L’edificio, originario del 1575, deve il suo aspetto alla ricostruzione avvenuta, tra 1738 e 1748, a opera dell’architetto lucchese Francesco Pini, allievo di Filippo Juvarra, il massimo artefice del barocco piemontese.
Si tratta di un unicum per la soluzione della facciata d’angolo che è posizionata sull’asse minore dell’ellisse che ne determina la pianta. L’interno gode di grande eleganza: la cupola, fonte di luce, rimane illusionisticamente “sospesa” grazie agli affreschi del pittore lucchese Bartolomeo de Santi e del figurinista Lorenzo Castellotti.
L’altare è formato da un basamento a tarsie marmoree sul quale si impostano le due statue in marmo, la Carità e la Purezza, che in origine incorniciavano la tela con l’Estasi di Santa Caterina di Pompeo Batoni che dà il nome alla chiesa (oggi conservata al Museo di Palazzo Mansi).
La parte superiore dell’edificio si apre in uno spazio comunicante con il sottotetto: le grate visibili sulle pareti avevano il compito di nascondere i volti delle suore in preghiera. La chiesa, infatti, si trovava annessa al convento femminile di Terziane domenicane.
Un tempo l’edificio era conosciuto come la “Chiesa delle Sigaraie” perché frequentata dalle operaie della vicina Manifattura Tabacchi.
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