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EX CHIESA DI SAN LIBERTINO (CINE-TEATRO DAGLI ANNI 50')

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EX CHIESA DI SAN LIBERTINO (CINE-TEATRO DAGLI ANNI 50')
L’origine della chiesa in Sicilia, e quindi anche in Agrigento, è piuttosto oscura ed incerta. La tradizione vuole che sia apostolica e che sia stata persino onorata della presenza dell’apostolo Pietro e, su questa tradizione si fonda anche l’apostolicità della sede di Agrigento. Infatti sempre secondo la tradizione, San Pietro avrebbe voluto alla guida della comunità cristiana San Libertino, del quale purtroppo non conosciamo né l’anno né il luogo di nascita. Nella cattedrale della città si conserva oggi un quadro di Francesco Narbone che rappresenta San Pietro mentre consegna a San Libertino la pergamena che lo istituisce vescovo di Agrigento. San Libertino giunse ad Agrigento intorno all’anno 44, iniziò immediatamente la sua opera evangelizzatrice e a governare instancabilmente la piccola comunità costituitasi in città. Diede grande esempio di fede e di carità, lottò contro l’idolatria e cercò soprattutto di vivere in pace con tutti. Convertì molti agrigentini al cattolicesimo ed edificò la prima chiesa, forse Santa Maria dei Greci allora intitolata, dal primo vescovo agrigentino, alla Vergine Madre di Dio. Ma un giorno mentre predicava venne assalito dai suoi nemici, che lo lapidarono e infierirono crudelmente con la tortura, uccidendolo barbaramente. Si dice inoltre che sia stato martirizzato in quella altura dove è sorta la chiesa a lui dedicata, allora denominata Piano degli Zingari e che il suo corpo sia stato nascosto in un antro e non è stato più ritrovato, nonostante le ricerche. Fu lo stesso santo a volere ciò, sostiene un’altra tradizione. Infatti prima di morire, rivolgendosi ai suoi carnefici esclamò: “Gens iniqua, plebs rea, non videbis ossa mea”. Da questa circostanza si fa derivare la denominazione della porta e del quartiere denominato ancora oggi dagli agrigentini “Bibbirria”. La venerazione degli agrigentini per San Libertino è fiorita dopo la tragica morte del presule ed è stata viva a lungo. Ancora nel secolo XVI gli agrigentini sperarono in un suo miracoloso intervento per liberare la città dall’epidemia di peste. Scavarono con fervore nel Piano degli Zingari per trovare le ossa del Santo con la speranza che anche a loro, come era accaduto ai palermitani dopo il ritrovamento del corpo di Santa Rosalia, sarebbe stata concessa la protezione dal flagello, ma non rivennero nulla e così si accontentarono di edificare una cappelletta in onore di San Libertino. Era l’anno 1624, la chiesa si trovava presso quella parrocchiale di San Michele. Venne costruito anche un oratorio dedicato al Santo e sorse più tardi anche una congregazione segreta dei canonici e dei preti secolari nella chiesa di San Libertino. Ogni anno, il 3 novembre la città e la diocesi celebravano la festa di San Libertino con una solenne processione. All’interno della chiesa di grande importanza vi erano gli altari dedicati ad Ecce Homo e Maria Vergine del Rosario di cui oggi non esiste più alcuna testimonianza. Nel secolo scorso la chiesa di San libertino era l’unica fra le chiese della città ad avere un massiccio cancello ferreo alla porta principale e purtroppo anche di questa testimonianza non vi sono più tracce, la chiesa, a partire dagli anni 50' è stata utilizzata come cinema parrocchiale e, per tale scopo, è stato realizzato un corpo aggiunto che ha inglobato l'ingresso principale e la scala di accesso. Oggi appartiene a dei privati che stanno portando avanti un progetto di restauro per restituirla alla comunità agrigentina sotto forma di cine-teatro.

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L’origine della chiesa in Sicilia, e quindi anche in Agrigento, è piuttosto oscura ed incerta. La tradizione vuole che sia apostolica e che sia stata persino onorata della presenza dell’apostolo Pietro e, su questa tradizione si fonda anche l’apostolicità della sede di Agrigento. Infatti sempre secondo la tradizione, San Pietro avrebbe voluto alla guida della comunità cristiana San Libertino, del quale purtroppo non conosciamo né l’anno né il luogo di nascita. Nella cattedrale della città si conserva oggi un quadro di Francesco Narbone che rappresenta San Pietro mentre consegna a San Libertino la pergamena che lo istituisce vescovo di Agrigento. San Libertino giunse ad Agrigento intorno all’anno 44, iniziò immediatamente la sua opera evangelizzatrice e a governare instancabilmente la piccola comunità costituitasi in città. Diede grande esempio di fede e di carità, lottò contro l’idolatria e cercò soprattutto di vivere in pace con tutti. Convertì molti agrigentini al cattolicesimo ed edificò la prima chiesa, forse Santa Maria dei Greci allora intitolata, dal primo vescovo agrigentino, alla Vergine Madre di Dio. Ma un giorno mentre predicava venne assalito dai suoi nemici, che lo lapidarono e infierirono crudelmente con la tortura, uccidendolo barbaramente. Si dice inoltre che sia stato martirizzato in quella altura dove è sorta la chiesa a lui dedicata, allora denominata Piano degli Zingari e che il suo corpo sia stato nascosto in un antro e non è stato più ritrovato, nonostante le ricerche. Fu lo stesso santo a volere ciò, sostiene un’altra tradizione. Infatti prima di morire, rivolgendosi ai suoi carnefici esclamò: “Gens iniqua, plebs rea, non videbis ossa mea”. Da questa circostanza si fa derivare la denominazione della porta e del quartiere denominato ancora oggi dagli agrigentini “Bibbirria”. La venerazione degli agrigentini per San Libertino è fiorita dopo la tragica morte del presule ed è stata viva a lungo. Ancora nel secolo XVI gli agrigentini sperarono in un suo miracoloso intervento per liberare la città dall’epidemia di peste. Scavarono con fervore nel Piano degli Zingari per trovare le ossa del Santo con la speranza che anche a loro, come era accaduto ai palermitani dopo il ritrovamento del corpo di Santa Rosalia, sarebbe stata concessa la protezione dal flagello, ma non rivennero nulla e così si accontentarono di edificare una cappelletta in onore di San Libertino. Era l’anno 1624, la chiesa si trovava presso quella parrocchiale di San Michele. Venne costruito anche un oratorio dedicato al Santo e sorse più tardi anche una congregazione segreta dei canonici e dei preti secolari nella chiesa di San Libertino. Ogni anno, il 3 novembre la città e la diocesi celebravano la festa di San Libertino con una solenne processione. All’interno della chiesa di grande importanza vi erano gli altari dedicati ad Ecce Homo e Maria Vergine del Rosario di cui oggi non esiste più alcuna testimonianza. Nel secolo scorso la chiesa di San libertino era l’unica fra le chiese della città ad avere un massiccio cancello ferreo alla porta principale e purtroppo anche di questa testimonianza non vi sono più tracce, la chiesa, a partire dagli anni 50' è stata utilizzata come cinema parrocchiale e, per tale scopo, è stato realizzato un corpo aggiunto che ha inglobato l'ingresso principale e la scala di accesso. Oggi appartiene a dei privati che stanno portando avanti un progetto di restauro per restituirla alla comunità agrigentina sotto forma di cine-teatro.
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