18 luglio 2018
I dati snocciolati da ISPRA e SNPA sono sconfortanti, il rapporto giunto alla sua quinta edizione dipinge un quadro allarmante. Il consumo di suolo, seppure con un lieve calo, non demorde ma quel che è peggio sono i suoli migliori dal punto di vista qualitativo a finire sommersi dal cemento: le coste, le pianure fertili, i suoli agrari di alta qualità e persino le aree protette. Non sfuggono a questa aggressione neppure le aree a rischio: si continua a costruire anche nelle zone a rischio idrogeologico. Si aprono al cemento anche le aree colpite dal terremoto, mostrando un palese incapacità a modificare il rapporto con il territorio verso modelli più sostenibili.
Nelle ore dell’emergenza cadono i vincoli ma non avanza nessun nuovo modello di sviluppo. Anziché abbracciare una maggiore sostenibilità ambientale e prendersi cura dei territori violentemente feriti, si aggredisce quel che resta delle risorse naturali non rinnovabili, tra cui il suolo:.
La maglia nera delle trasformazioni del suolo 2017 va al Parco nazionale dei Monti Sibillini, con oltre 24 ettari di territorio consumato, seguito da quello del Gran Sasso e Monti della Laga, con altri 24 ettari di territorio impermeabilizzati, in gran parte dovuti a costruzioni e opere successive ai recenti fenomeni sismici del Centro Italia.
I territori a rischio non sono ancora messi in sicurezza e il cemento cresce anche nei Comuni a rischio di spopolamento:
• il 6% delle trasformazioni del 2017 si trova in aree a pericolosità da frana e oltre il 15% in quelle a pericolosità idraulica media
• 23 mila metri quadrati sono stati impermeabilizzati nei piccoli Comuni
Ma quali sono i costi che paghiamo per questo incurante e progressivo aumento del cemento? Secondo ISPRA si superano i 2 miliardi di euro all'anno per la perdita di capacità di stoccaggio di carbonio, di produzione agricola e legnosa e di servizi eco-sistemici dei territori,.
Da qui l’appello del Ministro ad agire immediatamente, perché lo “spreco” di suolo è “un costo sociale per il cittadino. Il paradigma ambientale – ha detto il Ministro Costa – va cambiato. L’ambiente deve essere al centro dell’attenzione” e parafrasando la domanda retorica “Se non ora quando?”, Costa ha chiuso con la battuta: “Se non ora…ieri!”, affermando così con forza lo stato di emergenza per la risorsa suolo e ricordando la necessità per il Paese di dotarsi al più presto di una legge nazionale capace di garantire la tutela di questa risorsa.