I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare
CAPO FETO

CAPO FETO

MAZARA DEL VALLO, TRAPANI

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CAPO FETO
Capo Feto, una palude costiera salmastra stagionale, è un sito di interesse comunitario e una delle zone umide individuate nella Provincia di Trapani; amministrativamente appartiene al comune di Mazara del Vallo. Il ministero dell'Ambiente nel luglio 2011 la riconosce anche zona umida tutelata ai sensi della Convenzione di Ramsar, insieme alle paludi di Margi Spanò (Petrosino) e alla limitrofa Riserva naturale integrale Lago Preola e Gorghi Tondi. L'area di Capo Feto, grazie alla sua posizione geografica, è di fondamentale importanza per i flussi migratori degli uccelli. Sin dalla seconda metà del Novecento sono stati documentati avvistamenti di rari uccelli di cui gli esemplari conservati ancora oggi all'interno del Museo Ornitologico comunale costituiscono la testimonianza. Tra le specie più rare di cui è attestata la presenza in zona vanno ricordati lo stercorario maggiore (Stercorarius skua), il cigno selvatico (Cygnus cygnus), la sula bassana (Morus bassanus), il corrione biondo (Cursorius cursor), il quattrocchi comune (Bucephala clangula), il fistione turco (Netta rufina) e l'edredone comune (Somateria mollissima). Ad oggi gli uccelli più numerosi sono le anatre selvatiche e, tra di esse, la volpoca (Tadorna tadorna) ha fatto registrare il maggior numero di esemplari nel dicembre del 2001 con 53 individui. Questo anatide è presente dappertutto nella zona ma tende a concentrarsi soprattutto nella "gorga del Lanternino" e nella "gorga di Nardu". Una specie che ha subito nel corso degli anni serie decimazioni da parte dei bracconieri è invece il fischione (Anas penelope): nei primi anni di istituzione dell'oasi furono registrati circa 300 esemplari ma adesso se ne verificano soltanto saltuarie apparizioni. Altre specie molto numerose sono l'alzavola (Anas crecca), osservabile soprattutto alla sera, e il mestolone comune (Anas clypeata) che è solito frequentare la palude nel periodo invernale e in particolar modo la parte orientale nei pressi della "gorga di Nardu". In numero leggermente ridotto si presenta invece il codone comune (Anas acuta). Altra famiglia di uccelli che è solita popolare le zone paludose è quella dei rallidi. Purtroppo lo scenario attuale è profondamente diverso da quello che era possibile osservare fino ai primi anni settanta quando la folaga (Fulica atra) era largamente diffusa nell'area e non era difficile osservare stormi di airone rosso (Ardea purpurea), di nitticora (Nycticorax nycticorax), di garzetta (Egretta garzetta) e di mignattaio (Plegadis falcinellus). Tra le specie che ancora oggi invece abbondano nella palude vengono annoverati il piviere dorato (Pluvialis apricaria) e la pavoncella (Vanellus vanellus). Particolarissima è anche la fauna esistente ed è luogo di importanti scoperte archeologiche. Come zona protetta, le norme non sono mai state rispettate, oggi è un luogo di discarica abusiva e posto conosciuto per lo più da chi pratica kitesurf, stranieri e mazaresi stessi e fa campeggio senza permessi e senza rispettare le norme. Il luogo d'interesse appartiene al comune di Mazara del Vallo, luogo mortificato e distrutto dalla presenza della mafia che attualmente non gestisce lo smaltimento dei rifiuti in città, facendo del luogo una discarica a cielo aperto in qualsiasi parte della costa e in città stessa dove l'estate la situazione è insostenibile.

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Capo Feto, una palude costiera salmastra stagionale, è un sito di interesse comunitario e una delle zone umide individuate nella Provincia di Trapani; amministrativamente appartiene al comune di Mazara del Vallo. Il ministero dell'Ambiente nel luglio 2011 la riconosce anche zona umida tutelata ai sensi della Convenzione di Ramsar, insieme alle paludi di Margi Spanò (Petrosino) e alla limitrofa Riserva naturale integrale Lago Preola e Gorghi Tondi. L'area di Capo Feto, grazie alla sua posizione geografica, è di fondamentale importanza per i flussi migratori degli uccelli. Sin dalla seconda metà del Novecento sono stati documentati avvistamenti di rari uccelli di cui gli esemplari conservati ancora oggi all'interno del Museo Ornitologico comunale costituiscono la testimonianza. Tra le specie più rare di cui è attestata la presenza in zona vanno ricordati lo stercorario maggiore (Stercorarius skua), il cigno selvatico (Cygnus cygnus), la sula bassana (Morus bassanus), il corrione biondo (Cursorius cursor), il quattrocchi comune (Bucephala clangula), il fistione turco (Netta rufina) e l'edredone comune (Somateria mollissima). Ad oggi gli uccelli più numerosi sono le anatre selvatiche e, tra di esse, la volpoca (Tadorna tadorna) ha fatto registrare il maggior numero di esemplari nel dicembre del 2001 con 53 individui. Questo anatide è presente dappertutto nella zona ma tende a concentrarsi soprattutto nella "gorga del Lanternino" e nella "gorga di Nardu". Una specie che ha subito nel corso degli anni serie decimazioni da parte dei bracconieri è invece il fischione (Anas penelope): nei primi anni di istituzione dell'oasi furono registrati circa 300 esemplari ma adesso se ne verificano soltanto saltuarie apparizioni. Altre specie molto numerose sono l'alzavola (Anas crecca), osservabile soprattutto alla sera, e il mestolone comune (Anas clypeata) che è solito frequentare la palude nel periodo invernale e in particolar modo la parte orientale nei pressi della "gorga di Nardu". In numero leggermente ridotto si presenta invece il codone comune (Anas acuta). Altra famiglia di uccelli che è solita popolare le zone paludose è quella dei rallidi. Purtroppo lo scenario attuale è profondamente diverso da quello che era possibile osservare fino ai primi anni settanta quando la folaga (Fulica atra) era largamente diffusa nell'area e non era difficile osservare stormi di airone rosso (Ardea purpurea), di nitticora (Nycticorax nycticorax), di garzetta (Egretta garzetta) e di mignattaio (Plegadis falcinellus). Tra le specie che ancora oggi invece abbondano nella palude vengono annoverati il piviere dorato (Pluvialis apricaria) e la pavoncella (Vanellus vanellus). Particolarissima è anche la fauna esistente ed è luogo di importanti scoperte archeologiche. Come zona protetta, le norme non sono mai state rispettate, oggi è un luogo di discarica abusiva e posto conosciuto per lo più da chi pratica kitesurf, stranieri e mazaresi stessi e fa campeggio senza permessi e senza rispettare le norme. Il luogo d'interesse appartiene al comune di Mazara del Vallo, luogo mortificato e distrutto dalla presenza della mafia che attualmente non gestisce lo smaltimento dei rifiuti in città, facendo del luogo una discarica a cielo aperto in qualsiasi parte della costa e in città stessa dove l'estate la situazione è insostenibile.
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