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CHIESA DELL' EX OSPEDALE PSICHIATRICO DI NOVARA

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NOVARA

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CHIESA DELL' EX OSPEDALE PSICHIATRICO DI NOVARA
Negli anni del grande internamento manicomiale di fine Ottocento nasce l’ospedale psichiatrico di Novara. È il 21 giugno 1875 quando viene ricoverato il primo paziente in questo spazio senza tempo in cui, una volta entrati, vi era il rischio di non uscirne mai più, dimenticati per sempre. Un luogo desolato in cui ogni possibilità di valorizzazione personale e sociale veniva cancellata. Segregazione, medicalizzazione ed esclusione dietro quelle assurde mura manicomiali che nascondevano una tragedia sociale consumata lontano dagli occhi del mondo. Letti di contenzione, celle di isolamento, camicie di forza, elettroshock punitivi. Certo, un clima di violenza e di sopraffazione; ma forse ciò che più colpiva all’interno del manicomio era il deserto affettivo che circondava il ricoverato, soffocandolo e condannandolo ad una lenta e inesorabile cronicizzazione. L’ospedale psichiatrico di Novara via via si ingrandì sino a raggiungere i 1500 degenti negli anni Sessanta. Grande quanto un paese, con la sua chiesa. E la chiesa, nel deserto affettivo del manicomio, era forse l’unico luogo in cui potessero vivere emozioni, ricordi, preghiere, speranze. Chiuso l’ospedale psichiatrico, la chiesa rimane in funzione sino a dieci anni fa, quando viene celebrata l’ultima messa con due sole persone: l’anziano cappellano e un giovane fedele, ospite di una comunità terapeutica nata dalla ristrutturazione del manicomio. Una storia documentata nel film Missaest del regista Vanni Vallino (visibile sul sito www.centrodocumentazionepsichiatria.org). Da allora la chiesa non è più adibita al culto ed il nostro progetto è di destinarla a spazio di formazione per il personale socio-sanitario e a centro di documentazione di psichiatria dove, con gli studenti delle scuole superiori, ricordare il manicomio, chiuso da anni ma sempre pronto a riaprire, il manicomio anche come metafora dell’esclusione: opportunità per riflettere sul fatto che ogni società si può misurare dal modo in cui organizza e vive il rapporto con l’altro (Foucault) e che è tanto più civile quanto più sa riconoscere e dar luogo alla follia che la abita (Basaglia).

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