Carandini: i giovani devono imparare a promuovere una cultura alta per donarla a tutti

Carandini: i giovani devono imparare a promuovere una cultura alta per donarla a tutti

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Carandini: i giovani devono imparare a promuovere una cultura alta per donarla a tutti
Campagne

14 marzo 2018

Pubblichiamo il discorso del presidente del FAI Andrea Carandini pronunciato al Palazzo Marina di Roma il 13 marzo, in occasione della conferenza stampa di lancio della ventiseiesima edizione delle Giornate FAI di Primavera.

"Il tempo a volte precipita, facendoci intravedere un presente che precedenti non ha.

Per riprendere a operare bisogna che la polvere si depositi, in modo da poter vedere i problemi nel modo lucido e completo e per tentare di dare a essi soluzioni possibili nelle circostanze date, su cui poter contare.

Tra eccellenze, disagi e rivolgimenti, avvertiamo oggi più che mai la necessità di fondamenta riconosciute da tutti gli Italiani. L'Isola Bisentina sul Lago di Bolsena è parte di queste fondamenta, costituite dal patrimonio naturale, storico e artistico che - prima ancora della Costituzione - rappresenta la variegata e dinamica identità dell'Italia: un primato durato millenni.

Ebbene, questo Eden privato verrà aperto e raccontato per la prima volta a tutti nelle prossime Giornate di Primavera, insieme a 1000 altri luoghi sparsi in 400 abitati e ciò grazie alle nostre amatissime 19 Presidenze regionali e 120 Delegazioni, protagoniste dell'evento insieme a 50.000 volontari, tra i quali spiccano 89 Gruppi FAI, 87 Gruppi FAI Giovani, 6 Gruppi FAI ponte fra culture - una novità - e 40.000 Apprendisti Ciceroni. Aprendo questi luoghi, il FAI agli Italiani dice: "Siamo fraternamente uniti, se non nel giudicare il presente su cui possiamo dividerci, almeno nel riconoscere il passato che gli avi ci hanno trasmesso durante 83 generazioni, se vogliamo risalire alla metà dell'VIII secolo a.C., quando Roma e tutte le più antiche città del mondo classico sono state fondate, per passare da un distruttivo tribalismo a un civismo che è ancora il nostro.

Nei trascorsi decenni gli Italiani - improvvisamente inebriati da progresso, individualismo, edonismo, narcisismo, consumismo e presentismo - hanno venerato i corpi, che ahimè presto sfioriscono, e hanno dimenticato paesaggi e monumenti, che invece cavalcano i millenni, per dedicarsi soprattutto a specchi, schermi e tastiere.

Il patrimonio culturale è il valore che unifica gli uomini tramite le diversità e che ispira tramite la qualità, donando creatività, benessere e godimento. Le Giornate FAI di Primavera rappresentano il maggiore evento per riscoprire la patria in un recente passato sfruttata o tralasciata.

Gli Italiani sono sempre più impegnati in questa riscoperta della Penisola e delle Isole. Non soltanto cinesi, indiani e brasiliani - oltre che europei e nord-americani - desiderano l'Italia, per gustarne gli stili variegati e distintissimi del vivere, ma gli Italiani stessi, inappagati dalla sola bidimensionalità, hanno ricominciato a scoprire i circondari nelle tre dimensioni e i loro simili in carne e ossa. Anche i media danno spazi sempre più rilevanti ai problemi dell'ambiente, del paesaggio e del patrimonio culturale, che al contrario le risse politiche quasi immancabilmente trascurano. E un mio grazie speciale va alla Rai, l'ente pubblico che più dedica spazi alla cultura, per la settimana in cui collaboriamo.

Così l'Italia è apparsa nuovamente agli Italiani come il laboratorio e la fucina per eccellenza della civiltà occidentale, tra le origini e l'età moderna. È una matrice di continuità, fraternità e valore dalla quale possiamo trarre energia per curare i nostri mali e per svilupparci, senza che la civiltà si autodistrugga danneggiando la natura, abbandonando i campi alla boscaglia e al dissesto e la terra al cemento che perfino l'acqua respinge - l'elemento a cui dedichiamo l'anno in corso. Riallacciamoci pertanto alle radici, per ritrovare quella capacità lavorativa e creativa che ci ha distinto nella storia e che consiste nel saper temperare utilmente i contrasti, nel concertare le contraddizioni a vantaggio di tutta la vita.

Quanto ho detto è dimostrato sia dal FAI in crescita - siamo passati da 70 a 170mila iscritti - sia dallo Stato con i suoi 50 milioni di visitatori nei musei lo scorso anno.

Di tutto ciò il Governo che verrà dovrà tener conto.

Il progresso che ho constatato è dovuto a due fattori.

Primo fattore. Alla conservazione del patrimonio culturale si è accompagnata la promozione culturale, attuando per la prima volta entrambi i commi dell'articolo 9 della Costituzione. Mantenere e valorizzare presuppongono professionalità specifiche; infatti un bravo restauratore può non essere un narratore efficace.

Secondo fattore. Il patrimonio culturale è costituito - in Italia soprattutto - non da una somma di gioielli sparsi ma da un tessuto continuo trapunto di pietre più o meno preziose, cioè da un contesto nel quale le diverse specializzazioni - archeologia, antropologia, storia dell'arte e architettura - più che esaltare la loro separatezza devono cooperare tra loro, se vogliono rammendare e raccontare il manto a più strati ma unico, perché continuo, in cui il Paese è da millenni avvolto.

Ma c'è di più… L'ambiente, il paesaggio e il patrimonio rappresentano non soltanto l'humus da cui le radici traggono linfa ma anche il sovrastante albero che, se ben coltivato, dà frutti che nutrono. Perché ciò avvenga occorre che lo Stato, il FAI e tutte le altre forze culturali indirizzino e sostengano i giovani di buona volontà e senza lavoro - cruccio massimo del momento - a intraprendere piccole e frequenti iniziative volte a promuovere il valore del tessuto del paese che i millenni per noi hanno tessuto. Si tratta di raccontare a uomini provenienti dalle più diverse civiltà cosa siamo, per trarne l'indispensabile sostentamento, dimostrando al tempo stesso curiosità per l'intero Globo.

Ogni luogo d'Italia ha una sua potenzialità di significato e bellezza capace di elevare menti e cuori e di dare lavoro a chi è capace di tradurre quella potenza in atto. Ma per far ciò i giovani devono apprendere un mestiere per noi del tutto nuovo: promuovere una cultura alta per darla a tutti. Possono apprendere questo mestiere da paesi europei a questo riguardo meno elitari ed ermetici e più sostanzialmente democratici, come ad esempio fa il FAI con il National Trust. Da questo punto di vista i nostri 50.000 volontari rappresentano un alto apprendistato: essere stati Apprendisti Ciceroni è l'iniziazione più augurabile per arrivare in seguito a intraprendere nel campo culturale. Il FAI non è geloso del proprio saper valorizzare e gestire; anzi incoraggia chiunque abbia competenza e voglia di fare, disposto ad aiutare a spiccare voli analoghi al proprio cominciato 43 anni fa. Ma ogni partenza ha bisogno di riconoscimento e di sostegno.

Lo Stato fino a ora è stato più di ostacolo che di aiuto, a causa d'istituzioni troppo centralistiche e chiuse. Eppure nei territori brulicano le iniziative giovanili, però mal sopportate, frammentate e disorientate, frenate da indifferenze e burocratiche complicazioni. È frustrante lavorare controcorrente, mentre le istituzioni avrebbero il dovere di favorire il contributo sussidiario privato se rivolto al pubblico bene, come la nostra Costituzione chiede e come l'Italia esige, data la sua strabordante ricchezza naturale e culturale. Solo i giovani esemplari del Rione Sanità a Napoli godono di un sostegno sicuro dovuto a un intraprendente uomo di Chiesa.

Questo è lo spirito con il quale quest'anno il FAI torna a spalancare luoghi speciali, che in 25 anni di Giornate di Primavera ha fatto amare oltre 10.000 luoghi a oltre 10 milioni di Italiani, restituendo - tra le avversità che la vita non risparmia - momenti di serenità, salute, godimento e speranza.

Il bene individuale non lo si difende concentrandosi soltanto su di sé - degenerazione estrema dei grandi diritti individuali - ma imparando che due persone unite valgono come tre, tre come cinque e così via cooperando. Come una chiesetta romanica può essere rovinata quando è assediata da squallidi edifici, così ogni individuo, per quanto eccellente, non sfugge allo struggimento operando in una brutta società. Il segreto della vita sta pertanto tutto nelle relazioni, che sono generative e rigenerative solo quando uno dà all'altro ciò di cui l'altro manca, come insegnano a fare i due atomi di idrogeno e l'atomo di ossigeno che integrandosi formano l'acqua, l'elemento che favorisce ogni altra vitale relazione. Una genialità personale incapace di integrarsi con l'operosità altrui presto si dissipa. Bisogna insomma intraprendere, intraprendere e intraprendere, per dare a tutti il diritto alla cultura, ricevendo in cambio un ritorno che consenta di vivere, e ciò non già per sostituirsi allo Stato ma per recare a esso sussidio. Servono competenza, perseveranza, olio di gomito, voglia di collaborare, spinta a risolvere problemi, empatia, ottimismo e perfino divertimento. A questo punta la grande festa italiana, la maggiore che conosciamo, che si chiama Giornate di Primavera, di cui siamo fieri.

Cosa vogliamo che l'Italia sia in futuro? Vocazione propriamente sua sarebbe raccontare a tutti, con conoscenza e passione, i paesaggi e i luoghi dove è stata concepita e si è sviluppata una civiltà che ha raggiunto più volte una dimensione e un rilievo universali e che al Mondo di oggi appare oramai come un tratto del cammino dell'umanità indispensabile se si vuole capire come ha fatto la Terra, in cui i continenti tra loro si ignoravano, a diventare un villaggio globale.

Cari volontari del FAI, l'Italia vi è grata per averla resa consapevole e fiera di sé medesima, traendone freschezza, benessere e vigore. Un futuro scisso dal passato risulta vano e viene facilmente spazzato da un ulteriore precipitare del tempo".

Andrea Carandini

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