Stop al centro commerciale a ridosso del Castello del Catajo

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Stop al centro commerciale a ridosso del Castello del Catajo
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29 gennaio 2018

La Soprintendenza ha avviato il procedimento di vincolo indiretto sul Castello del Catajo per impedire la distruzione del suo contesto paesaggistico: l’obiettivo è salvare 40 ettari di suolo agricolo minacciati dalla costruzione di un centro commerciale a ridosso del bene culturale immerso nei Colli Euganei, in provincia di Padova. In via cautelare vige una temporanea immodificabilità degli immobili e dell’area su cui ricadrà la tutela.

Frutto di un lungo, molto discusso e già vecchio iter autorizzativo – che nasce come ipotesi di trasformazione urbanistica nel 1993 – il progetto è al centro di un accordo di programma approvato lo scorso novembre dal Comune di Due Carrare, su quale si sono manifestati malesseri da ogni parte: cittadini, associazioni di tutela ambientale nazionali e locali, imprenditori, associazioni di categoria (ASCOM, Confesercenti, ecc.) e comuni limitrofi come Montegrotto, Battaglia Terme, Arquà Petrarca.

La minaccia della cementificazione

“Uno degli esempi più preoccupanti di cementificazione di quanto rimane di originale e distintivo del nostro territorio – ha commentato Massimo Momolo, sindaco di Battaglia Terme dove si trova il Castello del Catajo - un intervento urbanistico sconvolgente che distruggerebbe per sempre lo scenario attuale, unico e originale, per trasformarlo in una banale e standardizzata architettura da periferia urbana, con vetro, cemento e asfalto.” La forza dell'intervento della Soprintendenza di adottare “misure prescrittive di tutela indiretta a favore del complesso immobiliare denominato Castello del Catajo”, bene visitato da oltre 40.000 persone nel corso del 2017, mette a dura prova la fattibilità dell’opera, la cui invasività dal punto di vista paesaggistico ha destato un diffuso e sentito allarme sul territorio.


Contesti da proteggere

La Soprintendenza ha la responsabilità di tutelare i presidi culturali che esprimono l’unicità e il valore culturale e identitario di un territorio, conservando oltre ai beni immobili e alle loro dirette pertinenze anche i caratteri peculiari della cornice ambientale entro la quale il bene in oggetto è collocato con particolare riferimento alla salvaguardia delle principali direttrici prospettiche e visuali dalle quali si apprezza il “rapporto di relazione” tra il bene oggetto di tutela e il contesto in cui si colloca. Vengono così prescritte, per esempio, le distanze, le misure e le altre norme dirette ad evitare che sia messa in pericolo l’integrità dei beni culturali immobili, ne sia danneggiata la prospettiva o la luce o ne siano alterate le condizioni di ambiente e decoro, con questo si intende anche la struttura e l’identità del disegno territoriale che funge da decoro storico al Castello, ovvero gli elementi sostanziali relativi all’organizzazione storica del paesaggio agrario quali filari di alberature, baulature, fossi, scoline e cavine esistenti. Tutti aspetti che sono tutelati dall’art.9 della Costituzione e che dovrebbero essere fondamento e potenzialità dello sviluppo turistico del territorio. È fondamentale ragionare in termini di contesti da salvaguardare e non solo di beni culturali isolati, perché i sistemi paesaggistici in cui sono inseriti ne sono parte integrante, influenzano direttamente la godibilità e le possibilità di crescita e sviluppo sociale ed economico del territorio.

Il sostegno del FAI

Quello intrapreso dal Soprintendente arch. Andrea Alberti è un percorso appena iniziato, che vede il pieno sostegno del FAI, per la forza con cui si afferma il valore del contesto e delle peculiarità paesaggistiche che restituiscono ai luoghi la loro unicità e permettono di mantenere viva l’eredità culturale, quale espressione del territorio stesso e potenziale per ogni sviluppo futuro.

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