Questa cripta, ricavata all’interno di una grotta nella città di Otranto, risale probabilmente all’XI-XII secolo, epoca di fioritura del monachesimo italo-greco nella zona. Le sue origini vanno ricercate nelle migrazioni dei religiosi bizantini fuggiti alle scorrerie saracene o alle persecuzioni iconoclaste dell’Imperatore d’Oriente Leone III Isaurico, iniziate già nel VII sec. Arrivati in Puglia i monaci cominciarono a trasformare grotte e ipogei in luoghi di culto, semplici e nascosti. La Cripta del Padre Eterno è uno di questi esempi. Nel ‘400 la cripta fu affidata ai Domenicani e venne affrescata con le raffigurazioni della Vergine col Bambino, di alcuni Santi e del Padre Eterno, da cui prende il nome. La struttura dell’aula, a croce greca, conferma che la grotta veniva utilizzata per le funzioni: un sedile in pietra di fronte all’altare consentiva ai fedeli di sedersi in preghiera. Dopo il ‘600 il luogo fu abbandonato e utilizzato come magazzino fino al 1967, quando la zona fu lottizzata per costruirvi delle abitazioni. La cripta venne così inglobata all’interno di un condominio, che tuttora ne detiene la proprietà. Versa inoltre in un pessimo stato di conservazione: gli arredi e alcuni affreschi sono stati staccati e trafugati negli anni ’50, l’ingresso è intralciato dalla vegetazione e la struttura presenta dei rischi di cedimenti. La cittadinanza ha espresso a gran voce la volontà che questo luogo, pressoché ignoto benché rappresenti un’importante testimonianza della storia locale, sia restaurato e restituito alla pubblica fruizione.