L’alzabandiera a Monte Fontana Secca  segna l’avvio del cantiere  per il restauro e la valorizzazione della malga

L’alzabandiera a Monte Fontana Secca segna l’avvio del cantiere per il restauro e la valorizzazione della malga

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L’alzabandiera a Monte Fontana Secca segna l’avvio del cantiere per il restauro e la valorizzazione della malga
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21 giugno 2019

La bandiera italiana e la bandiera europea sventolano dal 21 giugno sui pascoli di Monte Fontana Secca e Col de Spadaròt

Su questi monti, a Quero Vas (BL), il FAI inaugura il cantiere per il recupero paesaggistico e ambientale e per la valorizzazione del patrimonio storico e documentale di Monte Fontana Secca, centocinquanta ettari di boschi e pascoli d’alta quota ricevuti in donazione nel 2015 da Liliana e Bruno Collavo – in memoria dei genitori Aldo Collavo ed Erminia Secco – compresi tra le cime del Monte Valderoa, del Monte Solarolo e del Monte Fontana Secca, nella porzione sud-orientale del Massiccio del Monte Grappa.

Già nel novembre del 2017 il FAI aveva detto “Torneranno i prati” lungo l’Alta via degli Eroi, citando il film di Ermanno Olmi che mette in scena una lunga notte di battaglia tra l’esercito italiano e quello austriaco nel 1917. Ora, a meno di due anni di distanza, la bandiera italiana e quella europea tornano a sventolare alla Malga di Monte Fontana Secca. Il tricolore segna il ricordo indelebile della storia che si è compiuta su queste terre e ci rammenta la responsabilità della memoria dei giovani che hanno combattuto per il nostro Paese. Al contempo la bandiera sventola là dove c’è vita, e ci riporta al presente e al futuro di Monte Fontana Secca su cui il FAI è al lavoro. Tra questi pascoli il simbolo più suggestivo della ripresa è senz’altro rappresentato dal ritorno della vacca burlina, razza autoctona sotto minaccia di estinzione sin dal ventennio fascista che presto verrà restituita a questo alpeggio, fulcro per la riattivazione di una rinnovata economia sostenibile per il territorio. La bandiera europea sarà il secondo vessillo a venire issato come emblema di progresso etico e culturale: le nazioni che un tempo si fronteggiarono su questo campo di battaglia oggi sono amiche, un traguardo di civiltà e fratellanza che i giovani morti tra queste trincee non avrebbero mai nemmeno potuto sognare.

La sacralità del passato di questi luoghi si unisce dunque alla prospettiva di rinascita che prende avvio oggi con l’apertura del cantiere a Monte Fontana Secca, attraverso un percorso di sviluppo produttivo e contemporaneo. Il medesimo spirito anima la più recente sfida della Fondazione, il Progetto Alpe, che testimonia la nuova attenzione del FAI per le terre alte delle aree interne d’Italia. Il Progetto Alpe si concretizzerà, a partire dal 2020, in un nuovo e ambizioso impegno a lungo termine, la cui missione è restaurare architetture e paesaggio storico, per offrire un racconto inedito dei luoghi e per rivitalizzare agricoltura e produzione locali secondo natura e tradizione. In questo solco, l’obiettivo del FAI a Monte Fontana Secca è quello di reperire tutti i finanziamenti necessari per chiudere i lavori entro il 2022, affinché la malga possa essere presto restaurata e aperta al pubblico.

Il progetto di restauro e valorizzazione per la malga prevede sia la riattivazione dell’alpeggio che la mappatura delle trincee e l’allestimento di uno spazio dedicato al racconto e alle memorie della Prima Guerra Mondiale. Ad accogliere chi calcherà questi suoli, le parole dell’alpino Bepi Tura incise su una targa, posata qui in coincidenza con l’alzabandiera, che riecheggiano come un monito e, allo stesso tempo, come un auspicio:

Il turista, l’escursionista e qualunque viandante calpesti il suolo del Monte Grappa non dimentichi mai di trovarsi in un grande cimitero. I 24.000 caduti raccolti nel Monumento ossario non sono tutti i morti del Monte Grappa: mancano all’appello le spoglie di migliaia di dispersi. Giovani europei che qui ebbero troncata la vita nel fiore degli anni dormono per sempre, tra i pascoli e i boschi, nella loro tomba di erba e croda

Guarda l'intervento di Marco Magnifico, Vicepresidente Esecutivo del FAI

Il progetto di recupero paesaggistico e ambientale

Il FAI ha messo a punto un progetto per la riqualificazione e gestione dei pascoli e delle aree forestali, e per il restauro e l’adeguamento funzionale degli edifici della Malga Fontana Secca – alloggio del malgaro, casera, stalla.

Oltre a ospitare le tradizionali attività dell’alpeggio - allevamento stagionale di bovini e produzione casearia - la malga potrà diventare un importante punto di sosta lungo il tracciato dell’Alta Via degli Eroi, offrendo servizi essenziali di accoglienza e pernottamento a bivacco. L’intervento sugli edifici è volto alla conservazione degli elementi tipologici e architettonici della tradizione rurale, con il minor impatto possibile sui fabbricati esistenti; l’autosufficienza energetica della struttura sarà garantita dall’utilizzo di fonti di energia rinnovabili.

L’intervento sugli edifici ha l’obiettivo di conservare gli elementi tipologici e architettonici della tradizione rurale e integrare le parti irrimediabilmente perse dei corpi di fabbrica, a oggi in stato di rudere, con materiali e forme che rispettino i caratteri originali. I fabbricati saranno dotati di tutte le attrezzature e gli impianti necessari per la produzione casearia e per il personale, che saranno installati con il minimo impatto possibile sulle strutture esistenti.

Nei prossimi mesi si interverrà sull’alloggio del malgaro, che ospiterà un piccolo punto di accoglienza oltre all’abitazione del pastore, per poi proseguire nelle estati successive sulla casera, in cui saranno ospitate le attività legate alla produzione e alla vendita dei formaggi, e su stallone e pendana, le cui strutture sono oggi andate in gran parte perdute e che saranno parzialmente ricostruite con gli stessi materiali originali ancora disponibili, per ospitare spazi di accoglienza e di valorizzazione e un ricovero di emergenza per le mandrie.

Per poter realizzare il progetto di riavvio della produzione casearia tipica di queste zone, il FAI si propone di garantire le necessarie risorse idriche recuperando e valorizzando le soluzioni del passato, ovvero potenziando le pose attive, ripristinando quelle asciutte e integrandole con altri sistemi, come il recupero delle acque meteoriche dalle coperture. In ogni area utilizzata per il pascolo degli animali sarà garantita l'acqua necessaria attraverso l'accesso alle pose, il recupero delle pose asciutte e l’utilizzo di abbeveratoi mobili, sistemati in punti opportuni lungo i percorsi di mungitura. È previsto a questo scopo il recupero della pista esistente, localizzando i punti di abbeverata e di mungitura.

Nel 2017 sono stati eseguiti i primi interventi di messa in sicurezza della strada forestale di accesso alla malga. Quest’anno, grazie al contributo del Piano di Sviluppo Rurale del Veneto 2014-2020, saranno eseguiti ulteriori lavori per consentire il transito dei trasporti in sicurezza. Il progetto, condiviso con i Comuni di Quero Vas e di Alano del Piave e con l’Unione Montana Feltrina, include l’adeguamento del fondo stradale e delle opere per la regimentazione delle acque e la riduzione delle pendenze di alcuni tratti.

Il progetto prevede inoltre il recupero del sentiero sul crinale del Monte Fontana Secca, allo scopo di creare un percorso escursionistico con vista sulle Dolomiti, sul Piave e sulla pianura veneta fino a Venezia: una mulattiera panoramica, lungo la quale si aprono grotte e trincee scavate dagli eserciti italiano e austriaco, ancora piene di macerie, da cui spuntano ferraglie e resti di armi.

Guarda la cerimonia di inaugurazione del cantiere di restauro e valorizzazione

Il progetto di valorizzazione

Accanto al cantiere di restauro, il FAI ha già aperto un “cantiere della conoscenza” funzionale al progetto di valorizzazione della malga. Questo luogo diverrà infatti, oltre che meta di passeggiate nella natura e alla scoperta del paesaggio tipico e tradizionale dell’alpe sul Massiccio del Grappa, sede di un racconto dedicato alla storia che qui ha avuto una pagina significativa e drammatica nel 1917-1918, al culmine della Grande Guerra.

Primo obiettivo: costruire un patrimonio di conoscenza originale e aggiornato sulle vicende storiche di quegli anni, sul Grappa, a Quero e in particolare a Monte Fontana Secca. Il FAI ha avviato a questo scopo un accordo di collaborazione con l’Università degli Studi di Padova affidato alla direzione scientifica del Professor Marco Mondini, docente di Storia Militare. A sostegno della ricerca sono state erogate nel 2018 due borse di studio a giovani studiosi che si sono dedicati alla ricerca archivistica – in particolare presso l’Archivio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, l’Archivio dell’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio e l’Archivio di Stato Austriaco (Kriegsarchiv) – e alla raccolta di materiale documentario, scritto, orale e iconografico, volta a ricostruire l’occupazione austriaca del territorio di Quero, l’impatto di questa sulla popolazione civile e le varie fasi della battaglia di Monte Fontana Secca (22 novembre 1917, come le recenti ricerche hanno precisato), che fu uno tra i più duri scontri tra eserciti italiano e austriaco e che lasciò sul campo centinaia di caduti; quattro ulteriori borse di studio sono in corso per il 2019, finalizzate alla ricognizione e mappatura delle emergenze belliche nel sito di Fontana Secca, con schedatura dei reperti e realizzazione di un rilievo tridimensionale a laser scanner delle trincee conservate. Il lavoro di ricerca scientifica così avviato, che intende proseguire con particolare attenzione alla raccolta di documentazione inedita proveniente dalle memorie private e locali, confluirà infine in una pubblicazione monografica, oltre che in materiale informativo a disposizione del pubblico della malga, e in eventuali futuri eventi o incontri pubblici dedicati a raccontare e ad approfondire la storia di questo territorio.

Grazie a un finanziamento erogato dal Mibac, inoltre, sarà possibile riversare e organizzare le informazioni raccolte su una piattaforma digitale interattiva a disposizione del pubblico, che potrà così visualizzare virtualmente il paesaggio storico ricostruito nei diversi momenti della guerra, di cui questo luogo è stato fisicamente teatro, con le linee del fronte, i movimenti degli eserciti e gli apprestamenti bellici conservati e documentati, a cominciare dalle trincee.

La documentazione analiticamente raccolta e organizzata sarà fondamentale anche ai fini della tutela delle emergenze belliche rimaste sul terreno di Monte Fontana Secca, che, in accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Veneto, saranno restaurate e conservate, consolidate ove necessario e liberate dalle macerie ove possibile, perché siano visibili e visitabili, così da offrire al pubblico un percorso di fruizione inedito, dedicato non solo al paesaggio naturale e rurale, ma anche storico, della malga a Monte Fontana Secca.

Grazie a...

Grazie al Ministero per i Beni e le Attività Culturali per l’assegnazione di un contributo per la ricerca storica e la valorizzazione del patrimonio di testimonianze della Prima Guerra Mondiale nell’area del Monte Fontana Secca.

Il FAI ringrazia Moncler, vicina alla Fondazione dal 2014, che con il suo prezioso sostegno ha consentito l’avvio dei primi lavori per la messa in sicurezza del sito. Un primo tassello per restituire un pezzo di storia del nostro Paese alla collettività.

Grazie alla Regione Veneto per l’assegnazione del contributo del Piano di Sviluppo Rurale del Veneto 2014-2020 - Misura 4.3.1 per il progetto di Adeguamento della viabilità silvopastorale esistente tra bivio Cinespa e Malga Fontana Secca nei comuni di Alano di Piave e Quero Vas (BL).

Grazie inoltre al Gruppo “55° Corso Allievi Ufficiali di Complemento della Scuola Militare Alpina di Aosta” per il contributo dato a favore dell’allestimento del piccolo museo di memorie condivise di Fontana Secca.

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