43 anni di entusiasmo e passione

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43 anni di entusiasmo e passione
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27 aprile 2018

Il 28 aprile il FAI ha compiuto 43 anni. Per l’occasione abbiamo intervistato Annamaria Morando, vicepresidente dell’Associazione Amici del FAI, dedita alla Fondazione sin dai primi tempi.

Come ha iniziato a lavorare per il FAI e qual è lo spirito della ‘Banda Bazzoni’ che animò i primi anni della fondazione?

“Conoscevo Renato Bazzoni dagli anni dello sfollamento a Comerio ed era subito nata una bella amicizia. Poi gli anni passano, ciascuno percorre la sua strada e ne segue le reciproche tappe. Nel 1975 mi annuncia che sta per realizzare uno stupendo progetto al quale pensava da molto. Insieme ad altri lo chiameranno FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano e avrà per modello il National Trust inglese. Renato da sempre è un fanatico della necessità di tutelare il nostro immenso patrimonio d’arte e di natura. Gira tutta l’Italia a fotografare testimonianze di quello che secondo lui va conservato e protetto.

E infine riesce nella sua missione: il FAI, piccolo e sconosciuto, nasce e muove i primi passi. Io condivido con entusiasmo queste sue idee e comincio a parlarne ad amici e conoscenti. Li invita tutti al Monastero di Torba (era ancora quasi un rudere), Renato illustra loro cosa sarà il FAI e cosa diventerà questo luogo. Il suo entusiasmo contagia tutti e tutti (circa un centinaio) si iscrivono. La favola continua. Un giorno mi chiama: la mia collaboratrice Maria è incinta e mi lascia, verresti per qualche mese ad aiutarmi? Il 18 gennaio 1982 ho cominciato e sono ancora qui. Eravamo 5 o 6 facevamo tutto e l’entusiasmo di Renato era tale che tutti lo seguivamo: nulla era impossibile e tutti insieme trasformavamo un’utopia in realtà. Il Dott. Anzi, amico genovese del neonato FAI, una volta disse: “a Milano c’è la ‘Banda Bazzoni’ che fa tutto e tutto facilita”.

Eravamo, infatti, tutti amici, convinti degli scopi della “missione” e sorretti dall’ottimismo, dall’entusiasmo e dall’instancabilità dell’Architetto. Le prime importanti donazioni oltre al Monastero di Torba (Castello di Avio, Castello della Manta, Abbazia di San Fruttuoso) arrivavano e il nostro impegno era ampiamente ripagato. E così è continuata la lunga storia: ora la ‘banda’ è diventata un esercito e spero che tutti ci si dedichino con lo spirito e l’entusiasmo dei primi tempi, ovvero lavorare non per se stessi ma per lo scopo finale.”

Se dovesse indicare in 3 aggettivi com’è il FAI oggi, cosa direbbe?

"Sempre più affermato. Corretto e pulito nella gestione. Espressione dell’Italia che vorrebbero gli italiani veri."

Il FAI ha compiuto 43 anni: qual è il suo augurio per il futuro della fondazione?

"Vorrei che il FAI venisse condiviso da tutti gli italiani come una necessità per conservare le nostre bellezze e la nostra cultura, quindi tutti iscritti e tutti difensori del nostro patrimonio. Non più brutture, degrado e illegalità. E’ un’utopia ma io sono ottimista come lo era Renato Bazzoni."

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