Dario Vergassola per l'Isola di Palmaria

Dario Vergassola per l'Isola di Palmaria

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Dario Vergassola per l'Isola di Palmaria
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19 marzo 2019

Dario Vergassola è diventato testimonial dell'Isola di Palmaria, votata alla nona edizione del censimento "I luoghi del Cuore". Pubblichiamo una sua dichiarazione

Tanto si è scritto, tanto si è detto e narrato della famosa isola che non c'è, noi invece l’isola ce l’abbiamo ed è l’isola Palmaria.

L’ isola è meravigliosa e per tutti a Spezia è una soluzione. Da ragazzi con tutta la banda di Rebocco si andava a fare il campeggio anche se era vietato. Mettevamo su la tenda poi la smontavamo alla mattina se no arrivavano quelli dell’Aereonautica e ci mandavano via. Ci stavamo tre mesi all'anno, praticamente su quattro anni un anno l’ abbiamo passato sull'isola. Prendevamo il vaporetto, si andava là, avevamo le nostre cosette, si mangiava con quelli dell'aeronautica.

Andavamo a pescare con questo Filippo che era uno che aveva la barca lì che si chiamava Rina come la moglie.

Tanto che poi mi sono reso conto dopo che se mio figlio l’ho chiamato Filippo era per quel Filippo lì.

Si andava a pescare, buttavamo le reti; si faceva la nostra vita, come si dice, da naufraghi privilegiati.

Ci sembrava di essere fuori dal mondo, quando con venti minuti di vaporetto si tornava a casa, ci si faceva una doccia, ci si cambiava e si tornava là.

Diciamo che per noi la Palmaria è sempre stato un posto di cui, dall'infanzia in poi, tutti, sia quelli che andavano dalla parte di Portovenere, sia quelli che andavano al Pozzale hanno un ricordo nel dna.

I posti poveri, diciamo, come le 5 terre, i trulli, Matera hanno in comune che sono diventati posti superfamosi perché non hanno costruito, sono rimasti come erano una volta. Una formula vincente; è difficile non capirlo.

Tutte queste case, che quando passi sono un po’ fatiscenti, che sembra di essere nella laguna di Venezia e che erano della marina, è giusto che chi la compra le aggiusti ma non faccia un metro in più di cubatura.

L’ isola deve rimanere quello che è, il centro deve essere Portovenere, è questo il suo bello, come la costiera amalfitana, i barchini sono la caratteristica del posto, anche i barcaioli hanno il loro perché.

La chitarra, la tenda, gli amici, i fidanzatini, l’ orata mangiata sullo scoglio, andavi per polpi, le cose che gli stranieri vorrebbero fare noi le avevamo davanti senza neanche rendercene conto. Poi te ne accorgi col tempo che le cose buone non ci sono quasi più.

Vedendo le cinque terre , è vero che i residenti non devono vivere ancora come ai tempi antichi, però esiste un turismo meraviglioso come all’arcipelago delle Porquerolles che tiene le cose che ci sono in modo anche che chi ci abita abbia le sue comodità. Camminatori ce ne sono in tutto il mondo, 500 al giorno bastano e avanzano, questa è gente che non butta una carta, sta attenta, cerca dei localini dove mangiare bene, vorrebbe dormire in un posto decente, è un turismo diciamo di élite, basta che gli dai dei sentieri sul mare. Dodici pullman che sbarcano gente che non sa dove la portano può andar bene a Firenze dove la città è grande ma Manarola e Portovenere hanno una strada sola, il bello qui è fare dei giri a piedi.

Ci deve essere tutela per gli abitanti, rendere agevole la vita dei residenti. Ma chi abita o è nato lì deve capire che è fortunato, una volta era sfigato ma ora avere una casa all'isola diventa un dono divino.

Dario Vergassola

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