Lasciata alle spalle la parte più prettamente forestale, si lascia sulla sinistra il ponte dei Galli. E’ forse questa la struttura citata come pertinente all’abbazia di San Benedetto del Monte Subasio nel 1160 (anno in cui, tra l’altro, Assisi passa dal ducato di Spoleto alle dipendenze del Barbarossa), ma già nel 1244 non risulterebbe più annoverata tra i medesimi beni. Si dice che il nome Galli venga dalla popolazione d’oltralpe poiché sul ponte passò Carlo Magno nel suo viaggio verso Roma per essere incoronato imperatore. Questa però è solo la leggenda. Un’altra spiegazione etimologica potrebbe derivare dalla parola longobarda “gualdo” che significa bosco: è quindi più probabile che il nostro ponte fosse il ponte dei boschi, “gualdi” che con il tempo si è tramutato in Galli. Proseguendo il cammino verso il complesso benedettino il paesaggio cambia radicalmente e iniziano a vedersi i primi ulivi; il FAI ha messo a dimora più di 200 nuove piante di ulivo di cui 121 sono quelli che compongono l’opera di land art il Terzo Paradiso; gli altri sono andati ad integrare uliveti già esistenti che nei prossimi anni produrranno l’olio del Bosco di San Francesco.