Gli argenti europei della Collezione Laura

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Gli argenti europei della Collezione Laura
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08 settembre 2016

Nel 2001 il FAI ha ricevuto in donazione Villa San Luca e la Collezione Laura in Ospedaletti (IM), una straordinaria collezione di arte decorativa, composta dagli appassionati ed esperti antiquari Gino e Nera Laura. Dopo alcune pubblicazioni sulla casa e le varie raccolte in essa custodite, esce ora "Argenti europei nella Collezione Laura", un approfondito studio curato da Nera Laura e Manuele Scagliola in memoria di Gino Laura.

Villa San Luca e la Collezione Laura

Lo spettacolare mondo che si apre al visitatore di Villa San Luca a Ospedaletti è il frutto della lunga e meticolosa attività collezionistica dei proprietari, Luigi e Nera Laura, che per tutta la vita si sono dedicati composizione di una dimora sontuosa, allestita con solo il meglio dell'arte e dell'artigianato europeo ed orientale.L'arte decorativa è la protagonista suprema degli ambienti, che dispiegano una vastissima quantità di pezzi contrassegnati, oltre che per l'elevata qualità, anche per rarità o, in diversi casi eclatanti, per eccezionalità rispetto ad analoghi oggetti presenti sul mercato o in altre raccolte private.Ciò che però distingue i Laura dalla gran parte dei collezionisti è l'inserimento dei manufatti d'arte all'interno di una dimensione domestica e quotidiana, che nulla ha a che vedere con la neutralità e l'inerzia di un'esposizione museale, ma che restituisce invece l'oggetto alla sua funzione originaria, conferendogli un ruolo attivo all'interno della vita familiare. Ecco quindi che il fortunato visitatore verrà invitato a sedersi sul divano realizzato dall'ebanista di Luigi XVI e la tartina che gusterà gli sarà servita in una scatola d'argento proveniente da una delle celebre botteghe orafe della Londra di epoca Regency.

Le pubblicazioni di Luigi e Nera Laura: 2006-2012

La medesima cura riservata dai Laura per la scelta dei loro preziosi acquisti, è stata in seguito dedicata dalla coppia alle pubblicazioni relative alla loro casa e alle collezioni. Assumendo su di sé tutti gli oneri economici e avvalendosi esclusivamente di autori di chiara fama, i Laura hanno creato una vera collana editoriale, inaugurata con i primi due volumi dedicati alla storia dei due collezionisti e alle raccolte nel loro insieme: "Villa San Luca a Ospedaletti. La Casa Museo di Luigi Anton Laura" (Allemandi 2006) e "Luigi Anton Laura. Racconti di un antiquario, collezionista, viaggiatore" (Allemandi 2007).Alla morte dell'amato Gino (questo il nome con cui era comunemente noto Luigi Anton Laura), la moglie Nera, che col marito aveva sempre condiviso tanto le avventure e i viaggi culturali quanto le imprese professionali, ha intrapreso una poderosa opera di catalogazione e studio delle singole raccolte, lavoro cui è puntualmente seguita la relativa campagna editoriale. Un aiuto irrinunciabile in questi compiti le è stato offerto dalla competenza e dalla scientifica dedizione di Manuele Scagliola, studioso eclettico e profondo appassionato di arti applicate e attualmente senza dubbio il maggior conoscitore dei tesori di Ospedaletti.Grazie all'abnegazione di Nera Laura e sempre con il supporto scientifico di Manuele Scagliola, nel 2010 ha quindi visto la luce il catalogo Allemandi delle ceramiche islamiche, i cui pezzi guidano alla riscoperta del mondo persiano, inteso come comprensivo di quei territori limitrofi, come Afghanistan o Uzbekistan, che ne condividono la cultura e che nel loro insieme vengono considerati come riferimento per i cinquecenteschi imperi Ottomani, Safavidi e Moghul. Solo due anni dopo, ancora Allemandi pubblica il volume sulle ceramiche orientali, stampato, come il precedente, in italiano e inglese. Il massiccio catalogo attesta la Collezione Laura come una delle più importanti in Italia e accorda adeguato valore ai ben 430 pezzi prodotti non solo in Cina tra il X e il XIX secolo, ma anche in Corea, in Giappone e in diverse località del sud-est asiatico.

L'ultima fatica editoriale: gli argenti europei

Esce ora, per i tipi di Silvana e sempre in doppia lingua, lo studio sugli argenti europei, curato ancora una volta da Nera Laura e Manuele Scagliola, con la collaborazione di Thierry De Lachaise, responsabile del dipartimento di Argenti di Sotheby's a Parigi, e introdotto da Alain Gruber, storico dell'arte di fama internazionale specializzato in arti decorative.Il ricco volume (451 pagine) si compone di una prima parte di saggi che presentano una panoramica sugli usi domestici e religiosi dell'argento, nonché sulla tecnica e la storia della produzione orafa europea. La seconda sezione è costituita dal catalogo vero e proprio, suddiviso per paesi e ordinato cronologicamente. Chiude il volume una bibliografia di riferimento, comprensiva dei cataloghi di argenti delle principali case d'asta internazionali. Scorrendo le schede dei ben 257 pezzi della collezione, si trovano opere di straordinaria importanza, veri capolavori da museo che nella raccolta di Ospedaletti vengono però accostati con naturalezza ad oggetti di minor rilievo, ma ognuno a suo modo eccezionale per storia o per funzione.L'epoca di riferimento è definibile tra il XVI/XVII secolo, con le opere di area tedesca, e il richiamo al neoclassicismo di pezzi viennesi, francesi o inglesi dei primi decenni del XIX secolo. Tale ambito cronologico rispecchia d'altra parte l'intero allestimento della casa, che espone una antologia, tanto ricca quanto qualitativamente selettiva, della miglior produzione di arti decorative sia europee che orientali tra Sei e Settecento.

Il catalogo: capolavori e curiosità

Il catalogo apre con la rinomata produzione di Norimberga e Augusta, le cui botteghe orafe sono apprezzate anche ben oltre i confini dell'Impero. Da queste città provengono infatti due straordinarie coppe celebrative (“pokal”) composte la prima (inv. 2, Norimberga 1590-95) da un singolare contenitore a forma di cuore decorato a punta di diamante e da uno stelo con una elegante Vittoria alata e la seconda da un contenitore con coperchio in cui sono raffigurati gli elementi del sottobosco, con radici e arbusti di derivazione manierista. Lo stelo è qui a forma di spirali di tronchi, ripresi a loro volta da disegni di Albrecht Dürer (inv. 6, Augusta 1650-60).

Passando alla Francia, appaiono numerosi gli argenti dell'Ancien Régime, ma non mancano nemmeno oggetti postrivoluzionari e imperiali. Segnaliamo tra questi ultimi il set di coltelli da frutta in argento fuso e dorato (inv. 73, Parigi) della bottega di Martin-Guillame Biennais, orafo personale di Napoleone, per il quale il maestro aveva anche creato un set da viaggio ora parte delle collezioni del Museo del Louvre. Al secondo e terzo decennio dell'Ottocento risale invece il nécessaire portatile in materiali misti (inv. 81) eseguito da Pierre-Noël Blaquière, orafo parigino specializzato in produzione di manufatti di grande raffinatezza per la selezionata clientela aristocratica. Oltre alle stoviglie utili a una prima colazione per una persona (versatoio, tazzina, bicchiere e teiera), la cassetta da viaggio comprende un set da scrittura con due piccoli calamai e altri contenitori in marocchino.

L'area italiana include in catalogo il Regno delle due Sicilie e anche Malta, che dall'arte della Penisola è fortemente influenzata. Sono inoltre ampiamente rappresentati i principali centri di produzione quali Genova, Venezia, il Piemonte e Roma. Da quest'ultima proviene uno dei pezzi più preziosi della Collezione: la magnifica lampada da tavolo (inv. 130) di gusto neoclassico eseguita da un artista non identificato ma certamente vicino ai modi del celebre orafo Luigi Valadier (Roma 1726-1785). Come Valadier infatti l'ignoto autore si è ispirato per la forma e la decorazione della lucerna a temi dell'antica romanità e, come il maestro, ha conferito monumentalità all'oggetto inserendo la scultorea figura di un filosofo greco.

E' però l'Inghilterra il paese principe per quel che riguarda gli argenti della Casa. L'ampia serie di pezzi inglesi può infatti attestare l'evoluzione del gusto d'oltremanica che, muovendo dall'essenzialità dello stile tipica del primo Settecento, si apre nella metà del secolo alla ricercatezza delle forme francesi e approda infine in epoca Regency, nei primi decenni dell'Ottocento, a una ritrovata purezza di linee. Elaborato e di gusto rococò appare ad esempio il bellissimo bollitore (“kettle”) in argento sbalzato, completo di base tripode e lampada scalda-vivande (inv. 169, Londra). Bollitori di questo tipo provengono originariamente dall'Olanda e divengono ben presto segno di distinzione nei numerosi tea party dell'aristocrazia britannica. Altrettanto francesizzante appare la zuppiera con bordure cordonate (inv. 177) del laboratorio londinese di John Parker e Edward Wakelin, maestri specializzati in argenterie da tavola, i cui lavori possono oggi essere ammirati al Museum of Fine Arts di Boston e al Victoria & Albert Museum. Lo stesso museo londinese espone anche opere della bottega di Benjamin Smith II e James Smith III, della quale spicca in catalogo lo straordinario rinfrescatoio primottecentesco (inv. 220, Londra), rifinito con accurati decori di gusto Regency desunti da modelli greci e romani. All'Egitto è ispirato invece il servizio da tè del celebre orafo Paul Storr (inv. 214, Londra), le cui teste e sfingi alate riprendono il repertorio diffuso inizialmente in Francia con la campagna napoleonica di fine Settecento. Il richiamo di Storr all'Egitto e alla Grecia si ritrova anche in un sontuoso servizio da tavola attualmente esposto alle Collezioni Reali di Londra.

Particolarmente gustoso risulta infine il repertorio di oggetti d'uso che i Laura hanno raccolto con curiosità e lungimiranza e che restituiscono oggi un variopinto panorama di riti, tradizioni e usi in gran parte scomparso. Se è facilmente immaginabile la necessità di contenitori per tè e tabacco o di cestini per dolci e frutta, meno prevedibile appare la diffusione di vasetti con coperchio traforato per cospargere i dolci di zucchero o di cucchiai particolarmente profondi e solitamente decorati in rilievo per mangiare fragole e frutti di bosco. La praticità tipicamente inglese dà inoltre forma a un piccolo vassoio per toast, il cui coperchio incernierato garantisce una buona tenuta di calore per il pane all'interno. Sempre inglese infine l'astuccio tenuto in cintura dalle nobildonne per avere costantemente con sé non solo un coltellino serramanico ma anche una limetta da utilizzare per la pulizia della lingua dopo i pasti.

Lucia Borromeo, Ufficio valorizzazione

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