I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare
CHIESETTA DEL DOSSO

CHIESETTA DEL DOSSO

USMATE VELATE, MONZA E DELLA BRIANZA

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CHIESETTA DEL DOSSO
Le prime informazioni del luogo risalgono ad un testamento del 1270, in cui il Beato Conte de Caxate, lascia ai nipoti: il possedimento che ho al dosso del prete, che in parte appartenne a mio padre ed in parte venne acquistato. La denominazione del prete ci fa intendere che il luogo fosse, fin d'allora legato ad un edificio religioso. Nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani di Goffredo da Bussero, la chiesa del Dosso di Velate è così indicata: In Plebe Massalia ad Dossum Presbiteri ubi dicitur Soreram, Ecclesia Sancti Iacobi Zebedei. Un dizionario dei luoghi della Lombardia, che puntualmente inventaria la località, cerca di spiegare il termine Soreram, riportiamo: Sorera, forse dal verbo milanese sorà - rinfrescarsi, oppure da sor èra –sopra l'aia ? Nel Notizia Cleri Mediolanensis de anno 1398, che delinea uno stato della chiesa milanese alla fine del sec. XIV, annovera nelle pieve di Vimercate la capellanus dossi de prenede, che ha un reddito di 1 Lira imperiale, 2 soldi e 5 denari, e dunque per tale cespite viene tassata dal Fisco. A fronte, di un reddito di qualche rilievo e in linea con altre realtà della zona, ci fa supporre come tale chiesa avesse una sua importanza. Il Dozio nell'anno 1855, nel citare la fonte del catasto fiscale, aggiunge nelle spiegazione, relative all'identificazione della chiesa; forse de prevedo, cioè al dosso del prete. A completamento, delle sue note ci dice che non sa collocare la chiesa, ma che la stessa è citata negli atti delle visite pastorali come Ecclesia S. Iacobi ubi dicitur al Dosso . L'edificio religiosa potrebbe essere identificato, con l'oratorio, posto nelle vicinanze del pozzo in cui fu ritrovata la monaca Benedetta Omati, di manzoniana memoria. Dagli atti relativi al processo, intentato contro Gian Paolo Osio, per la nota vicenda della monaca di Monza, estrapoliamo queste indicazioni sulla chiesa. E' il 14 Dicembre il notaio Francino in compagnia del vicario criminale Gerolamo Saracino, che conduce l'indagine, raggiunge Velate per un sopralluogo al pozzo in cui è stata ritrovata Suor Benedetta. Questa è la sua descrizione del luogo ……un pozzo senz'acqua profondo trenta braccia….. Questo pozzo dista un tiro d'archibugio da Velate e quindici passi circa, da una cappella che si trova in un luogo sopraelevato…... Lo stesso giorno il teste Pietro Paolo Alberico ancora sulla chiesa …doppo che fu detta la messa, nella chiesa fuori di questa terra verso Monza, et è quella la su ( e mostra la cappella di cui si è detto) ( ostendens oratorium superius descriptum )… . Queste descrizioni possano identificare con buona approssimazione il Dosso di Velate e la sua cappella. Documentata nel catasto Teresiano del 1721. Si ricava che la capelletta dedicata a San Giacomo è di proprietà privata, tale possesso a distanza di 450 anni, dalla prima documentazione, è ancora nelle mani degli Heredi di Ambrogio de Casate, dunque lontani discendenti del Beato Conte del 1270. Nel 1838, il cardinale Carlo Gaetano Gaisruck, chiedeva l'intervento delle autorità austriache, che governavano la Lombardia in quegli anni, per sanare, una situazione intollerabile. Sul terreno, di proprietà del nobile sig. Francesco Croce, su cui insisteva il muricciolo con una rappresentazione della Vergine, grazie alla raccolta di offerte, dei fedeli che qui accorrevano, era stato possibile nel 1822, erigere un piccolo oratorio, con l'assenso del proprietario del terreno, ma senza alcun benestare dell'Autorità. Il cardinale, era ora venuto a conoscenza di tale circostanza, quando il sig. Croce aveva richiesto il permesso, per celebrare la santa Messa. Le osservazioni negative del prelato segnalavano inoltre, questa la sua istanza, Ora nel decorso di tanti anni crebbe in tanta forma quel luogo da raccogliersi nell'oratorio ogni anno una discreta somma di elemosine che ignoro da chi siano amministrate e quello che più importa per la pubblica morale è frequentato in ogni ora, anche di not

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Le prime informazioni del luogo risalgono ad un testamento del 1270, in cui il Beato Conte de Caxate, lascia ai nipoti: il possedimento che ho al dosso del prete, che in parte appartenne a mio padre ed in parte venne acquistato. La denominazione del prete ci fa intendere che il luogo fosse, fin d'allora legato ad un edificio religioso. Nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani di Goffredo da Bussero, la chiesa del Dosso di Velate è così indicata: In Plebe Massalia ad Dossum Presbiteri ubi dicitur Soreram, Ecclesia Sancti Iacobi Zebedei. Un dizionario dei luoghi della Lombardia, che puntualmente inventaria la località, cerca di spiegare il termine Soreram, riportiamo: Sorera, forse dal verbo milanese sorà - rinfrescarsi, oppure da sor èra –sopra l'aia ? Nel Notizia Cleri Mediolanensis de anno 1398, che delinea uno stato della chiesa milanese alla fine del sec. XIV, annovera nelle pieve di Vimercate la capellanus dossi de prenede, che ha un reddito di 1 Lira imperiale, 2 soldi e 5 denari, e dunque per tale cespite viene tassata dal Fisco. A fronte, di un reddito di qualche rilievo e in linea con altre realtà della zona, ci fa supporre come tale chiesa avesse una sua importanza. Il Dozio nell'anno 1855, nel citare la fonte del catasto fiscale, aggiunge nelle spiegazione, relative all'identificazione della chiesa; forse de prevedo, cioè al dosso del prete. A completamento, delle sue note ci dice che non sa collocare la chiesa, ma che la stessa è citata negli atti delle visite pastorali come Ecclesia S. Iacobi ubi dicitur al Dosso . L'edificio religiosa potrebbe essere identificato, con l'oratorio, posto nelle vicinanze del pozzo in cui fu ritrovata la monaca Benedetta Omati, di manzoniana memoria. Dagli atti relativi al processo, intentato contro Gian Paolo Osio, per la nota vicenda della monaca di Monza, estrapoliamo queste indicazioni sulla chiesa. E' il 14 Dicembre il notaio Francino in compagnia del vicario criminale Gerolamo Saracino, che conduce l'indagine, raggiunge Velate per un sopralluogo al pozzo in cui è stata ritrovata Suor Benedetta. Questa è la sua descrizione del luogo ……un pozzo senz'acqua profondo trenta braccia….. Questo pozzo dista un tiro d'archibugio da Velate e quindici passi circa, da una cappella che si trova in un luogo sopraelevato…... Lo stesso giorno il teste Pietro Paolo Alberico ancora sulla chiesa …doppo che fu detta la messa, nella chiesa fuori di questa terra verso Monza, et è quella la su ( e mostra la cappella di cui si è detto) ( ostendens oratorium superius descriptum )… . Queste descrizioni possano identificare con buona approssimazione il Dosso di Velate e la sua cappella. Documentata nel catasto Teresiano del 1721. Si ricava che la capelletta dedicata a San Giacomo è di proprietà privata, tale possesso a distanza di 450 anni, dalla prima documentazione, è ancora nelle mani degli Heredi di Ambrogio de Casate, dunque lontani discendenti del Beato Conte del 1270. Nel 1838, il cardinale Carlo Gaetano Gaisruck, chiedeva l'intervento delle autorità austriache, che governavano la Lombardia in quegli anni, per sanare, una situazione intollerabile. Sul terreno, di proprietà del nobile sig. Francesco Croce, su cui insisteva il muricciolo con una rappresentazione della Vergine, grazie alla raccolta di offerte, dei fedeli che qui accorrevano, era stato possibile nel 1822, erigere un piccolo oratorio, con l'assenso del proprietario del terreno, ma senza alcun benestare dell'Autorità. Il cardinale, era ora venuto a conoscenza di tale circostanza, quando il sig. Croce aveva richiesto il permesso, per celebrare la santa Messa. Le osservazioni negative del prelato segnalavano inoltre, questa la sua istanza, Ora nel decorso di tanti anni crebbe in tanta forma quel luogo da raccogliersi nell'oratorio ogni anno una discreta somma di elemosine che ignoro da chi siano amministrate e quello che più importa per la pubblica morale è frequentato in ogni ora, anche di not
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