Contemplazione e silenzio. Le parole del Pontefice e la riflessione di Andrea Carandini

Contemplazione e silenzio. Le parole del Pontefice e la riflessione di Andrea Carandini

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Contemplazione e silenzio. Le parole del Pontefice e la riflessione di Andrea Carandini
Focus

16 settembre 2020

In occasione dell'udienza in Vaticano con le Comunità “Laudato si’” di sabato 12 settembre, Papa Francesco ha rinnovato l’appello alla salvaguardia della nostra casa comune: la Terra.

«Oggi, la Natura che ci circonda non viene più ammirata, contemplata ma divorata. Siamo diventati voraci, dipendenti dal profitto e dai risultati subito e a tutti i costi. Lo sguardo sulla realtà è sempre più rapido, distratto, superficiale, mentre in poco tempo si bruciano le notizie e le foreste. Malati di consumo, ci si affanna per l’ultima App, ma non si sanno più i nomi dei vicini, tanto meno si sa più distinguere un albero da un altro [...]. E, ciò che è più grave – sottolinea il Santo Padre nell’udienza del 12 settembre – con questo stile di vita si perdono le radici, si smarrisce la gratitudine per quello che c’è e per chi ce l’ha dato [...]. Liberarsi dalla prigionia del cellulare per guardare negli occhi chi abbiamo accanto e il creato che ci è stato donato.» Per Papa Francesco «l’antidoto alle scelte frettolose, superficiali e inconcludenti» è la contemplazione: «Bisogna tornare a contemplare per non distrarci in mille cose inutili, occorre ritrovare il silenzio; perché il cuore non diventi infermo, serve fermarsi. Non è facile. Contemplare è regalarsi tempo per fare silenzio, per pregare, così che nell’anima ritorni l’armonia, l’equilibrio sano tra testa, cuore e mani; tra pensiero, sentimento e azione. Scopre la tenerezza dello sguardo di Dio e comprende di essere prezioso. Ognuno è importante agli occhi di Dio, ognuno può trasformare un po’ di mondo inquinato dalla voracità umana nella realtà buona voluta dal Creatore. Chi sa contemplare, infatti, non sta con le mani in mano, ma si dà da fare concretamente».

Papa Francesco, 12 settembre 2020

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Il Presidente Andrea Carandini propone una lettura dell’intervento del Santo Padre

Nella vita c’è il divorare e c’è il contemplare. Non si vive senza economia, ma con la sola economia spalanchiamo soltanto le fauci del mammifero predatore. La fretta è propria della mera produzione, ma solo la calma permette la contemplazione. Possiamo contemplare le opere della Natura e insieme le opere dell’Uomo: sono i due versanti di quel monte che è la cultura, esposto su un versante alla scienza e alla verità e sull’altro alla storia e al significato. Il demone del consumismo recide le radici della creazione/evoluzione e anche quelle delle civiltà.

Si perde la gratitudine per quanto nell’Universo è avvenuto prima di noi, per ciò che ha consentito la dolorosa e sublime coscienza umana e per le precedenti civiltà che hanno condotto alla nostra, nella quale amiamo identificarci nelle particolarità e nelle varietà almeno quanto ci piace perderci e unificarci nell’universalità globale.

Ignoriamo: il nome dei nostri vicini così come il nome degli alberi e degli ordini architettonici. Ignoriamo: cosa sono stati la Riforma protestante, l’Illuminismo, il Concilio Vaticano II e la Rivoluzione francese.

Dobbiamo dunque, oltre che correre, fermarci; oltre che comunicare, godere del silenzio. Quello stesso silenzio che vogliamo venga esperito a Recanati nell’Orto sul Colle dell’Infinito, quel lembo di terra che ispirò Leopardi, così come negli altri Beni dei FAI.

La vita è fatta di materia e di quell’impalpabile essenza che chiamiamo spirito, grazie al quale pagani o cristiani hanno attribuito a uno schiavo come a un imperatore una particola di Dio. Somigliamo insomma a un Dio mortale: sentiamo, ragioniamo e operiamo cercando di pervenire - tra i contrasti insanabili della vita - a quell’armonia tanto evidente nel cielo stellato come nell’Arte della fuga di Bach.

Il FAI aiuta gli Italiani a vivere al meglio il loro tempo libero, imbevendolo di contemplazione nell’unità culturale inscindibile di ambiente e di storia, al fine di crearci un più degno futuro, nel quale il globo venga rispettato e amato dalla storia e non più da essa spremuto come misero limone.

Andrea Carandini, Presidente FAI

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