Tivoli: addio alla riserva naturale di Monte Catillo

Tivoli: addio alla riserva naturale di Monte Catillo

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Tivoli: addio alla riserva naturale di Monte Catillo
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13 agosto 2021

Nella notte tra il 12 e il 13 agosto le fiamme hanno distrutto la riserva di Monte Catillo.

Il pensiero va a coloro che hanno perso la casa, a chi è in fuga, ma anche alla tanta fauna uccisa dal fuoco, al patrimonio forestale perso, alla CO2 sapientemente stoccata nelle foreste e ora dispersa a peggiorare il riscaldamento globale.

Eccoci al punto, il riscaldamento globale che sempre più, con i suoi fenomeni estremi connessi alla siccità prolungata, ai picchi record delle temperature e alle ondate di calore sempre più "africane" accentua le condizioni favorevoli per le stagioni di incendi estesi e inarrestabili. Il sud Europa come la California o la Siberia, è in fiamme, ma non è per noi italiani un fenomeno nuovo, ci affligge da tanti anni, ma mai come quest'anno è davvero legato a condizioni climatiche eccezionali, una per tutte il record europeo di temperatura massima di 48.8 gradi centigradi registrati in Sicilia a Siracusa.

Il riscaldamento globale crea le condizioni, però è la mano dell'uomo che scatena l'inferno, raramente è per autocombustione, a volte è incuria (il mozzicone di sigaretta gettato stupidamente tra la vegetazione secca, il falò scappato di mano, la pratica assurda di bruciare le stoppie in agosto), ma spesso si tratta di malviventi criminali che agiscono per vendetta o per chissà quale secondo fine (e alcuni per fortuna sono stati presi in flagranza di reato nell'atto di appiccare il fuoco). Ma è mano dell'uomo anche quando i soccorsi sono insufficienti, al di là dell'eroico impegno dei pompieri e dei volontari. È in gioco un patrimonio di vite umane, beni e natura, e questo succede ogni anno con intensità crescente ma ogni anno arriviamo sempre impreparati, sia nella prevenzione che nella soppressione.

Bene ha fatto il Governo a promettere ora un piano straordinario di emergenza e ben venga la proposta di inasprire le pene per chi appicca il fuoco.

Ma servono strutturalmente più mezzi antincendio adeguati, occorre rinforzare la flotta di canadair sovranazionale e soprattutto occorre ritornare al presidio e alla manutenzione del territorio, realizzando ad esempio linee tagliafuoco, ricolonizzare le aree abbandonate e formare le popolazioni alla prevenzione e al controllo.

Foto Massimo Percossi / ANSA

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