Tra gli edifici storico-artistici della città di Lamezia Terme emerge per qualità architettonica e stato di conservazione il palazzo d'Ippolito. Nell'androne vi e' un affresco del pittore Francesco Colelli nel quale sono raffigurati dei putti e lo stemma araldico della famiglia d'Ippolito. Elemento di particolare pregio e rarità è la pavimentazione In maiolica di manifattura Giustiniani a fondo ocra con decorazione nera.
Il Palazzo si distingue anche per l’esuberante e unica decorazione in stucco della facciata che per certi
versi lo assimila alle architetture austriache e ungheresi. La decorazione del prospetto, infatti, è
esemplata su elaborati modelli decorativi rocaille che non trovano analogie stringenti con esempi
napoletani, ma in area meridionale si rapporta solo con alcuni edifici siciliani. Il palazzo colloquia
con altri esempi lametini altrettanto importanti che per qualità e quantità costituiscono un unicum
nella Calabria; segnaliamo soltanto a titolo di esempio i palazzi Statti e Nicotera, su tutti però
palazzo d’Ippolito emerge per le singolare decorazione e per la sua sofisticata elaborazione
concettuale: i motivi decorativi fitomorfi degli stucchi, infatti, si volgono verso levante, e tale
orientamento determina anche la loro particolare vitalità plastica.
Palazzo d’Ippolito sorge a breve distanza dalla chiesa di San Francesco d’Assisi, in un quartiere di
origine cinquecentesca sviluppatosi con l’insediamento francescano. L’origine dell’edificio si
colloca intorno al 1763 quando per volontà di Felice d’Ippolito vennero acquisiti una serie di stabili,
fra cui palazzo Veraldi. La conseguente riconfigurazione degli stessi portò alla realizzazione di una facciata scenografica che costituisce la principale quinta di un lato della strada, mentre dal lato
opposto si trova la monumentale scalinata della chiesa di San Francesco dalla quale è possibile
osservare frontalmente una buona porzione delle decorazioni del palazzo. L’accorpamento di edifici
preesistenti è chiaramente deducibile planimetricamente dalle irregolarità della distribuzione degli ambienti e dello stesso androne. Da questo si accede ad un cortile e quindi al giardino, il cui
ingresso è segnato da un arco ornamentale, mentre dallo stesso spazio coperto si può imboccare lo
scalone patronale ed una seconda scala di servizio.
La decorazione della facciata potrebbe essere stata eseguita forse dai Frangipane, maestranze in
quel tempo attive per Felice d’Ippolito, rinnovatore del palazzo, per la decorazione di alcune
cappelle gentilizie nella chiesa di San Giovanni e San Domenico, dove pure opera lo stuccatore di
Fiumefreddo Pietro Joele.
Gli ambienti dell’antico edificio conservano arredi prevalentemente ottocenteschi, quello più
importante è costituito dal salone che conserva ancora, oltre agli arredi, la decorazione pittorica
originale di primi Ottocento. Nel
salone si apre anche la cappella gentilizia ancora intatta nella decorazione e nell’arredo.
Il palazzo è stato oggetto di discussione in atti di convegno internazionale ed è stato trattato in
diversi volumi scientifici e fra i più recenti ricordiamo il contributo di M. PANARELLO, Architettura
e decorazione nelle dimore nobiliari calabresi del ’600 e ’700, in Atlante tematico del Barocco in
Italia. Residenze nobiliari. Italia meridionale, a cura di M. FAGIOLO, Roma, De Luca editori, 2010,
pp. 112-124. Tale contributo è stato presentato nel seguente convegno: Atlante tematico del
Barocco in Italia. Residenze nobiliari e grandi trasformazioni urbane (Roma, Accademia
Nazionale dei Lincei, 27-28 giugno 2007).