Presentato l'accordo per il restauro, la valorizzazione e la gestione di Palazzo Moroni a Bergamo

Presentato l'accordo per il restauro, la valorizzazione e la gestione di Palazzo Moroni a Bergamo

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Presentato l'accordo per il restauro, la valorizzazione e la gestione di Palazzo Moroni a Bergamo
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04 dicembre 2019

Il 4 dicembre 2019 è stata presentata l'intesa stipulata tra FAI - Fondo Ambiente Italiano e Fondazione Moroni per la valorizzazione dello splendido palazzo bergamasco, che nel 2020 diventerà il sessantacinquesimo Bene FAI.

Sono intervenuti Lucrezia Moroni, Presidente Fondazione Museo di Palazzo Moroni, Andrea Carandini, Presidente FAI, Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo, Stefano Bruno Galli, Assessore all'Autonomia e Cultura Regione Lombardia, Francesca Furst, Segretario Regionale MiBACT Lombardia e Piemonte, Marco Magnifico, Vicepresidente Esecutivo FAI.

Nel marzo 2009 il Conte Antonio Moroni, a pochi giorni dalla sua scomparsa e con un atto di civile e lungimirante attenzione per il patrimonio storico-culturale della sua città, decideva di conferire l’amato Palazzo di Via Porta Dipinta 12 – insieme al giardino, le collezioni e le sue pertinenze – alla Fondazione Museo di Palazzo Moroni con l’auspicio, animato da autentico mecenatismo, che questo storico edificio lombardo, da secoli dimora della sua famiglia, potesse essere destinato alla collettività.

Affidato al FAI uno degli edifici più importanti di Bergamo

A 10 anni di distanza, il FAI - Fondo Ambiente Italiano e la Fondazione Museo di Palazzo Moroni perpetuano e corroborano quella volontà per decisione della figlia Lucrezia Moroni e del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Moroni da lei presieduto, e firmano un innovativo e articolato accordo che affida il Bene al FAI, per rendere fruibile a un pubblico sempre più vasto uno dei più importanti e rappresentativi edifici della città, celebre per il suo grandioso scalone, la ricchezza degli affreschi di Giacomo Barbelli – realizzati tra il 1649 e il 1654 –, la varietà delle sale e la ricercatezza della Collezione Moroni, nella quale spicca il celeberrimo dipinto di Giovanni Battista Moroni Il cavaliere in rosa (1560). Grazie a questa intesa, maturata tra le due fondazioni private in una piena comunione di intenti e in assoluta armonia con le rispettive missioni, lo splendido e ricco edificio del Seicento che domina Bergamo Alta diventerà nel 2020 il sessantacinquesimo Bene FAI, il primo palazzo aristocratico urbano a impreziosire la collana di Beni tutelati e gestiti dalla Fondazione. Completa la straordinaria importanza del complesso il suo inscindibile, imponente giardino-ortaglia: circa due ettari di suggestivo, insolito e intatto brano di campagna lombarda con vigne e terrazze a frutteto, che occupa un decimo di Bergamo Alta, uno dei più bei centri storici italiani.

Il Palazzo verrà auspicabilmente aperto al pubblico dopo i primi indispensabili restauri nell’autunno 2020 e non oltre la primavera 2021, ed eccezionalmente per le Giornate FAI di Primavera nel marzo 2020. Il totale restauro e l’adeguamento funzionale delle strutture e del giardino richiederanno poi risorse più ingenti e qualche anno di ulteriore lavoro che sarà eseguito a bene aperto al pubblico.

L'accordo tra FAI e Fondazione Moroni

Grazie a una modifica nello statuto di Fondazione Museo di Palazzo Moroni, il FAI entra in posizione di maggioranza nel Consiglio d’Amministrazione della Fondazione, il cui presidente rimane Lucrezia Moroni. Il Palazzo, le collezioni e le pertinenze vengono affidate in comodato al FAI, che progetterà, e reperirà i fondi per il restauro, l’adeguamento funzionale, la gestione e la valorizzazione del complesso al fine di aprirlo regolarmente al pubblico, garantendo gli stessi standard qualitativi di tutti i Beni del FAI.

Per consentire una gestione ottimale del Palazzo, il FAI acquista da Lucrezia Moroni alcune porzioni minori del Palazzo che non appartengono alla Fondazione Moroni, destinate a funzioni accessorie, in particolare l’appartamento del Cucinone al piano ammezzato e alcuni locali al pian terreno che saranno dedicati all’attività didattica. Vengono poi acquistati dal Fondo Ambiente Italiano gli arredi necessari a mantenere l’unitarietà della Collezione presso il Bene.

L’accordo prevede inoltre che anche il nucleo particolarmente importante costituito da 6 dipinti uniti da vincolo di collezione – tra cui Il cavaliere in rosa, uno dei più noti dipinti del Rinascimento italiano, e Ritratto di Isotta Brembati, entrambi di Giovanni Battista Moroni – rimanga nel Palazzo, nel pieno rispetto dell’assetto che fu concepito nella prima metà dell’Ottocento.

Alla Fondazione Moroni la valorizzazione dell'Archivio Storico

La Fondazione Museo di Palazzo Moroni sarà custode dell’importante Archivio Storico della famiglia Moroni che include documenti dalla prima metà del 1400 ai giorni nostri, e con il supporto del FAI continuerà a svolgere la sua funzione principale di salvaguardia e memoria della Famiglia Moroni.

Cenni storici

Palazzo Moroni si trova a Bergamo Alta, in via Porta Dipinta 12. È un tipico palazzo aristocratico lombardo del Seicento, da sempre appartenuto alla famiglia Moroni, che conserva eccezionalmente, oltre agli interni arredati e decorati con alcuni capolavori d’arte, l’impianto complessivo originario, comprendente un giardino e un’ortaglia di circa due ettari, rarissima in un contesto urbano e che oggi ha il valore di un vasto, insolito e suggestivo parco storico nel cuore della Città Alta.

La famiglia, e in particolare il ramo dei conti Moroni, nasce ad Albino in Val Seriana (13 km da Bergamo) all’inizio del Quattrocento e realizza la sua fortuna nel settore tessile, in particolare grazie alla coltivazione del gelso; l’albero compare infatti nello stemma di famiglia e il suo nome in dialetto bergamasco - murù - richiama il cognome Moroni.

L’edificio è costruito per volontà di Francesco Moroni (1606-?) in seguito al matrimonio nel 1631 con Lucrezia Roncalli; i lavori durano circa trent’anni, dal 1636 al 1666, e le più consistenti modifiche sono registrate dalla prima metà dell’Ottocento, come attestano i documenti del prezioso archivio conservato nel Palazzo e oggetto di tutela e studio da parte della Fondazione Museo di Palazzo Moroni.

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