Il gioco infinito dell'arte

Condividi
Il gioco infinito dell'arte
In primo piano

14 dicembre 2015

Di seguito la trascrizione inedita dell'incontro a Palazzo Reale, Milano, dove Michelangelo Pistoletto ha raccontato al pubblico l'origine e il significato del "Terzo Paradiso", simbolo che il Maestro ha recentemente approfondito anche a Villa Necchi Campiglio per l'ultimo appuntamento del ciclo "Arte pubblica, città e paesaggio", organizzato dal FAI e dal Comune di Milano.

Incontro con Michelangelo Pistoletto

"La mela attraversa la storia, dall'antica Grecia in poi passando attraverso la Bibbia, arriva fino ai nostri giorni con Apple, con il computer, con la tecnologia più avanzata. È chiaro che se ha avuto connotazioni di tipo religioso, con Apple non ne ha certamente, ma assume invece connotazioni di tipo tecnologico. La prima mela, la mela originaria, era integra, eravamo dentro la mela, la mela era un simbolo, il simbolo di un'umanità totalmente integrata nella natura. Con il morso, l'umanità comincia a uscire dalla natura, si stacca da essa, perché è stata la creatività umana, la genialità, a intaccare la natura. Inizia quindi proprio qui quella che è la storia della mela artificiale, chiaramente descritta dal simbolo di Apple. Oggi siamo arrivati alla mela artificiale dopo una storia estremamente lunga, con lacerazioni incredibili negli ultimi cento anni: non c'è più natura. C'è bisogno di passare a una terza mela, una mela in cui la tecnologia e la scienza compiano un'operazione di reintegro. Rimettendo quel morso al suo posto riportano la natura alla sua completezza, senza tuttavia portarci indietro al primo paradiso terrestre, in cui eravamo completamente incoscienti, ma portandoci avanti a un terzo stato, a una terza condizione, che metta insieme il secondo e il primo paradiso. Il paradiso iniziale in cui eravamo totalmente integrati nella natura e il secondo paradiso, quello artificiale. Ora dobbiamo reintegrare la natura con l'artificio, ma come possiamo fare? Mai è stato fatto un simbolo di reintegro del morso.

Questa grande mela è ricoperta di prato naturale. La grande cicatrice lasciata dal morso, ricomposto con una cucitura tecnica, meccanica, fatta di acciaio inossidabile lucidato, dimostra come questa ricucitura avvenga perché l'artificio, cioè la scienza e la tecnica, permettono di ritornare a uno stato di equilibrio tra la natura e il mondo artificiale, scientifico, tecnologico, dell'economia, della speculazione moderna. La scienza, che è andata molto lontano con le scoperte tecnologiche, ci riconduce alla terra e alle nostre responsabilità. La parola “paradiso” è tratta dall'antico persiano e significava giardino protetto. I persiani, per poter vivere nel deserto dove mancava l'acqua, hanno creato delle protezioni circolari in pietra in cui si condensava l'umidità della notte riuscendo così a far germogliare della vegetazione. Già allora con l'idea di questo paradiso si sapeva come coltivare e nutrirsi (il tema di Expo). Abbiamo oggi dei grossi problemi perché stiamo distruggendo il pianeta; ma questo nostro giardino da cosa è protetto? Dall'atmosfera, che è terribilmente delicata e sensibilissima, quindi facilmente distruggibile. Dobbiamo essere quindi dei giardinieri, i giardinieri del terzo paradiso appunto: dobbiamo coltivare questo pianeta, non solo fisicamente ma anche culturalmente, spiritualmente, moralmente.

L'arte, la capacità creativa, è l'essenza: è l'elemento essenziale per portare avanti questa visione dinamica del pensiero. È quindi la cultura che deve cucire insieme la natura alla scienza e alla tecnologia, deve ricucire quindi il morso.

Il Terzo Paradiso in piazza Duomo è stato realizzato con balle di paglia, riproponendo la natura che intorno a Milano porta un esempio di realtà molto avanzata in cui partecipa anche una visione responsabile della scienza. Il Terzo Paradiso è fatto partendo dal segno dell'infinito matematico, costituito da due cerchi. Ma cos'è l'infinito? È qualcosa che non finisce mai, sfugge a destra, sfugge a sinistra. Ho creato quindi un terzo cerchio interno, che è la realtà fisica, il mondo che noi viviamo. Questo paradiso è andato molto lontano, attraverso l'idealizzazione di aldilà, cioè di un infinito. Noi dobbiamo ritornare a un finito, a una paradiso terrestre di oggi, alla realtà del paradiso che costruiamo noi.

Per questo motivo i giovani sono fondamentali: io parlo della mia esperienza, vi porto un segno, ma sarete poi voi che, prendendo da questa visione comune, dovrete poi realizzare il paradiso: lo dovrete fare voi, sapendo che è qui, che non è prima e non è dopo la vita. Nel segno del Terzo Paradiso i due cerchi esterni rappresentano uno il prima e l'altro il dopo della vita, dell'infinito, ma la vita all'interno dei tre cerchi comprende l'infinito, è la realtà che noi abbiamo la responsabilità di produrre qui.

L'arte del XX secolo ha portato una libertà incredibile all'artista, che non è mai esistita prima. L'artista crea il proprio segno, esprime il proprio sentimento, compie la propria azione. Questa libertà personale che rimane isolata rispetto al resto del mondo deve però assommarsi a una responsabilità reale. Una libertà individuale che si unisce a una responsabilità comune e condivisa. Questo segno ideale di tre cerchi è il segno della creazione: due segni diversi e contrari si possono unire in modo proficuo e creare un terzo elemento all'interno dei due, un terzo elemento che prima non esisteva. Ecco perché la creazione. In chimica, ad esempio, la connessione fra ossigeno e idrogeno crea l'acqua. Un principio maschile e uno femminile creano un nuovo soggetto che prima non esisteva. Il polo negativo e quello positivo creano l'energia elettrica. Anche i bambini imparano che se si mescolano il blu e il giallo da questa unione nasce il terzo colore delle tavolozza: il verde. Il terzo colore è la creatività.

Questo è un simbolo di proporzione e di creazione. Quando immaginiamo di percorre una strada, di andare verso qualche cosa, di intraprendere un'iniziativa, dobbiamo fermarci un momento a pensare e dobbiamo chiederci: «questa è la via, ma qual è l'opposto di questa via? L'opposto di questo concetto?» A quel punto cominceremo a mettere insieme due elementi differenti. L'unione di questi due elementi crea la via giusta, che sarà creata da tutti noi, da tutti quelli che hanno interesse a sviluppare un rapporto anche interpersonale. Perché noi siamo sempre in due, ogni persona se ne trova sempre davanti un'altra. Siamo in due, non c'è niente da fare. Due è l'inizio della società, non siamo così indipendenti da non aver bisogno di considerare l'altra persona, esattamente come l'altra persona deve considerare noi. Questa dualità è già l'elemento essenziale che crea il rapporto del noi nella società.

Io penso che l'arte non consista più soltanto nello scudo dell'espressione individuale, ma nella connessione creativa con gli altri. Questa è la nuova strada anche sul piano della creazione artistica. L'arte può portare un cambiamento nella società. Attraverso questi simboli io cerco di indirizzare questo cambiamento. Il segno del Terzo Paradiso è un simbolo tecnico, pratico, un simbolo della creazione che tutti possono utilizzare per appoggiarvi la propria capacità creativa.

Questo terzo stadio dell'umanità lo dobbiamo fare noi, nessuno ce lo fa. Dobbiamo smettere pensare di trovare tutto pronto. La democrazia è fatta da persone autonome nel proprio pensiero. Tra persone coscienti si può pensare a un'evoluzione della società. Questa arte ci porta verso una capacità di coesistenza, di cambiamento del mondo. Io credo che nei prossimi vent'anni dovranno essere decise e fatte moltissime cose e soltanto i giovani le potranno fare… ecco, avete vent'anni per cambiare il mondo!

Il Terzo Paradiso ha creato delle ambasciate nel mondo. Tantissimi soggetti, sia di grande che ti piccola entità, si sono uniti e hanno avviato questa attività rappresentandola come Terzo Paradiso: una festa comune, un riconoscimento comune per lavorare insieme."

Da dove nasce l'idea del Terzo Paradiso?

"E' difficile per me dire in sintesi il momento in cui è scattata l'idea del Terzo Paradiso, perché è un fenomeno che si è formato nel tempo, è stato un processo lungo. Il mio lavoro è cominciato con una ricerca di identità, della mia identità: ho lavorato sull'autoritratto. L'autoritratto perché il pittore vede e racconta tutto il mondo tranne se stesso, perché non si vede, ha bisogno dello specchio. È proprio attraverso questo sguardo nello specchio che ho cominciato a vedere che non ero più solo: questo mio autoritratto non mi rappresentava più da solo, mi rappresentava invece con tutte le altre persone e con tutti gli avvenimenti che mi circondavano. Quando ho trasportato lo specchio sulla tela, la tela è diventata specchiante e mi sono reso conto che non ero lì da solo. Mentre si era sempre fatto l'autoritratto rappresentando l'artista solo sulla tela, per la prima volta mi sono visto insieme a tutti gli altri, insieme alla società. Questo specchio è illimitato, può riflettere tutto quello che può esistere, dipende solo dalla sua dimensione e da dove si trova. Allora ho capito che lo specchio rappresentava l'infinito. Così, pian piano, il simbolo stesso dell'infinito è diventato per me essenziale. Ho cercato quindi di mettere insieme questa idea di infinita possibilità con la contingenza specifica di quello che avviene, di quello che è verificabile e tangibile davanti allo specchio: il mondo finito che si rispecchia nell'infinito. Questo è il principio che mi ha portato a definire il simbolo del Terzo Paradiso, che non è un segno mio, arbitrario, ma è un segno che traggo da una formulazione di tipo scientifico e matematico: talmente poco mio che diventa nostro, di tutti."

Natura e tecnologia non sono sempre in conflitto?

"Posso fare un esempio: presso la Fondazione Città dell'Arte ci sono dei dipartimenti dove l'arte si mette in comunicazione con i diversi ambiti della vita e della società: la politica, l'economia, l'educazione, la produzione, l'architettura, la moda.

Il dipartimento di architettura, che si chiama N.O.V.A. Civitas (dove N.O.V.A. significa Nuovi Organismi di Vita Abitativa), realizza case di paglia. Le case di paglia le abbiamo abbandonate perché venivano abitate dai primitivi. Noi non abitiamo case di paglia ma utilizziamo lo stesso materiale con una visione assolutamente nuova e una tecnologia nuovissima. Quindi la scienza e la tecnologia possono aiutarci a recuperare elementi della natura e trattarli in maniera del tutto nuova: la capacità di pensare in termini ecologici, di sostenibilità e di risparmio energetico. C'è un'attività molto estesa nella ricerca di queste nuove possibilità, ma siamo ancora molto indietro. Deve nascere una nuova mentalità, una visione nuova, un nuovo senso di responsabilità che dobbiamo avere tutti, e nella nostra responsabilità diventiamo un po' creativi per pensare a come fare sempre meglio. E questo lo deve fare anche chi utilizza in qualche maniera la tecnologia.

La paglia la utilizziamo lì perché nel biellese, sede della Fondazione, ci sono le risaie. Sotto il chicco di riso c'è la paglia, di cui bisogna disfarsi bruciandola. Bruciando la paglia si genera ovviamente inquinamento. Noi la usiamo invece per fare i muri e la paglia di riso ha dei vantaggi anche rispetto ad altre paglie: rimanendo a contatto con l'acqua è molto protettiva nei confronti delle intemperie. Nelle case si risparmia così l'80% delle spese di riscaldamento di raffreddamento."

Il Terzo Paradiso ha un significato religioso?

"Il Terzo Paradiso è inteso partendo dal significato originario del termine persiano, che non era religioso, ma è stato solo successivamente utilizzato in termini religiosi, e lo è stato perché si tratta di un simbolo straordinario di benessere e di buona vita.

In questo mondo segnato dal cannibalismo umano dove uno cerca di nutrirsi dell'altro, dove abbiamo creato le razze per dire che l'altra razza è bestiale e quindi la possiamo sfruttare come vogliamo e anche distruggerla se vogliamo (questo lo impariamo dalla storia del XX secolo), ci rendiamo conto che questa idea di paradiso diventa un fatto molto privato. Determinati gruppi di persone posseggono più di altre, non avendo la possibilità di offrire una buona vita a tutti si dice che la si avrà dopo la morte. Secondo me si tratta di una contraddizione. Noi dobbiamo creare un paradiso etico ed estetico di livello comune qui in terra, se poi ce n'è un altro dopo la morte sono certo che vi avremo sicuramente accesso!"

Come nasce la Venere degli stracci?

"La Venere degli stracci è un'opera del 1977, che è diventata anche simbolo del riciclo. Gli stracci sono la fine di un percorso, la moda è finita, i capi di abbigliamento si buttano e noi non li recuperiamo. Viviamo in un mondo in cui lo spreco e il rigetto è pauroso. Le montagne di rifiuti che crea la nostra società, rifiuti anche molto pericolosi come la plastica e le scorie atomiche, creano un inquinamento mostruoso. Questa bellezza femminile che viene dal passato, rappresentato dalla Venere, comunica un senso di rigenerazione anche dal punto di vista dell'attrazione sessuale. La Venere è bella perché è aperta verso la natura. La donna crea l'umanità, la produce. Il Terzo Paradiso è proprio un simbolo femminile, come un ventre creativo che sta al centro, al cui centro c'è l'ombelico che unisce ogni persona alla madre: un cordone ombelicale che unisce tutte le generazioni, dal passato al futuro. Il Terzo Paradiso è un simbolo femminile di responsabilità: le donne sono la matrice innata della vita, in qualche modo devono mettere al mondo dei figli i cui padri sono spesso inviati ad ammazzarsi."

Il "Terzo Paradiso" nella storia del FAI

Questo simbolo è entrato nella storia presente del FAI: dal 2011 121 ulivi sono stati disposti da Pistoletto in una radura nel Bosco di San Francesco, bene della Fondazione ad Assisi, dando vita a un'opera di Land Art perfettamente inserita nel contesto naturale. Il Terzo Paradiso è stato anche ricreato da oltre 100 volontari del FAI domenica 3 maggio 2015 a Milano in occasione dell'inaugurazione dell'opera “La Mela Reintegrata”, creata nell'ambito di Via Lattea, manifestazione ideata e organizzata dal FAI in collaborazione con Expo Milano 2015. Oltre 150 balle di paglia sono state disposte intorno all'opera che reinterpreta il simbolo del distacco del genere umano dalla Natura per rappresentare, come spiega l'artista stesso, “l'entrata in una nuova Era nella quale mondo artificiale e mondo naturale si ricongiungono producendo un nuovo equilibrio planetario”. A cura di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, “La Mela Reintegrata” è composta da una struttura metallica a forma di mela di circa 8 metri di altezza per 8 di diametro con sulla sommità la riproduzione di un morso che, grazie a una cucitura, viene ricollocato al suo posto restituendo alla mela la sua integrità.

Fino al 18 maggio gli Apprendisti Ciceroni©, studenti formati dal FAI, hanno potuto spiegare, gratuitamente, ai passanti il significato dell'opera che è rimasta in Piazza del Duomo per tutta la durata di Expo. Poi, “La Mela Reintegrata” è stata collocata nel Parco Sempione temporaneamente, ma troverà la sua sede definitiva a fine febbraio in Piazza Duca d'Aosta, davanti alla Stazione Centrale, come dono permanente dell'artista alla città di Milano. Alcuni Apprendisti Ciceroni© in Piazza del Duomo, Milano.

"Il Terzo Paradiso" di Michelangelo Pistoletto, edito da Marsilio

La pubblicazione raccoglie ricerche e studi che, partendo dai due cerchi del simbolo matematico dell'infinito , attraverso l'arte, approdano a una nuova formulazione ideale: «I due cerchi opposti significano natura e artificio», spiega Pistoletto, a cui si deve aggiungere “l'anello centrale” cioè «la congiunzione dei due opposti, il grembo della rinascita».

Registrati alla newsletter
Accedi alle informazioni per te più interessanti, a quelle inerenti i luoghi più vicini e gli eventi organizzati
Tutto questo non sarebbe possibile senza di te
Tutto questo non sarebbe possibile senza di te