OASI DI SANT'ALESSIO - PARCO NATURALISTICO

SANT'ALESSIO CON VIALONE, PAVIA

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OASI DI SANT'ALESSIO - PARCO NATURALISTICO
L’Oasi iniziò a nascere nel 1973, quando Antonia e Harry Salamon acquistarono il castello di Sant’Alessio e quel poco di terra che gli sta intorno tuttora con il progetto di creare un allevamento di specie in pericolo, per ripopolarne la natura. La terra acquistata era un grande campo di erba medica. Non c’era un solo albero,quel che oggi si vede è stato tutto costruito dopo. Erano gli anni in cui il Falco pellegrino stava scomparendo dall’Europa e dal Nordamerica. Si pensava che il Cavaliere d’Italia fosse in pericolo d’estinzione. La Cicogna bianca mancava dall’Italia da cinque secoli e i pochi esemplari che transitavano sul nostro Paese, durante la migrazione stagionale, finivano immancabilmente imbalsamati,Molte specie, ora protette, erano ancora sulla lista dei “nocivi”. Queste furono quindi le prime tre specie cui ci dedicammo (ebbene, sì, siamo ancora qui e siamo noi a scrivere questi appunti). Nel 1993 cominciammo a creare voliere e altri spazi, dove ricostruimmo le catene alimentari; le relazioni fra specie che in natura convivono e interagiscono; Col passare del tempo, scoprimmo che la ricostruzione dei processi naturali andava perfino oltre quanto avevamo programmato e sperato. Si tratta di un giardino che consente a chi ama la natura di entrare in contatto ravvicinato con alcuni dei suoi fenomeni più segreti, senza sottoporsi ad addestramenti particolari e ad estenuanti attese, e senza possedere attrezzature e conoscenze che sono prerogativa di pochi professionisti. Fra l’altro, senza infastidire popolazioni di animali selvatici. Oltre alle tre specie di cui abbiamo già parlato, riproduciamo e liberiamo sistematicamente: Spatola, Mignattaio, Scoiattolo rosso (quello autoctono europeo), Upupa, Martin pescatore, Gheppio, Tuffetto… Altre specie allevate ma non ancora giunte alla fase del rilascio, se non occasionale, sono l’avocetta, il falco lanario. Anatre insolite, come la moretta tabaccata , la pesciaiola, il codone, la marzaiola e l’alzavola, reintrodotte allo stato semibrado nell’Oasi, contribuiscono ogni anno, con piccoli numeri, al ripopolamento di queste specie. L’aspetto a cui avevamo lavorato fin dal 1973 era stata la ricostruzione dell’ambiente dell’Oasi. Essa era, in origine, un grande campo per l’agricoltura industriale, privo di alberi. Vi operammo per anni, scavammo stagni e ruscelli, piantammo boschi, creammo paludi e prati. Perdonateci un po’’ di orgoglio, ma il risultato è stato spettacolare. Migliaia di coppie di uccelli selvatici scelgono, ogni primavera, di nidificare nell’Oasi. Ancora oggi, tutti gli anni, una specie nuova, o più di una, si aggiunge alla lista; anche se forse non sarà facile provare di nuovo l’emozione di assistere alla nostra prima nidificazione coloniale di Aironi, nel 1992, con 130 nidi, oggi giunta a superare i trecento (e anche cinquecento negli anni umidi). In tarda primavera, quando in meno di mezzo ettaro si possono ammirare forse duemila Aironi, intenti alle loro faccende, la mente corre ai grandi spettacoli naturali delle paludi d’Africa.
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