Questa "torre rondonara", meglio nota a Canevara (MS) come la "Casa degli uccelli", è dettagliatamente descritta da Paolo Savi nella sua "Ornitologia Toscana" (1827). L'edificio è della metà del XVII secolo e si trova ancora come la descrisse il Savi, isolato, sopra una roccia sovrastante il torrente Frigido. Non ha in realtà un indirizzo e non è accessibile agli estranei. E' osservabile ad occhio nudo dal ponte storico di accesso al borgo e sono facilmente riconoscibili i circa 150 fori di accesso per i rondoni ricavati sulle tre pareti libere. La costruzione è di modesta altezza (due piani), su pianta quadrangolare di 4/5 m X 4/5 m. E' nello stato originario, senza superfetazioni. in buono stato. I proprietari hanno fatto un intervento di messa in sicurezza (2016-2017), con consolidamento della base e del tetto e sostituzione delle travi del primo piano. Particolarità architettoniche: intonaco originale di colore biancastro uniforme, con graffiti imitanti il contorno delle pietre angolari. Senza segni cromatici. Esempio ben conservato degli edifici che caratterizzavano Massa Picta. Comignolo originale o forse settecentesco. Camino rifatto posteriormente, "a porta aperta" con base, pilastri e architrave in marmo e con iscrizione "1860". La Torre "rondonara", testimoniata da circa 150 nidi artificiali per rondoni risalenti agli anni della costruzione. I nidi artificiali sono di fattura tipica del ‘600-’700, ottenuti disponendo a quinconce le pietre dei muri, rifinendo a calce i fori esterni di accesso per renderli di sezione cilindrica ma lasciando quadrangolari le aperture interne di controllo, chiuse con tappi sommariamente cubici, di legno.La torre è descritta dal celeberrimo geologo e zoologo Paolo Savi nel suo ORNITOLOGIA TOSCANA, Vol. I, 1827 che puntualizza la esclusiva destinazione d’uso, allora comune in Toscana ed altre regioni italiane, dove si costruivano "rondonare" (e passerère) per far nidificare i rondoni e prelevarne i pulli per uso alimentare. Savi cita però specifiche modalità sostenibili di sfruttamento, ben note per altre parti del Paese ma solo da lui documentate e puntualizzate. La nota di Savi è inoltre ripresa in modo dettagliato da McPerson nella sua "History of fowling" (1897). Lo stato di conservazione e le note descrittive dei sue Autori rendono unico questo edificio, che è particolarmente prezioso anche perché facilmente ripristinabile anche a livello funzionale, per reinsediare una colonia e realizzando un vero "monumento vivo" rappresentativo delle centinaia di rondonare sparse nel Centro Nord e purtroppo quasi ovunque in rovina. Questa torre condivide con una "colombaja a rondoni" il privilegio di essere le due uniche rondonare, ambedue ancora ben conservate, citate da illustri zoologi del XVIII secolo. L'altra si trova nel modenese ed è l'unica indicata in modo inequivocabile da Lazzaro Spallanzani (1797) fra le tante da lui utilizzate per studiare i rondoni dal vivo e lasciarci decine di pagine monografiche su di loro. Nei secoli successivi alla sua edificazione e durante il suo lungo utilizzo (pare fino al periodo tra le due Guerre), la torre “del Savi” è stata visibilmente imitata dai borghigiani che via via si sono insediati a Canevara, e che hanno inserito in molti edifici nidi artificiali di analoga fattura, in pareti di stanze, solai ed abbaini ma anche con alcuni casi di strutture più complesse, e parecchie di queste sopravvivono, anche nel campanile della chiesa, e al pari della torre del Savi sono facilmente individuabili da chi si posizioni sul ponte di accesso alla borgata e si guardi attorno.
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