PARCO ARCHEOLOGICO "CASTELLO A MARE"

PALERMO

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PARCO ARCHEOLOGICO "CASTELLO A MARE"
Il castello a Mare di Palermo è stato edificato, a partire dal X secolo, durante la dominazione musulmana, su un lembo di terra a nord dell’imboccatura del porto della “Qala”. Alte mura perimetrali contornavano una grande piazza d'armi di forma trapezioidale e un mastio turriforme che si trovava al centro di tale vasta spianata interna. Il castello a mare era stato potenziato in più occasioni ma raggiunse la sua maggiore potenza nel 1535, allorquando, dopo la visita a Palermo dell’imperatore Carlo V, si ritenne necessario arricchirlo di ulteriori fortificazioni. Nel castello abitò, per breve tempo, il Viceré (nel 1517) e in esso si trovavano le carceri per i nobili e i rei di lesa maestà.Durante le insurrezioni ottocentesche i borbonici usarono i cannoni sugli spalti del castello per sparare contro la popolazione inerme insorta, così dopo l’ingresso in città del “liberatore” Garibaldi, nel 1860, fu iniziato un lento smantellamento, mai del tutto completato. Il 3 febbraio 1922 fu stipulata una convenzione fra lo Stato e il Consorzio Portuale per la concessione dei lavori da eseguire. Le operadi demolizione, pur essendo regolamentate dalla legge dello Stato che prevedeva, oltre all'approvazione di un progetto di massima la redazione di un progetto esecutivo da rendere operativo a stralci, avvennero con il solo progetto di massima redatto dall'lng. Simoncini. L'impresa appaltatrice, la Mac Arthur, fu particolarmente solerte nel dare immediato corso all'intervento che, nel giro di poco più di un anno, tra il 1922 e il 1923, fu portato a compimento. Le polemiche sollevate dalle proteste degli esponenti della cultura locale - tra cui l'allora Soprintendente ai Monumenti F. Valenti, il Direttore del Museo E. Cabrici e l'Ing. E. Basile - valsero a sottrarre alla demolizione i soli pochi resti ancora oggi presenti, quasi un campionario della lunga e tormentata storia del castello. A nulla valsero gli sforzi per salvare il Palazzetto del '500, mentre furono sottratti alla distruzione: - il cosiddetto mastio arabo-normanno, inglobato in un edificio di epoca spagnola e tornato alla luce durante le demolizioni; - il grande e munito accesso principale attribuito a Ferdinando di Aragona per via della lapide, oggi parzialmente scomparsa, che sormontava il fornice d'ingresso; - una torre circolare pertinente le strutture del XV secolo, inglobata nel volume del Baluardo di S. Giorgio, insieme ai resti dello stesso baluardo realizzato sotto il regno di Carlo V Imperatore (seconda metà del XVI secolo) epoca in cui si provvide a munire la città di un nuovo sistema di difesa, in oppoalle moderne artiglierie. Uno spesso strato di detriti occultava alcune delle strutture riemerse nel corso dei lavori realizzati in questi ultimi anni da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo. Fra queste, oltre al rivellino o lunetta, (struttura avanzata oltre il fose i due ponti di cui era nota l'esistenza, particolare attenzione meritano i due corpi avanzati di forma mistilinea (caponiere) rinvenuti ai lati della cosiddetta Porta Aragonese, aperti sul fossato con un fitto sistema di feritoie e relativi ad un momento della vita del castello in cui la funzione stessa del fossato era venuta meno. Lo svuotamento dell'interro del fossato che separava la fortezza dalla città ha consentiinoltre, la messa a nudo, fino alla base, delle strutture del Baluardo di S Giorgio che ha conservato il particolare paramento a bugne; al centro di questo, possente per struttura, un maestoso torrione circolare, forse il quattrocentesco Bastione di San Pietro, emerge ancora oggi mostrando, numerose, le proprie cannoniere. Molto si è potuto fare fino a questo momento per il mastio, sebbene siano stati eseguiti alcuni saggi all'interno volti ad indagare e a chiarire natura ed origine delle strutture.
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