I Luoghi del Cuore
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ROCCA DI CROVARA

ROCCA DI CROVARA

VETTO, REGGIO EMILIA

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ROCCA DI CROVARA
Immersi nella Val Tassaro, in un crocevia di natura e storia, sorgono i resti della rocca di Crovara. Situata sulla sommità di uno sperone di roccia costituito da arenaria grossolana, in posizione strategica di controllo sulla valle dell’Enza, si ergeva una struttura difensiva di vaste proporzioni, i cui iniziali proprietari furono i vescovi di Reggio. Il primo documento che nomina Crovara risale al 1188, anno in cui i consoli giurano fedeltà al comune di Reggio. A partire da questa stessa data le sorti della rocca si legarono in maniera indissolubile con quella della famiglia dei da Palude. Il primo feudatario di Crovara, Guido da Palude, morì in Terrasanta, combattendo negli scontri della Terza Crociata nel 1202. La storia più remota di questa famiglia, come quella di altre nobili schiatte che si affermeranno nei secoli successivi nella provincia reggiana, è avvolta nei fumi delle leggende. E se molto si deve ad Arduino da Palude, che fu uno dei principali vassalli della Contessa Matilde, il cui operato portò all’ascesa nobiliare della famiglia, meno di un secolo dopo Jacopino da Palude divenne famoso per essere il fautore del progressivo declino. Il suo legame col partito dei Ghibellini e il conseguente deterioramento delle sue ricchezze lo portarono ad azioni di brigantaggio a danno di chiunque transitasse per i suoi possedimenti, spingendo il Comune di Reggio Emilia a un drastico intervento. Il castello venne dunque stretto d’assedio una prima volta nell’anno 1267 dalle milizie del comunali, governate dal partito dei guelfi, con l'aiuto della città di Parma. La vittoria fu resa possibile grazie alle armi a disposizione, ma Jacopino da Palude, tutt’altro deciso ad arrendersi, rientrò in possesso di Crovara nel 1271 e riprese le azioni di brigantaggio. Ebbe inizio un periodo di assedi e distruzioni, forse non così invasive, che si protrasse fino al 1351. Dopo questa data le fortune della famiglia sembravano essere ormai in fase declinante; i da Palude continuarono ad essere conti di Crovara fino al 1799, ma sicuramente già da prima di questa data la rocca era cadente in più punti, tanto da giustificarne l’utilizzo da parte degli abitanti come cava di prestito per materiale da costruzione per le abitazioni rurali della zona. Crovara è situata al centro di un comparto territoriale di notevole interesse storico-culturale, caratterizzato dalla presenza di numerose testimonianze architettoniche risalenti al periodo tardo medievale. Del borgo antico si conserva il fabbricato rurale che oggi è adibito a centro visita/ostello e della chiesa di San Giorgio, edificata nelle forme attuali a partire dagli inizi del 1630. Ai nostri giorni la località di Crovara costituisce solamente una piccola frazione in comune di Vetto d’Enza, nella quale si trovano i ruderi del castello, la Chiesa ed un complesso rustico formato da canonica ed edificio rurale, completamente recuperati ad opera del comune. L’edificio religioso, dedicato a San Giorgio Martire, venne costruito nella posizione attuale probabilmente nel corso del Cinquecento, ma andò incontro ad un progressivo ed inarrestabile processo di degrado, tanto da essere chiuso al culto a causa dei cedimenti strutturali. Grazie ai contributi erogati dalla Provincia di Reggio Emilia e dal Comune di Vetto, è stato possibile intervenire per mettere in sicurezza l’edificio ecclesiastico, oltre a ricostruire e restaurare gli unici due fabbricati superstiti del borgo, che oggi ospitano una foresteria ed un centro visita dell’area SIC della Val Tassaro, fornendo al turista un supporto didattico di natura naturalistica ed etnologica, ma anche storica per facilitare la visita della fortificazione e la comprensione delle strutture visibili. Nel centro visita sono infatti esposti alcuni manufatti in pietra pertinenti all’antica struttura castellana, reimpiegati in tempi recenti nelle murature delle abitazioni del borgo e recuperati nel corso degli interventi di restauro ora ultimati.

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Immersi nella Val Tassaro, in un crocevia di natura e storia, sorgono i resti della rocca di Crovara. Situata sulla sommità di uno sperone di roccia costituito da arenaria grossolana, in posizione strategica di controllo sulla valle dell’Enza, si ergeva una struttura difensiva di vaste proporzioni, i cui iniziali proprietari furono i vescovi di Reggio. Il primo documento che nomina Crovara risale al 1188, anno in cui i consoli giurano fedeltà al comune di Reggio. A partire da questa stessa data le sorti della rocca si legarono in maniera indissolubile con quella della famiglia dei da Palude. Il primo feudatario di Crovara, Guido da Palude, morì in Terrasanta, combattendo negli scontri della Terza Crociata nel 1202. La storia più remota di questa famiglia, come quella di altre nobili schiatte che si affermeranno nei secoli successivi nella provincia reggiana, è avvolta nei fumi delle leggende. E se molto si deve ad Arduino da Palude, che fu uno dei principali vassalli della Contessa Matilde, il cui operato portò all’ascesa nobiliare della famiglia, meno di un secolo dopo Jacopino da Palude divenne famoso per essere il fautore del progressivo declino. Il suo legame col partito dei Ghibellini e il conseguente deterioramento delle sue ricchezze lo portarono ad azioni di brigantaggio a danno di chiunque transitasse per i suoi possedimenti, spingendo il Comune di Reggio Emilia a un drastico intervento. Il castello venne dunque stretto d’assedio una prima volta nell’anno 1267 dalle milizie del comunali, governate dal partito dei guelfi, con l'aiuto della città di Parma. La vittoria fu resa possibile grazie alle armi a disposizione, ma Jacopino da Palude, tutt’altro deciso ad arrendersi, rientrò in possesso di Crovara nel 1271 e riprese le azioni di brigantaggio. Ebbe inizio un periodo di assedi e distruzioni, forse non così invasive, che si protrasse fino al 1351. Dopo questa data le fortune della famiglia sembravano essere ormai in fase declinante; i da Palude continuarono ad essere conti di Crovara fino al 1799, ma sicuramente già da prima di questa data la rocca era cadente in più punti, tanto da giustificarne l’utilizzo da parte degli abitanti come cava di prestito per materiale da costruzione per le abitazioni rurali della zona. Crovara è situata al centro di un comparto territoriale di notevole interesse storico-culturale, caratterizzato dalla presenza di numerose testimonianze architettoniche risalenti al periodo tardo medievale. Del borgo antico si conserva il fabbricato rurale che oggi è adibito a centro visita/ostello e della chiesa di San Giorgio, edificata nelle forme attuali a partire dagli inizi del 1630. Ai nostri giorni la località di Crovara costituisce solamente una piccola frazione in comune di Vetto d’Enza, nella quale si trovano i ruderi del castello, la Chiesa ed un complesso rustico formato da canonica ed edificio rurale, completamente recuperati ad opera del comune. L’edificio religioso, dedicato a San Giorgio Martire, venne costruito nella posizione attuale probabilmente nel corso del Cinquecento, ma andò incontro ad un progressivo ed inarrestabile processo di degrado, tanto da essere chiuso al culto a causa dei cedimenti strutturali. Grazie ai contributi erogati dalla Provincia di Reggio Emilia e dal Comune di Vetto, è stato possibile intervenire per mettere in sicurezza l’edificio ecclesiastico, oltre a ricostruire e restaurare gli unici due fabbricati superstiti del borgo, che oggi ospitano una foresteria ed un centro visita dell’area SIC della Val Tassaro, fornendo al turista un supporto didattico di natura naturalistica ed etnologica, ma anche storica per facilitare la visita della fortificazione e la comprensione delle strutture visibili. Nel centro visita sono infatti esposti alcuni manufatti in pietra pertinenti all’antica struttura castellana, reimpiegati in tempi recenti nelle murature delle abitazioni del borgo e recuperati nel corso degli interventi di restauro ora ultimati.
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