Conclusa la fase diagnostica per il restauro della Cappella del Simonino a Trento

Conclusa la fase diagnostica per il restauro della Cappella del Simonino a Trento

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Conclusa la fase diagnostica per il restauro della Cappella del Simonino a Trento
Cantieri

02 dicembre 2019

Nel 2020 è prevista l’apertura di questo Bene che sarà destinato in modo particolare alla fruizione da parte delle giovani generazioni contro ogni pregiudizio.

Alla fine del 2018 il FAI ha ricevuto in eredità da Marina Larcher Fogazzaro la Cappella del Simonino, una piccola aula di preghiera riccamente affrescata, situata nella parte finale del prospetto di Palazzo Bortolazzi Larcher Fogazzaro, nel centro di Trento. Grazie a questa donazione, il FAI consolida la sua presenza sul territorio del Trentino dove dal 1977 tutela il Castello di Avio, all’ingresso della Val Lagarina, e dal 1993 anche il Maso Fratton Valaja nel Parco Naturale dell’Adamello Brenta.

La piccola cappella, costruita alla metà del Settecento, conserva al suo interno un altare realizzato in marmi policromi e affreschi. Il portale lapideo esterno è sovrastato dalla statua in pietra bianca con Simonino in gloria, tra iscrizioni oramai poco leggibili; più sopra, una statua del fanciullo e una nicchia con campana. In origine la cappella era, infatti, consacrata al culto del Simonino, venerato come beato dalla Chiesa cattolica sino al 1965, e sorgeva sui resti della casa natale del fanciullo.

Questi, in breve, i fatti storici. Il giovedì santo del 1475, a Trento, scompare un bambino di due anni e mezzo, Simone Lomferdorm, più tardi ritrovato cadavere nelle acque di una roggia, nei pressi della casa di una delle famiglie askenazite residenti in città. In un clima di diffuso antisemitismo viene sostenuta la tesi dell’omicidio rituale ad opera comunità ebraica, che viene sottoposta a un processo basato su forti pregiudizi - processo portato avanti con l’uso sistematico della tortura -, e in gran parte mandata a morte. L’ampia documentazione del processo è giunta fino a noi in alcune copie fondamentali per lo studio e il successivo riesame del caso. Il presunto omicidio rituale di Trento ebbe come conseguenza un’intensa campagna anti-ebraica e in città venne anche emesso un bando di espulsione degli ebrei.

L’episodio costituisce una testimonianza emblematica dei pregiudizi e delle accuse di “omicidio rituale” rivolti alla comunità ebraica, dei quali si ha notizia sin dall’XI secolo.

Il culto del Simonino si diffuse presto nel Trentino ma non solo e nel 1588 la Santa Sede istituì ufficialmente il culto locale.

Dopo il Concilio Vaticano II, e la conseguente apertura al dialogo interreligioso, il culto è ufficialmente abrogato il 28 ottobre 1965, dopo la richiesta di riesame sia da parte ebraica, sia all’interno delle frange più innovatrici del mondo cristiano. Scagionata e riabilitata la comunità ebraica, è avviato un percorso di riconciliazione tra le due comunità religiose.

Un luogo per la conoscenza, contro i pregiudizi

Il capitolo della storia della città costituito dalle vicende del piccolo Simone costituirà lo spunto per tessere una narrazione ampia: nell’aprire al pubblico la cappella e nell’offrirne la visita il FAI intende cogliere l’occasione per riflettere sui temi dell’accoglienza, della conoscenza dell’«altro» nell’ottica della convivenza civile. Nelle intenzioni del FAI questo luogo sarà da intendersi come un’aula scolastica, destinata in modo particolare alla fruizione delle giovani generazioni.

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L’intervento di conservazione del FAI

Il progetto di intervento riguarda le pitture murali, gli intonaci e i materiali lapidei, che decorano gli esterni e gli interni della Cappella. L’intervento, a cura del FAI, sotto l’alta sorveglianza della Provincia Autonoma di Trento - Soprintendenza per i Beni Culturali, sarà preceduto e affiancato da analisi diagnostiche e campagne di studio.

Gli interni

Grazie a un primo intervento eseguito nel 2000, precedente all’acquisizione da parte del FAI, le superfici affrescate della cappella, erano state sottoposte ad una impegnativa campagna di restauro: si presentavano molto danneggiate e interessate da un progressivo degrado, dovuto a problemi di umidità di risalita e di condensa, che ne stavano compremettendo l’integrità e la leggibilità.

A distanza di quasi vent’anni, si rendono ora necessarie sia una revisione conservativa generale sia una pulitura della superficie dipinta, congiunta a interventi di restauro puntuali, focalizzati sulle parti maggiormente ammalorate. L’intervento riguarderà anche l’altare marmoreo.

Gli esterni: al via le indagini preliminari al restauro e le prove di pulitura

Si sono concluse in questi giorni le prime operazioni di messa in sicurezza di alcune porzioni gravemente sollevate della facciata esterna e le prove di pulitura degli intonaci dipinti, propedeutiche al vero e proprio intervento di restauro che inizierà la prossima primavera, quando le condizioni climatiche saranno adeguate a svolgere i lavori.

L’intervento di conservazione prevede il consolidamento, la pulitura e l’integrazione con l’obiettivo di ridare leggibilità agli affreschi.

La fase della pulitura ha rivelato alcune criticità per via dello spesso strato di sporco e di altri depositi ormai inglobato nella superficie dipinta, come dimostrato dalle analisi diagnostiche. I test hanno dimostrato l’inefficacia dei più comuni metodi di pulitura e hanno evidenziato la necessità dell’utilizzo di una tecnica più sofisticata come la pulitura laser. Questo metodo, infatti, permette di eseguire un intervento graduale e selettivo: sfrutta il calore ma anche la lieve azione meccanica del laser, senza danneggiare le superfici, peraltro già molto distaccate dal supporto murario e a rischio di caduta. È stata quindi incaricata un’operatrice specializzata per eseguire alcune prove di pulitura con il laser finalizzate a valutare l’efficacia del metodo e il livello di pulitura necessario, in vista del futuro intervento.

Anche all’interno sono stati realizzate delle verifiche preliminari al restauro. La piccola aula, ampia circa 25 mq, non riporta gravi danni se non qualche degrado localizzato dovuto all’umidità. Per individuare la causa di questi deterioramenti è stato installato un sistema di monitoraggio che consentirà nei prossimi mesi di controllare l’andamento delle condizioni ambientali della cappella. Al contempo si stanno svolgendo saggi sulle strutture: alcune mattonelle della pavimentazione in cotto e pietra sono state rimosse per verificare la presenza di umidità di risalita da terra e nei prossimi giorni si eseguiranno verifiche sugli intonaci ammalorati dell’abside, non decorati da affreschi e risalenti all’intervento di restauro del 2000. L’intonaco sarà rimosso per consentire delle prove igrometriche e per verificare il grado di umidità della muratura. A seguire si applicheranno degli impacchi per eliminare le efflorescenze saline diffuse sulla superficie.

Le indagini preliminari, condotte dai restauratori con i tecnici del FAI e in accordo con la Provincia Autonoma di Trento - Soprintendenza per i Beni Culturali, sono un passo fondamentale per approfondire la conoscenza del Bene e rendere più efficaci i futuri interventi di restauro.

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