A Cerrate tornano alla luce forme e colori

Condividi
A Cerrate tornano alla luce forme e colori
Cantieri

28 luglio 2017

Prosegue con grande entusiasmo il cantiere presso l'Abbazia di Cerrate a Lecce, dove i lavori stanno facendo emergere un'altissima qualità dello scolpito. Intanto procede la progettazione del primo lotto di restauri all'Orto delle Monache, sul Colle dell'infinito a Recanati, e prende il via la quarta campagna di scavi archeologici al Monastero di Torba, in provincia di Varese.

Sguardi di draghi, volti di monaci, profili di animali fantastici e colori intensi che risplendono con la calda luce del Sud Italia: lavorare al cantiere presso l'Abbazia di Cerrate (Lecce) è sempre un privilegio. Il restauro degli affreschi interni alla Chiesa di Santa Maria, del portico e delle superfici lapidee esterne dei capitelli sta, infatti, facendo emergere una raffinatezza e una qualità dello scolpito estremamente alta: una sorpresa continua che affascina sia chi, di giorno in giorno, lavora per riportare alla luce queste meraviglie sia chi coglie l'occasione di visitare l'Abbazia per scorgere il dietro le quinte degli interventi in corso.

Nel corso degli anni numerose scialbature (miscele di calce e acqua) hanno interessato, per motivi ornamentali e igienici, tutte le superfici andando così a creare una sorta di pellicola che ha uniformato le sculture, i chiaro scuri e i dettagli. Ora, dopo l'intervento di restauro, il portale racconta con straordinaria chiarezza la storia dell'Annunciazione e della Natività, mentre i capitelli – risalenti al XIII secolo - mostrano forme vegetali e un bestiario tipicamente medievale.

I lavori continuano all'interno della Chiesa dove prosegue il restauro delle pitture murali: il cantiere prevede la sinergia e la collaborazione tra esperti per la diagnostica, storici dell'arte, architetti e restauratori, con la consulenza dell'Istituto Superiore per la conservazione e il restauro di Roma.

Sono state completate le fasi di consolidamento, pulitura e rimozione delle ridipinture e delle vecchie stuccature - molte delle quali risalenti a un primo intervento di restauro realizzato verso la fine degli anni Sessanta – facendo così emergere colori e disegni originali, tipici della cultura bizantina che caratterizza fortemente l'Abbazia.

Nei sott'archi sono state restaurate le figure di monaci e profeti, ciascuno accompagnato da un'iscrizione in greco con il relativo nome: una vera e propria immersione fra campiture azzurre del lapislazzulo, gamme cromatiche delle ocre e stesure pittoriche di verdi brillanti e rosa intensi.

Il cantiere ha riguardato anche gli affreschi sulle pareti laterali della Chiesa, sull'abside e la controfacciata. Guardando l'altare sulla destra si nota, infatti, una ricomposizione avvenuta in seguito a un crollo (probabilmente risalente al XIV e XV secolo), nella quale i conci murari con intonaco dipinto del XII secolo sono stati riposizionati in modo del tutto casuale, creando un effetto molto particolare che permette comunque l'individuazione di dettagli, come spade, calzemaglie e aureole.
Sulla parete di sinistra, invece, sono visibili numerose “spicchettature”, tecnica utilizzata in epoca tardo gotica per far aderire il nuovo strato di intonaco destinato alla realizzazione del secondo ciclo di decorazioni eseguite all'interno della chiesa. Alcuni di questi affreschi del XIV/ XV secolo sono stati staccati con tecnica a strappo negli anni Sessanta e sono attualmente custoditi nella casa del Massaro.

Successivamente alla fase di consolidamento e pulitura, si proseguirà con le operazioni di integrazione pittorica e cromatica, che ci permetterà di restituire leggibilità e unitarietà al ciclo di affreschi e di raccogliere maggiori informazioni sulle opere.

Grazie a...

Per i restauri all'Abbazia di Cerrate si ringraziano Friends of FAI, Friends of Heritage Preservation, Tom e Catrin Treadwell, Deutsche Post Stiftung, Diana Partini, Beniamo Belluz, Giovanni e Maria Enrica Mameli, Eleonora Pecorella, Caroline Emo, Piero Rocchi e tutti coloro che hanno generosamente contribuito alla realizzazione del progetto.

Il Colle dell'Infinito, nel rispetto del genius loci

Un luogo semplice, trasparente, essenziale, che invita a una riflessione individuale suggerita dalle parole di Giacomo Leopardi: lo “spirito” del Colle dell'infinito è il primo oggetto di tutela e promozione nel progetto del FAI al quale è stata affidata la valorizzazione culturale e la successiva concessione per la gestione di una parte degli spazi del Centro Nazionale di Studi Leopardiani e di quella porzione del Colle meglio definita come “Orto delle Monache”.

Orto delle Monache: il primo lotto di interventi di restauro

Dopo la firma dell'accordo tra il Comune di Recanati, il FAI, il Centro Nazionale di Studi Leopardiani e il Centro Mondiale della Poesia e della Cultura “Giacomo Leopardi” – avvenuta lo scorso 27 luglio - la Fondazione procederà con due lotti di intervento per la riqualificazione dell'Orto-giardino, uno spazio di 4.000 mq che fu oggetto di un intervento solo tra il 1928 e il 1937 in occasione del centenario della morte del poeta.

Il primo lotto di interventi, al momento in fase di progettazione, si concluderà entro dicembre di quest'anno, sarà principalmente botanico e verrà affidato a Paolo Pejrone, architetto paesaggista da tempo collaboratore del FAI e fondatore dell'Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio e dell'Accademia Piemontese del Giardino. Potature, riqualificazione dell'orto e valorizzazione complessiva del verde e delle fioriture coerenti con lo spirito dei giardini di campagna dell'Ottocento sono solo alcuni degli interventi che saranno realizzati nel parco, volti a ripristinare l'originaria semplicità campestre del luogo.

Il secondo lotto terminerà nel 2018 e riguarderà il recupero strutturale e architettonico degli edifici presenti nell'orto, oltre a lavori di impiantistica tecnica e creazione di percorsi di visita.

Uno spazio di sospensione

Un luogo di pace e di silenzio, con poche sedute e spazi ombrosi, dove il pubblico potrà passeggiare o fermarsi, rievocando l'esperienza di Leopardi e facendone tesoro con la propria sensibilità. L'orto del Colle dell'infinito, nel progetto del FAI, riacquisirà la sua funzione originaria, di spazio scarno, privo di ogni elemento di distrazione o spettacolarità e soprattutto chiuso verso l'esterno – fisicamente da edifici, siepi e muretti, allora come oggi – e proprio per questo frequentato dal poeta alla ricerca di una visione essenzialmente interiore.
Nel periodo in cui fu scritto “L'Infinito” (1819) l'orto, da sempre di proprietà della famiglia Leopardi, era abbandonato dalle monache in seguito alla chiusura del monastero imposta dall'esercito napoleonico, e quindi offriva al poeta un isolamento ancora maggiore diventando così il luogo eletto alle sue frequentazioni abituali.

Porta di ingresso del progetto di valorizzazione del Colle dell'infinito sarà il Centro Nazionale di Studi Leopardiani, dove prenderà avvio il percorso di visita che condurrà, attraverso il viottolo percorso dal poeta, all'Orto delle Monache.

Nuovi scavi al Monastero di Torba

Sta per ripartire la quarta campagna di ricerche archeologiche al Monastero di Torba, promossa dal FAI in collaborazione con la Facoltà di Archeologia dell'Università di Padova, sotto la direzione scientifica del Professor Gian Pietro Brogiolo e della Prof.ssa Alexandra Chavarria Arnau.

Picozza alla mano, il gruppo di studenti, ospitati dalla Fondazione, si rimetterà al lavoro su quello stesso terreno dove, un anno fa, fu portato alla luce un nuovo edificio che può essere identificato con la bottega di un fabbro, risalente all'epoca tardo medievale.

Obiettivo dei prossimi scavi sarà completare l'analisi di questo ambiente per poi focalizzare l'attenzione sul piano seminterrato della torre e della cascina procedendo per quanto possibile più in profondità e, quindi, probabilmente raggiungendo resti di epoche più antiche, si presume anche romane. Torba nacque, infatti, come avamposto militare romano di Castelseprio – entrambi entrati nel 2011 nelle Liste del Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco – allo scopo di controllare il passaggio sul vicino fiume Olona: queste indagini ci permetteranno di documentare l'utilizzo che una volta veniva fatto di questi spazi, con l'intento di valorizzarli, prossimamente, nei percorsi di visita e di conoscenza di questo luogo millenario.

Grazie a...

La campagna di scavo 2017 è resa possibile grazie al contributo di Regione Lombardia sull'avviso unico cultura 2017 (L.R. 36/2016) – Ambito A7 – Aree archeologiche e siti iscritti alla lista UNESCO.

Registrati alla newsletter
Accedi alle informazioni per te più interessanti, a quelle inerenti i luoghi più vicini e gli eventi organizzati
Tutto questo non sarebbe possibile senza di te
Tutto questo non sarebbe possibile senza di te