Intervista al restauratore che ha riportato allo splendore il “Cielo di San Nicola”

Intervista al restauratore che ha riportato allo splendore il “Cielo di San Nicola”

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Intervista al restauratore che ha riportato allo splendore il “Cielo di San Nicola”
Dal territorio

18 gennaio 2024

Il restauratore Tiziano Villa ci racconta come il “cielo dipinto” nella Basilica di San Nicola ad Almenno San Salvatore (BG) ci consenta di fare un salto indietro nel tempo, agli inizi del Cinquecento, per ammirare finalmente la “freschezza” delle 1.500 formelle che decorano il soffitto, un’opera unica nel suo genere.
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Lei conosce bene la Basilica di San Nicola: ci racconta come mai? Quali restauri aveva eseguito e con che tipo di opere si era trovato a che fare? Sapeva che era un luogo del Cuore votato nel 2016 e bisognoso di recupero?

La Chiesa di Santa Maria della Consolazione, detta di San Nicola, prima ancora che il FAI aiutasse la sua rinascita è sicuramente stata Luogo del Cuore per me e la mia famiglia, da ormai due decenni impegnata nella sua salvaguardia e restauro. Fin dal lontano 2004 la nostra bottega di restauro, condivisa dapprima con mio padre e ora diretta da me, ha collaborato con la proprietà e il Comitato parrocchiale di San Nicola al fine di realizzare una campagna di restauro, risultata proficua sia sul piano professionale sia sul piano umano. La collaborazione tra i vari enti e l’arrivo del FAI [Grazie al voto di 29.735 persone durante il Censimento del 2016, il luogo ha ricevuto un contributo di 30.000 euro da FAI e Intesa Sanpaolo. N.d.R.] ha permesso di rilanciare i lavori anche dopo l’interruzione causata dall’epidemia di Covid; proprio in quel frangente di lockdown planetario tutto il gruppo coinvolto ha creduto fermamente nel progetto di messa in sicurezza e restauro del soffitto dipinto, iniziato nell’agosto del 2021 e ora in fase di conclusione.
Precedentemente si era intervenuto al restauro dei dipinti murali, degli stucchi e delle tele della zona absidale (anno 2004), delle pareti e cappelle laterali affrescate (anno 2009). Il lavoro attualmente in corso d’opera sul soffitto ligneo e le formelle in cotto decorato si è reso necessario a causa di pericolosi crolli di porzioni dipinte che rendevano inagibile la Chiesa; l’attenta campagna di messa in sicurezza effettuata con piattaforma aerea (anno 2019) ha permesso inoltre di analizzare l’effettivo stato di degrado degli intonaci dipinti e della struttura lignea portante. Tale attento studio e ulteriori sistemi di rilievo 3D dell’edificio hanno consentito, attraverso la collaborazione con lo studio di architettura guidato dall’Architetto Luca Scaburri, di elaborare un progetto di restauro che riguardasse sia il soffitto sia le pareti e gli archi della navata.

Quali sono le particolarità che l’hanno colpita maggiormente di questo “cielo dipinto” rinascimentale?

Innanzitutto, la tecnica di realizzazione e i vari materiali che lo compongono: il soffitto è sorretto da una struttura lignea (travi terzere e travetti) dipinta a calce con motivi a finto fogliame; lo spazio tra i travetti è decorato con tavelle – tavolette spesso impiegate nei soffitti – in cotto su cui è stata stesa una preparazione in malta dipinta a fresco, raffigurante riquadri con motivi geometrici, floreali, figurativi. Non si può dimenticare inoltre la decorazione pittorica coeva al soffitto, che arricchisce le pareti e gli archi, celata da stratificazioni di calce bianca e ora riportata alla luce con il recente restauro.

La particolarità che ha colpito me e tutti i frequentatori delle impalcature, fortunati visitatori che hanno potuto vedere da vicino e toccare con mano questa opera unica nel suo genere, è la “freschezza” delle decorazioni mai restaurate in cinque secoli di storia, ma anche l’assoluta urgenza di intervenire, per il gravissimo stato di conservazione in cui versavano, sia gli intonaci dipinti sia la struttura lignea.

Per gli appassionati come me si possono citare numerose finezze di realizzazione: differenti tecniche pittoriche, ripensamenti, errori e correzioni e soprattutto le diverse “mani” che hanno realizzato le decorazioni, sicuramente opera di uno o più pittori di livello e di qualche aiutante di bottega artisticamente meno dotato. Ma sicuramente il “cielo dipinto” di San Nicola e gli archi decorati ormai restaurati ci consentono di fare un salto indietro nel tempo, agli inizi del 1500: sicuramente un’esperienza unica e rara abbinata a una Chiesa “congelata” nel tempo e giunta fino a noi con un fascino maggiore grazie all’antico convento e ai vigneti circostanti.

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Cosa avete scoperto? Quali tecniche di restauro avete messo in campo durante i lavori?

Contrariamente a quanto ci aspettassimo, ci sono state numerose scoperte di alto valore storico. Grazie alla visione ravvicinata del soffitto e delle decorazioni dipinte sugli archi, prima nascoste, sono emersi particolari che andranno studiati e approfonditi. La scoperta della data 1502 dipinta sulla trave ha confermato le ipotesi documentali sulla realizzazione della Chiesa, mentre le formelle dipinte sul soffitto hanno evidenziato ben due ritratti, gli unici presenti sull’intero soffitto, uno dei quali potrebbe essere l’artista stesso.

Le scoperte di maggior interesse hanno riguardato gli archi; la rimozione degli scialbi bianchi ha portato alla luce una grande scritta “Fra Isidorus” dipinta in prossimità di uno dei ritratti e una simbologia riconducibile all’antico ordine degli architetti/capomastri, composta da una squadra e un compasso. Il gravissimo stato di conservazione degli intonaci dipinti e della struttura lignea ha portato alla scelta di un intervento conservativo mirato alla messa in sicurezza del bene, escludendo ricostruzioni formali delle porzioni dipinte ormai perdute; gravissimi danni causati dalle infiltrazioni umide provenienti dalla copertura, oggi risolte, avevano disgregato gli intonaci rendendoli farinosi e privi di legante. Le conseguenze di tale degrado sono state la polverizzazione e il distacco degli intonaci dalle tavelle in cotto esteso sull’80% della superficie dipinta, oltre al sollevamento del film pittorico; si riscontravano moltissime cadute e perdite di porzioni dipinte anche a causa di un passato intervento di sistemazione della copertura soprastante.

Le tecniche di intervento si sono basate su protocolli ben collaudati e su materiali compatibili con gli originali intonaci cinquecenteschi; la fase delicatissima di consolidamento e riadesione degli intonaci alle tavelle in cotto ha richiesto numerosi mesi e solamente un controllo ripetuto da vari operatori altamente specializzati in tempi successivi ha permesso di non tralasciare nessun punto debole sulla superficie. Altro punto dolente è risultato il degrado ligneo della struttura portante. L’ingegnere Francesco Parolari, una vera autorità in materia, ha elaborato un accurato studio dello stato di conservazione e un progetto di consolidamento statico che ha richiesto il rinforzo di alcune travi e mensole attraverso l’inserimento di barre in acciaio inox opportunamente mascherate per evitare un impatto visivo. Purtroppo un massiccio attacco di insetti xilofagi aveva causato un degrado e una polverizzazione degli strati esterni delle travi/travetti presenti; si rilevano mancanze di porzioni lignee che intaccano fino a un terzo del diametro di sezione delle travi. Fortunatamente un intervento eseguito negli anni Ottanta aveva scaricato dal peso dei coppi la copertura antica realizzando una copertura sopraelevata.

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Quali sono i prossimi passi per il recupero dell’intero complesso?

A breve concluderemo l’intervento di restauro dell’ultima campata della navata centrale, mettendo in sicurezza e valorizzando l’intero soffitto. Le decorazioni riportate in luce sugli archi evidenziano il semplice, ma ricco impianto decorativo della Chiesa, oggi ancora celato sulle pareti dalle stratificazioni pittoriche a calce bianca. Il Comitato di San Nicola si impegnerà come ha sempre fatto alla fruizione del bene attraverso visite guidate e aperture al pubblico, inoltre continuerà la raccolta fondi necessari al futuro proseguimento dei lavori di restauro; le opere in programma coinvolgeranno un consolidamento statico dell’edificio e il restauro dell’apparato decorativo della navata e degli altari, particolarmente degradati e a rischio di caduta.

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