Il modello di architettura rurale prevalente nel bolognese, rimasto fino ai giorni nostri con poche variazioni, risale al 1700 ed è quello proposto e codificato dall'architetto Carlo Francesco Dotti (1670-1749). Nel paesaggio l'architettura rurale prevedeva case, fienili e caselle legate alla gestione dei campi, alla rete acquifera, ai fossati, alle chiuse e al sistema tipico della piantata. Le case rurali erano ideate per rendere le famiglie contadine autosufficienti, per le esigenze del lavoro e per quelle essenziali di vita. Precise caratteristiche guidavano le costruzioni: architetture regolari, forme compatte e razionali derivate da una profonda conoscenza, acquisita e affinata nel corso delle generazioni, del contesto, delle caratteristiche climatiche e del comportamento, nel tempo, dei materiali e dei sistemi costruttivi. Sono sistemi edilizi poveri, sorti con scarsità di mezzi economici, ma caratterizzati dall'efficace applicazione di regole e tecniche del “buon costruire”.