulle. Dalla fine dell’Ottocento sino agli inizi del Novecento ne rimangono solo due per la cardatura e la filatura dei cascami di seta, quella di Domenico Gaudio e l’altra di Eugenio Gaudio che si sono conservate integralmente e costituiscono gli attuali musei della seta, splendidi ed unici esempi di archeologia industriale. La prima, costruita nella seconda metà dell’Ottocento, è stata quella più longeva ed ha funzionato fino alla prima metà del Novecento. La seconda costruita nel 1915 è rimasta in funzione fino al 1925. La struttura della filanda più antica ripete gli schemi di tutte le filande dell’Ottocento, edifici parallelepipedi, con grandi vetrate rettangolari, collocati vicino a corsi d’acqua per sfruttare la forza idraulica. Il sistema di trattura è quello ad aspo piccolo, alla piemontese, con le cinghie di fermo, inventate da Galvano, che consentono di togliere le matasse senza fermare tutti gli altri aspi. La seconda filanda che costituisce il Museo Dinamico, si sviluppa invece su tre livelli in previsione non solo della lavorazione della trattura ma anche per quelle prodromiche del deposito dei bozzoli freschi e della loro essiccazione . Infatti nel pianterreno si trovano due fornaci di forma cilindrica che, alimentate da legname di quercia, cerro, ontano o carbon fossile, mandano il calore necessario alle vasche collocate al secondo piano per l’essiccazione dei bozzoli che vengono posti nelle bigattiere. Nello stesso piano è collocata la filanda vera e propria con il banco di trattura e le piantane con gli aspi della seta. Infine nel terzo livello vengono depositati i bozzoli freschi appena acquistati. Sul banco di trattura, ‘a conca d’a mashra’ la conca della maestra, avviene l’operazione di dipanamento dei fili serici dai bozzoli, in modo da formare un unico filo passando attraverso la tavella, nella maggetta sulle rotelline ed infine avvolto sull’aspo a forma di matassa. Le due strutture collocate a poca distanza l’una dall’altra, si trovano nel centro storico del paese, a pochi passi dal Municipio e facilmente raggiungibili a piedi.

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, MUSEO DINAMICO DELLA SETA, MENDICINO, COSENZA

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Mendicino e le Filande - Mendicino nell’Ottocento è uno dei centri più importanti per la produzione della seta greggia. Le campagne sono letteralmente coperte di gelsi ed In ogni famiglia le contadine allevano bachi. Nel 1857 fuori e dentro il centro abitato, ci sono quaranta filande e alla fine del secolo, presso la Camera di Commercio di Cosenza ne risultano iscritte 111, alcune delle quali sono animate da un motore idraulico della forza di 4 cavalli e dove per circa quattro mesi all’anno e dodici ore al giorno lavorano 30 uomini e 320 donne di cui 120 fanciulle. Dalla fine dell’Ottocento sino agli inizi del Novecento ne rimangono solo due per la cardatura e la filatura dei cascami di seta, quella di Domenico Gaudio e l’altra di Eugenio Gaudio che si sono conservate integralmente e costituiscono gli attuali musei della seta, splendidi ed unici esempi di archeologia industriale. La prima, costruita nella seconda metà dell’Ottocento, è stata quella più longeva ed ha funzionato fino alla prima metà del Novecento. La seconda costruita nel 1915 è rimasta in funzione fino al 1925. La struttura della filanda più antica ripete gli schemi di tutte le filande dell’Ottocento, edifici parallelepipedi, con grandi vetrate rettangolari, collocati vicino a corsi d’acqua per sfruttare la forza idraulica. Il sistema di trattura è quello ad aspo piccolo, alla piemontese, con le cinghie di fermo, inventate da Galvano, che consentono di togliere le matasse senza fermare tutti gli altri aspi. La seconda filanda che costituisce il Museo Dinamico, si sviluppa invece su tre livelli in previsione non solo della lavorazione della trattura ma anche per quelle prodromiche del deposito dei bozzoli freschi e della loro essiccazione . Infatti nel pianterreno si trovano due fornaci di forma cilindrica che, alimentate da legname di quercia, cerro, ontano o carbon fossile, mandano il calore necessario alle vasche collocate al secondo piano per l’essiccazione dei bozzoli che vengono posti nelle bigattiere. Nello stesso piano è collocata la filanda vera e propria con il banco di trattura e le piantane con gli aspi della seta. Infine nel terzo livello vengono depositati i bozzoli freschi appena acquistati. Sul banco di trattura, ‘a conca d’a mashra’ la conca della maestra, avviene l’operazione di dipanamento dei fili serici dai bozzoli, in modo da formare un unico filo passando attraverso la tavella, nella maggetta sulle rotelline ed infine avvolto sull’aspo a forma di matassa. Le due strutture collocate a poca distanza l’una dall’altra, si trovano nel centro storico del paese, a pochi passi dal Municipio e facilmente raggiungibili a piedi.
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