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PALAZZO DI SAN PIETRO O PALAZZO MARCHETTI

PALAZZO DI SAN PIETRO O PALAZZO MARCHETTI

ARCO, TRENTO

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PALAZZO DI SAN PIETRO O PALAZZO MARCHETTI
Il Palazzo di San Pietro deriva il suo nome dal fatto che si trovava nei pressi della porta meridionale di ingresso in città, appunto detta di San Pietro, dove sorgeva anche l'antica chiesa dedicata a San Pietro (ora non più esistente), cui era annesso un convento di monaci, detti i Battuti. Il secondo nome del Palazzo deriva invece dagli ultimi proprietari, la famiglia Marchetti. E difficile stabilire lepoca di edificazione del Palazzo, ma sicuramente esso esisteva alla fine del XV secolo; una data, 1510, è riportata sullaffresco della Madonna con Bambino e S. Antonio, in via Ferrera. Il palazzo era stato in origine anche residenza di Andrea d'Arco, capostipite di uno dei due rami fondamentali della famiglia d'Arco (dell'altro è capostipite Odorico, suo fratello) il cui stemma è ancora visibile sullingresso ovest. Il palazzo restò di proprietà dei conti d'Arco fino alla fine del Settecento, dopodiché, dal momento che i nobili si erano trasferiti definitivamente a Mantova, il palazzo fu acquistato dal giudice Saverio Marchetti, originario delle Giudicarie e capostipite della famiglia Marchetti ad Arco, una delle famiglie più importanti per la città e per tutto il Trentino. Della famiglia Marchetti fanno infatti parte Prospero I (1822-1884), fondatore della SAT trentina, oltre che podestà del governo austriaco; quindi Giacomo e Tullio, partecipi nell'attività irredentista che portò il Trentino all'Italia (il secondo era presente alla firma del trattato di pace che concluse il primo conflitto mondiale)ì; Carlo (1858-1913), figlio di Giacomo, ingegnere e progettista affermato, che si occupò della costruzione di quasi tutte le ville del Kurort, nella seconda metà dellOttocento; Prospero II, primo sindaco di Arco italiana, nel 1918 e Italo ( - 1999), ultimo degli esponenti della famiglia, presidente e fondatore della sezione arcense della SAT. Il Palazzo ha una forma a ferro di cavallo, una struttura architettonica di grande pregio ed un ampio cortile interno, un fregio esterno, nel sottogronda, completamente affrescato e pregevolissimi affreschi allinterno come allesterno; anticamente il palazzo possedeva anche una torre, abbattuta nel 1844, a quanto riportato da un'iscrizione che interrompe il fregio sommitale. Gli affreschi hanno soggetti sia sacri che profani e sono meglio conservati nel lato ovest e nel lato sud del Palazzo: gli autori e le epoche di realizzazione sono sicuramente molteplici, ma per alcuni stralci pare di poter affermare l'intervento di Dioniso Bonmartini, lo stesso artista che affrescò la Chiesa di San Rocco a Caneve e il Palazzo del Termine. Bellissimi anche i camini alla veneziana, pur se in tempi recenti danneggiati da scosse di terremoto e cedimenti strutturali, che rappresentano uno dei simboli cittadini. Allinterno sono di pregio anche alcuni dipinti dei conti d'Arco e soprattutto la tela con la rappresentazione dell'albero genealogico della famiglia d'Arco, di cui esistono due esemplari gemelli, uno conservato appunto presso Palazzo Marchetti e l'altro a Palazzo d'Arco a Mantova.

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Il Palazzo di San Pietro deriva il suo nome dal fatto che si trovava nei pressi della porta meridionale di ingresso in città, appunto detta di San Pietro, dove sorgeva anche l'antica chiesa dedicata a San Pietro (ora non più esistente), cui era annesso un convento di monaci, detti i Battuti. Il secondo nome del Palazzo deriva invece dagli ultimi proprietari, la famiglia Marchetti. E difficile stabilire lepoca di edificazione del Palazzo, ma sicuramente esso esisteva alla fine del XV secolo; una data, 1510, è riportata sullaffresco della Madonna con Bambino e S. Antonio, in via Ferrera. Il palazzo era stato in origine anche residenza di Andrea d'Arco, capostipite di uno dei due rami fondamentali della famiglia d'Arco (dell'altro è capostipite Odorico, suo fratello) il cui stemma è ancora visibile sullingresso ovest. Il palazzo restò di proprietà dei conti d'Arco fino alla fine del Settecento, dopodiché, dal momento che i nobili si erano trasferiti definitivamente a Mantova, il palazzo fu acquistato dal giudice Saverio Marchetti, originario delle Giudicarie e capostipite della famiglia Marchetti ad Arco, una delle famiglie più importanti per la città e per tutto il Trentino. Della famiglia Marchetti fanno infatti parte Prospero I (1822-1884), fondatore della SAT trentina, oltre che podestà del governo austriaco; quindi Giacomo e Tullio, partecipi nell'attività irredentista che portò il Trentino all'Italia (il secondo era presente alla firma del trattato di pace che concluse il primo conflitto mondiale)ì; Carlo (1858-1913), figlio di Giacomo, ingegnere e progettista affermato, che si occupò della costruzione di quasi tutte le ville del Kurort, nella seconda metà dellOttocento; Prospero II, primo sindaco di Arco italiana, nel 1918 e Italo ( - 1999), ultimo degli esponenti della famiglia, presidente e fondatore della sezione arcense della SAT. Il Palazzo ha una forma a ferro di cavallo, una struttura architettonica di grande pregio ed un ampio cortile interno, un fregio esterno, nel sottogronda, completamente affrescato e pregevolissimi affreschi allinterno come allesterno; anticamente il palazzo possedeva anche una torre, abbattuta nel 1844, a quanto riportato da un'iscrizione che interrompe il fregio sommitale. Gli affreschi hanno soggetti sia sacri che profani e sono meglio conservati nel lato ovest e nel lato sud del Palazzo: gli autori e le epoche di realizzazione sono sicuramente molteplici, ma per alcuni stralci pare di poter affermare l'intervento di Dioniso Bonmartini, lo stesso artista che affrescò la Chiesa di San Rocco a Caneve e il Palazzo del Termine. Bellissimi anche i camini alla veneziana, pur se in tempi recenti danneggiati da scosse di terremoto e cedimenti strutturali, che rappresentano uno dei simboli cittadini. Allinterno sono di pregio anche alcuni dipinti dei conti d'Arco e soprattutto la tela con la rappresentazione dell'albero genealogico della famiglia d'Arco, di cui esistono due esemplari gemelli, uno conservato appunto presso Palazzo Marchetti e l'altro a Palazzo d'Arco a Mantova.
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