I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare
BORGO DI VERRES

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VERRES, AOSTA

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BORGO DI VERRES
Un borgo abitato da artigiani, mercanti, manovali, operai e contadini che lungo la linea del tempo si sono trasformati adattando il luogo ai cambiamenti evolutivi della società. Dalle popolazioni salasse che strenuamente si opposero alle legioni romane, alle funzioni di mansio lungo la strada consolare delle Gallie, alla città fortificata di epoca feudale e fino a centro di sviluppo industriale durante l’avvento della borghesia, Verrès è stato da sempre un luogo operoso caratterizzato da una vocazione commerciale sviluppata dal passaggio della Kramerthal, la rotta dei mercanti fra il Vallese e la pianura padana. Un borgo fisicamente diviso in due dal torrente Evançon, alla destra orografica il Martorey ed alla sinistra le Bourg, uniti sotto il patrono Sant Egidio nel nome della potente collegiata dominate sin dal 911.Un monastero, con scriptorium, biblioteca, seminario, guidato da un prevosto mitrato, che per secoli con i suoi 90 benefici che si estendevano da Vercelli alla Savoia fu più influente della diocesi di Aosta. Un complesso monumentale di pregio che conserva il gioiello valdostano di arte gotica rappresentato dalla cappella sepolcrale di Ibleto di Challant. Ad esercitare il potere temporale fu invece per tutta l’epoca feudale la famiglia Challant. Fu Ibleto a riceverne il feudo dall’amico il conte Verde Amedeo VI di Savoia, al quale si unì nella spedizione d’oriente del 1366. Ibleto, uomo intelligente ed aperto, trasferì nelle sue opere la lungimiranza e le esperienze acquisite. Il castello, un cubo perfetto di 30 metri di lato fatto edificare sulla rocca, ne è una testimonianza. Oltre alla sua innovativa forma, lo scalone ad archi rampanti autoportanti del cortile interno è tutt’ora oggetto di stupore. Nel 1424 il territorio venne elevato a contea in un periodo climatico definito “caldo”, fattore che incrementò lo sviluppo delle vie commerciali con un forte ampliamento del transito delle merci. Dalla “Place”, il cuore del paese, iniziava la Krämerthal e lì trovava sede nella torre daziaria il punto di riscossione delle gabelle, la piazza ospitava anche il mercato dove erano esposte merci esotiche provenienti dal porto di Venezia. Il clima mite medievale consentì inoltre la coltivazione di ulivi e vite che portarono alla produzione di olio di oliva e vino apprezzati anche dai Savoia e sicuramente da Napoleone durante la cena del 25 maggio 1800, la notte che il generale passò nelle stanze della collegiata affinando i piani di attacco del forte di Bard durante la seconda campagna d’Italia. La posizione di Verrès nella plaine, ove affluisce con forza l’acqua del torrente che nasce dai ghiacciai di uno fra i quattromila più alti d’Europa, ne ha favorito lo sviluppo con il conseguente richiamo di forza lavoro. Dapprima con lo sfruttamento della sola forza motrice poi per la produzione di energia idroelettrica, la potenza dell’acqua è stata determinante per la diffusione di laboratori ed officine artigianali che hanno fatto di Verrès un polo fin dai prodromi della rivoluzione industriale. Nel 1780 era in funzione un forno per la fusione del ferro ed alla fine dell’800 fu insediata una filatura di cotone di imponenti proporzioni che occupò fino a 1.200 dipendenti, detenendo per molti anni il primato della produzione del filato più fine d’Europa. Una popolazione eterogenea, per flussi migratori, che ha trovato come fattore aggregante fin dal 1948 il carnevale storico. Una festa popolare lunga quattro giorni che rievoca un episodio del 1450 quando, documentano i libri di storia, Catherine de Challant nel rispetto delle volontà paterne voleva essere contessa e, acclamata dal suo popolo, sfidò i potenti.

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Un borgo abitato da artigiani, mercanti, manovali, operai e contadini che lungo la linea del tempo si sono trasformati adattando il luogo ai cambiamenti evolutivi della società. Dalle popolazioni salasse che strenuamente si opposero alle legioni romane, alle funzioni di mansio lungo la strada consolare delle Gallie, alla città fortificata di epoca feudale e fino a centro di sviluppo industriale durante l’avvento della borghesia, Verrès è stato da sempre un luogo operoso caratterizzato da una vocazione commerciale sviluppata dal passaggio della Kramerthal, la rotta dei mercanti fra il Vallese e la pianura padana. Un borgo fisicamente diviso in due dal torrente Evançon, alla destra orografica il Martorey ed alla sinistra le Bourg, uniti sotto il patrono Sant Egidio nel nome della potente collegiata dominate sin dal 911.Un monastero, con scriptorium, biblioteca, seminario, guidato da un prevosto mitrato, che per secoli con i suoi 90 benefici che si estendevano da Vercelli alla Savoia fu più influente della diocesi di Aosta. Un complesso monumentale di pregio che conserva il gioiello valdostano di arte gotica rappresentato dalla cappella sepolcrale di Ibleto di Challant. Ad esercitare il potere temporale fu invece per tutta l’epoca feudale la famiglia Challant. Fu Ibleto a riceverne il feudo dall’amico il conte Verde Amedeo VI di Savoia, al quale si unì nella spedizione d’oriente del 1366. Ibleto, uomo intelligente ed aperto, trasferì nelle sue opere la lungimiranza e le esperienze acquisite. Il castello, un cubo perfetto di 30 metri di lato fatto edificare sulla rocca, ne è una testimonianza. Oltre alla sua innovativa forma, lo scalone ad archi rampanti autoportanti del cortile interno è tutt’ora oggetto di stupore. Nel 1424 il territorio venne elevato a contea in un periodo climatico definito “caldo”, fattore che incrementò lo sviluppo delle vie commerciali con un forte ampliamento del transito delle merci. Dalla “Place”, il cuore del paese, iniziava la Krämerthal e lì trovava sede nella torre daziaria il punto di riscossione delle gabelle, la piazza ospitava anche il mercato dove erano esposte merci esotiche provenienti dal porto di Venezia. Il clima mite medievale consentì inoltre la coltivazione di ulivi e vite che portarono alla produzione di olio di oliva e vino apprezzati anche dai Savoia e sicuramente da Napoleone durante la cena del 25 maggio 1800, la notte che il generale passò nelle stanze della collegiata affinando i piani di attacco del forte di Bard durante la seconda campagna d’Italia. La posizione di Verrès nella plaine, ove affluisce con forza l’acqua del torrente che nasce dai ghiacciai di uno fra i quattromila più alti d’Europa, ne ha favorito lo sviluppo con il conseguente richiamo di forza lavoro. Dapprima con lo sfruttamento della sola forza motrice poi per la produzione di energia idroelettrica, la potenza dell’acqua è stata determinante per la diffusione di laboratori ed officine artigianali che hanno fatto di Verrès un polo fin dai prodromi della rivoluzione industriale. Nel 1780 era in funzione un forno per la fusione del ferro ed alla fine dell’800 fu insediata una filatura di cotone di imponenti proporzioni che occupò fino a 1.200 dipendenti, detenendo per molti anni il primato della produzione del filato più fine d’Europa. Una popolazione eterogenea, per flussi migratori, che ha trovato come fattore aggregante fin dal 1948 il carnevale storico. Una festa popolare lunga quattro giorni che rievoca un episodio del 1450 quando, documentano i libri di storia, Catherine de Challant nel rispetto delle volontà paterne voleva essere contessa e, acclamata dal suo popolo, sfidò i potenti.
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