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OSPEDALE SAN GENNARO DEI POVERI

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OSPEDALE SAN GENNARO DEI POVERI
Nell’anno 1282 i monaci benedettini fondarono un convento alle pendici della collina di Capodimonte. Nel 1291 i frati promossero un ospedale crociato per i poveri, gestito dai Cavalieri Templari degli ospedali di Capua e di Sant’Eligio, che dal 1308 ebbe sede accanto vicino all’antica chiesa di San Gennaro extra moenia, in parte affidata alla confraternita laica dei nobili e artigiani di Napoli ma di proprietà dei benedettini. L’ospedale era chiamato Ospizio dei Poveri dei SS Pietro e Gennaro, le cui statue, opera di Cosimo Fanzago, erano esposte all’esterno. In seguito ad una disputa legale tra i monaci benedettini e la confraternita laica di San Gennaro, Papa Sisto V nel 1474 assegnò alla confraternita sia il convento che l’ospedale ospizio. Nel 1516 il San Gennaro dei Poveri accolse i malati di peste. Dal 1656 San Gennaro e San Pietro a Capodimonte venne nuovamente adibito a lazzaretto. Negli anni seguenti fu fatto ampliare dal vicerè don Pietro d’Aragona. Nel 1735 con Carlo III di Borbone l’ospizio venne designato come Real Ospedale di San Gennaro e San Pietro dei Poveri. Beneficiò di numerose elargizioni da parte dei nobili e in particolare della regina Maria Amalia di Sassonia. Dal 1752 i giovani indigenti d’ambo i sessi vennero trasferiti dal San Gennaro di Capodimonte al Real Albergo dei Poveri. Nel 1809 con il regio decreto di Gioacchino Murat del 12 novembre al San Gennaro di Capodimonte venivano accolti solo gli anziani poveri d’ambo i sessi, Dal 1862 fu direttore del Real Ospedale di San Gennaro dei Poveri il cavalier Pietro Pezzullo, commissario municipale agli Ospedali, Ospizi e Opere pie di Napoli. L’energico uomo confinò le suore oblate o laiche all’ultimo piano dell’edificio e apportò migliorie per garantire maggiori confort agli anziani, come gabinetti e nuovi dormitori, di cui affidò a loro stessi la pulizia. Sistemò il disordine amministrativo, riformò il vitto e stabilì che nell’istituto lavorassero non più di dieci impiegati, riducendo così drasticamente le spese. Regolò le rendite provenienti dalle partecipazioni ai cortei funebri che ammontavano a 72mila lire annue, come si evince dalla sua relazione del 1868 al Regio Municipio di Napoli. Il rigore del direttore non fu gradito a tutti, tanto che nel 1871 vi fu la rivolta delle oblate. Calmati gli animi, dieci di queste vennero allontanate e le rimanenti disperse negli altri convitti napoletani. Sempre secondo una relazione di Pezzullo le rendite salirono fino a 175mila lire nel 1871, e a 184.260 nel 1880. L’antica chiesa di San Gennaro e l’Ospizio furono restaurati più volte. L’ultimo intervento risale al 2008. Dopo la I guerra mondiale venne utilizzato per l’assistenza ai cranio-traumatizzati . Dopo il II conflitto mondiale, diventò uno dei più importanti poli ospedalieri napoletani, conosciuto come “Ospedale Gustavo Morvillo”. Nel 1956 al suo interno venne inaugurato il Pronto Soccorso Psichiatrico, seconda struttura specialistica nazionale dopo la Neurodeliri di Milano. Nel 1965 nell’Ospedale – che intanto aveva ripreso il nome originario di “San Gennaro dei Poveri” – venne istituito il Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche, con ben 3 Divisioni di Neurologia, un Reparto di Neurochirurgia, un Servizio di Neurofisiologia, uno di Neuroradiologia ed un Pronto Soccorso Psichiatrico, che si affiancavano agli altri reparti specialistici. Fino al 1978, anno della Legge 180, cosiddetta Basaglia, che riformava l’assistenza ospedaliera e territoriale per gli ammalati psichici, il San Gennaro fu centro di riferimento regionale per la neuro-psichiatria, proponendosi come unica alternativa ai vecchi manicomi. Nonostante i tagli alla Sanità che prevedono la progressiva eliminazioni, accorpamenti, trasferimenti e chiusura di numerosi reparti specialistici, lo storico ospedale rappresenta ancora oggi un polo sanitario di eccellenza e un presidio di legalità sul territorio.

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Nell’anno 1282 i monaci benedettini fondarono un convento alle pendici della collina di Capodimonte. Nel 1291 i frati promossero un ospedale crociato per i poveri, gestito dai Cavalieri Templari degli ospedali di Capua e di Sant’Eligio, che dal 1308 ebbe sede accanto vicino all’antica chiesa di San Gennaro extra moenia, in parte affidata alla confraternita laica dei nobili e artigiani di Napoli ma di proprietà dei benedettini. L’ospedale era chiamato Ospizio dei Poveri dei SS Pietro e Gennaro, le cui statue, opera di Cosimo Fanzago, erano esposte all’esterno. In seguito ad una disputa legale tra i monaci benedettini e la confraternita laica di San Gennaro, Papa Sisto V nel 1474 assegnò alla confraternita sia il convento che l’ospedale ospizio. Nel 1516 il San Gennaro dei Poveri accolse i malati di peste. Dal 1656 San Gennaro e San Pietro a Capodimonte venne nuovamente adibito a lazzaretto. Negli anni seguenti fu fatto ampliare dal vicerè don Pietro d’Aragona. Nel 1735 con Carlo III di Borbone l’ospizio venne designato come Real Ospedale di San Gennaro e San Pietro dei Poveri. Beneficiò di numerose elargizioni da parte dei nobili e in particolare della regina Maria Amalia di Sassonia. Dal 1752 i giovani indigenti d’ambo i sessi vennero trasferiti dal San Gennaro di Capodimonte al Real Albergo dei Poveri. Nel 1809 con il regio decreto di Gioacchino Murat del 12 novembre al San Gennaro di Capodimonte venivano accolti solo gli anziani poveri d’ambo i sessi, Dal 1862 fu direttore del Real Ospedale di San Gennaro dei Poveri il cavalier Pietro Pezzullo, commissario municipale agli Ospedali, Ospizi e Opere pie di Napoli. L’energico uomo confinò le suore oblate o laiche all’ultimo piano dell’edificio e apportò migliorie per garantire maggiori confort agli anziani, come gabinetti e nuovi dormitori, di cui affidò a loro stessi la pulizia. Sistemò il disordine amministrativo, riformò il vitto e stabilì che nell’istituto lavorassero non più di dieci impiegati, riducendo così drasticamente le spese. Regolò le rendite provenienti dalle partecipazioni ai cortei funebri che ammontavano a 72mila lire annue, come si evince dalla sua relazione del 1868 al Regio Municipio di Napoli. Il rigore del direttore non fu gradito a tutti, tanto che nel 1871 vi fu la rivolta delle oblate. Calmati gli animi, dieci di queste vennero allontanate e le rimanenti disperse negli altri convitti napoletani. Sempre secondo una relazione di Pezzullo le rendite salirono fino a 175mila lire nel 1871, e a 184.260 nel 1880. L’antica chiesa di San Gennaro e l’Ospizio furono restaurati più volte. L’ultimo intervento risale al 2008. Dopo la I guerra mondiale venne utilizzato per l’assistenza ai cranio-traumatizzati . Dopo il II conflitto mondiale, diventò uno dei più importanti poli ospedalieri napoletani, conosciuto come “Ospedale Gustavo Morvillo”. Nel 1956 al suo interno venne inaugurato il Pronto Soccorso Psichiatrico, seconda struttura specialistica nazionale dopo la Neurodeliri di Milano. Nel 1965 nell’Ospedale – che intanto aveva ripreso il nome originario di “San Gennaro dei Poveri” – venne istituito il Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche, con ben 3 Divisioni di Neurologia, un Reparto di Neurochirurgia, un Servizio di Neurofisiologia, uno di Neuroradiologia ed un Pronto Soccorso Psichiatrico, che si affiancavano agli altri reparti specialistici. Fino al 1978, anno della Legge 180, cosiddetta Basaglia, che riformava l’assistenza ospedaliera e territoriale per gli ammalati psichici, il San Gennaro fu centro di riferimento regionale per la neuro-psichiatria, proponendosi come unica alternativa ai vecchi manicomi. Nonostante i tagli alla Sanità che prevedono la progressiva eliminazioni, accorpamenti, trasferimenti e chiusura di numerosi reparti specialistici, lo storico ospedale rappresenta ancora oggi un polo sanitario di eccellenza e un presidio di legalità sul territorio.
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