I Luoghi del Cuore
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LA FERROVIA

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LA FERROVIA
Il 4 ottobre 1839 Il Re Ferdinando II di Borbone inaugurò la prima ferrovia italiana. Durante il discorso d'inaugurazione, Ferdinando II espose il suo progetto ferroviario. Il Sud doveva essere attraversato da due grandi dorsali ferroviarie; la prima doveva collegare Napoli a Brindisi e dalla città pugliese avrebbe dovuto raggiungere Pescara, Ancona e Bologna e, passando per Venezia, avrebbe quindi dovuto congiungersi con le ferrovie danubiane e renane. La seconda, partendo dalla Calabria e dalla Basilicata avrebbe dovuto raggiungere Roma per poi proseguire per Firenze, Genova e Torino. Sulla Gazzetta Piemontese del 30 marzo 1847 Ilarione Petitti di Roreto, esprimeva la sua ammirazione per il programma ferroviario avviato nel Regno delle Due Sicilie. Subito dopo l'unità d'Italia, il neo governo cominciò a voler creare le condizioni migliori per l'unificazione della nazione, volendo così creare le infrastrutture ferrate. La prima legge organica fu quella del 14 maggio 1865. Il nostro concittadino Carlo De Cesare, deputato alla Camera, nella tornata parlamentare dell'8 aprile 1864, domandò al governo di fare lo studio del prolungamento del tronco lungo le valli di Venosa ed Altamura insino a Gioia. Tale richiesta costituì un emendamento, accettato e approvato dal Ministero e dalla Camera e costituì il paragrafo e) della legge 14 maggio 1865 nr. 227915 esattamente 26 anni dopo l’inaugurazione della Napoli-Portici. Entrò così, nel vivo la discussione sulle nostre ferrovie Ponte Santa Venere (Rocchetta SAL)-Gioia e poi Barletta-Spinazzola negli anni 1870-80. L'Amministrazione Comunale di Spinazzola fu sempre attenta alla realizzazione di queste infrastrutture per i vantaggi e lo sviluppo che ne sarebbero derivati. Per la linea Barletta-Spinazzola nel 1874 si costituì un consorzio con i comuni di Minervino M., Canosa di P., Barletta ed Andria che poi se ne distaccò; per la linea Ponte Santa Venere-Gioia, invece, seguì con molta attenzione le diverse fasi del progetto che per il tronco di linea Palazzo S.G.-Gravina di P, ebbe grandi difficoltà, volendo il Governo accontentare le richieste fatte dai Comuni della Basilicata, Genzano di L. e Montepeloso (ora Irsina), e dal Comune di Spinazzola, ognuno dei quali, pretendeva che la ferrovia passasse vicino ai propri paesi. Le ferrovie, come sosteneva Carlo De Cesare, erano strumenti di civiltà, progresso economico e di giustizia sociale. L'assessore ff. da Sindaco, sig. Liuzzi Antonio, nella seduta del Consiglio Comunale di Spinazzola del 16 gennaio 1880 ebbe a dire: "le contrade le più abbandonate, i paesi i più incolti e barbari, come per incanto, si trasmutano in luoghi popolati, fertili e civili, non appena la locomotiva, vero rigeneratore del mondo, attraversandoli, fa loro sentire il fischio di civiltà". Vito Saraceno partecipò e concorse attivamente a determinare le decisioni con cui il Consiglio Comunale con delibere nr. 73 del 10/6/1883 e nr. 88bis del 1/9/1883 fece voti al Governo, perché fossero esaudite le aspirazioni della cittadinanza spinazzolese dirette a conseguire l'avvicinamento della ferrovia Ponte Santa Venere-Gioia al Comune di Spinazzola. Queste delibere furono inviate a Roma al Ministero dei Lavori Pubblici e alla Direzione Tecnica degli Studi in Altamura, nel prosieguo della seduta del 1/9/1883, il Consiglio elesse una commissione, allo scopo di seguire più attentamente gli studi, i progetti e le varianti del Ministero. Vennero eletti Saraceno Vito, Liuzzi Antonio, Ferrara Luigi e Spada Giovanni. l'Ufficio Tecnico Comunale venne incaricato l'ing. Beniamino Margiotta per redigere un progetto di variante ai due progetti governativi del tronco Palazzo SG. Gravina di P., inteso ad avvicinare la ferrovia a Spinazzola.

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Il 4 ottobre 1839 Il Re Ferdinando II di Borbone inaugurò la prima ferrovia italiana. Durante il discorso d'inaugurazione, Ferdinando II espose il suo progetto ferroviario. Il Sud doveva essere attraversato da due grandi dorsali ferroviarie; la prima doveva collegare Napoli a Brindisi e dalla città pugliese avrebbe dovuto raggiungere Pescara, Ancona e Bologna e, passando per Venezia, avrebbe quindi dovuto congiungersi con le ferrovie danubiane e renane. La seconda, partendo dalla Calabria e dalla Basilicata avrebbe dovuto raggiungere Roma per poi proseguire per Firenze, Genova e Torino. Sulla Gazzetta Piemontese del 30 marzo 1847 Ilarione Petitti di Roreto, esprimeva la sua ammirazione per il programma ferroviario avviato nel Regno delle Due Sicilie. Subito dopo l'unità d'Italia, il neo governo cominciò a voler creare le condizioni migliori per l'unificazione della nazione, volendo così creare le infrastrutture ferrate. La prima legge organica fu quella del 14 maggio 1865. Il nostro concittadino Carlo De Cesare, deputato alla Camera, nella tornata parlamentare dell'8 aprile 1864, domandò al governo di fare lo studio del prolungamento del tronco lungo le valli di Venosa ed Altamura insino a Gioia. Tale richiesta costituì un emendamento, accettato e approvato dal Ministero e dalla Camera e costituì il paragrafo e) della legge 14 maggio 1865 nr. 227915 esattamente 26 anni dopo l’inaugurazione della Napoli-Portici. Entrò così, nel vivo la discussione sulle nostre ferrovie Ponte Santa Venere (Rocchetta SAL)-Gioia e poi Barletta-Spinazzola negli anni 1870-80. L'Amministrazione Comunale di Spinazzola fu sempre attenta alla realizzazione di queste infrastrutture per i vantaggi e lo sviluppo che ne sarebbero derivati. Per la linea Barletta-Spinazzola nel 1874 si costituì un consorzio con i comuni di Minervino M., Canosa di P., Barletta ed Andria che poi se ne distaccò; per la linea Ponte Santa Venere-Gioia, invece, seguì con molta attenzione le diverse fasi del progetto che per il tronco di linea Palazzo S.G.-Gravina di P, ebbe grandi difficoltà, volendo il Governo accontentare le richieste fatte dai Comuni della Basilicata, Genzano di L. e Montepeloso (ora Irsina), e dal Comune di Spinazzola, ognuno dei quali, pretendeva che la ferrovia passasse vicino ai propri paesi. Le ferrovie, come sosteneva Carlo De Cesare, erano strumenti di civiltà, progresso economico e di giustizia sociale. L'assessore ff. da Sindaco, sig. Liuzzi Antonio, nella seduta del Consiglio Comunale di Spinazzola del 16 gennaio 1880 ebbe a dire: "le contrade le più abbandonate, i paesi i più incolti e barbari, come per incanto, si trasmutano in luoghi popolati, fertili e civili, non appena la locomotiva, vero rigeneratore del mondo, attraversandoli, fa loro sentire il fischio di civiltà". Vito Saraceno partecipò e concorse attivamente a determinare le decisioni con cui il Consiglio Comunale con delibere nr. 73 del 10/6/1883 e nr. 88bis del 1/9/1883 fece voti al Governo, perché fossero esaudite le aspirazioni della cittadinanza spinazzolese dirette a conseguire l'avvicinamento della ferrovia Ponte Santa Venere-Gioia al Comune di Spinazzola. Queste delibere furono inviate a Roma al Ministero dei Lavori Pubblici e alla Direzione Tecnica degli Studi in Altamura, nel prosieguo della seduta del 1/9/1883, il Consiglio elesse una commissione, allo scopo di seguire più attentamente gli studi, i progetti e le varianti del Ministero. Vennero eletti Saraceno Vito, Liuzzi Antonio, Ferrara Luigi e Spada Giovanni. l'Ufficio Tecnico Comunale venne incaricato l'ing. Beniamino Margiotta per redigere un progetto di variante ai due progetti governativi del tronco Palazzo SG. Gravina di P., inteso ad avvicinare la ferrovia a Spinazzola.
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